Orazio Spoto, organizzatore della comunità di Instagramers Milano, ci ha illustrato le potenzialità nell'uso di Instagram per promuovere attività di marketing geolocalizzate, specialmente per le piccole e medie imprese.
Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistareOrazio Spoto, direttore di agenzia e organizzatore della comunità di Instagramers Milano.
Innanzitutto Orazio ci ha raccontato come è nata la community di Milano: quando Orazio ha scoperto che non c'era nessuno che se ne occupasse già, si è immediatamente proposto per il ruolo. Avendo già utilizzato Instagram per diversi mesi e conoscendone le potenzialità come strumento a metà tra la community e l'app fotografica, si è attivato per incentivarne l'utilizzo nella città di Milano. [video]
L'aspetto legato alla comunità è stato ulteriormente enfatizzato dall'uscita di Followgram: il fatto che Instagram abbia reso le API pubbliche ha portato alla creazione di diversi servizi che offrono funzionalità aggiuntive per appoggiarsi al web, rendendo molto più ampio il bacino di interesse. [video]
Secondo Orazio è sicuramente possibile usare Instagram come strumento di marketing, proprio perché riesce ad unire più elementi: in primo luogo la fotografia, che rappresenta un fortissimo collante per il mondo della comunicazione; in secondo luogo il fatto che la community non è installata su una già esistente ed ha logiche e dinamiche diverse da quelle di Twitter e Facebook; in terzo luogo offre la possibilità di andare a intervenire sui brand a livello iperlocale. [video]
Abbiamo chiesto a Orazio se pensa che ci sia la possibilità che in futuro Instagram si integri con altri servizi basati sulla geolocalizzazione, ma sembrerebbe che per ora non sia prevista una fusione o integrazione di questo tipo, ma verranno sfruttate le chiavi di ricerca su base locale. [video]
La community di Milano conta circa 12.000 fotografie con l'hashtag #igersmilano, un album della città a 360°. Igers Milano conta 835 utenti Instagram e 95 follower su Twitter, mentre su Facebook conta, ad oggi, 381 fan. [video]
Abbiamo parlato inoltre delle strategie che i piccoli e grandi imprenditori possono implementare per sfruttare le potenzialità di Instagram al meglio, fornendo diversi esempi tra cui quello di Ford.
Invito dunque tutti a visionare l'intervista, per ulteriori dettagli e riflessioni rispetto a questa breve sintesi.
A few weeks ago we had the pleasure of interviewing Orazio Spoto, agency director and organizer of the Instagramers community in Milan.
First of all Orazio told us how the Milan community was born: when he found out that there was no one taking care of it already, he immediately offered for the role. Having already used Instagram for several months and knowing its potential as a tool halfway between the community and the photographic app, he activated to enhance its use in the city of Milan. [video]
The community aspect has been further reinforced by the launch of Followgram: the fact that Instagram made the API public allowed several services to offer further functions in order to be more web based, thus making the interested community much larger. [video]
In Orazio's opinion it is certainly possible to use Instagram as a marketing tool because it unites several elements: first of all photography, which represents a very strong glue for the communication world; secondly the community isn't installed upon an already existing one and has logics and dynamics which are different from the ones of Twitter and Facebook; thirdly, it offers the possibility to intervene on brands on a hyperlocal level. [video]
We asked Orazio whether he thinks there is the possibility that in the future Instagram will integrate with other location based services, but it seems that for now there is no such fusion or integration in program: the search keys on a local basis will be used instead. [video]
We also talked about the strategies small and big companies can implement to exploit Instagram's potential at its best, making several examples among which that of Ford.
I invite everyone to view the full interview, for further details and insight on this matter.
La nostra prossima intervista sarà con Eric Whitacre, compositore americano, direttore d'orchestra e direttore di coro conosciuto per il progetto "Virtual Choir", che riunisce voci di tutto il mondo attraverso YouTube.
Domani avremo il piacere di intervistare Eric Whitacre, compositore americano, direttore d'orchestra e direttore di coro conosciuto per il suo progetto, Virtual Choir.
Eric è uno dei più famosi e interpretati compositori della nostra generazione. Le sue prime esperienze cantando nel coro del college a Las Vegas hanno cambiato la sua vita, ed ha completato il suo primo concerto Go, Lovely, Rose, all'età di 21 anni. Eric ha frequentato la Juilliard School (New York), ha ottenuto il suo Master in Musica ed ha studiato con il compositore John Corigliano, vincitore del premio Oscar e del premio Pulitzer.
L'innovativo video Virtual Choir 1.0, Lux Aurumque, ha avuto oltre un milione di visualizzazioni in soli due mesi, con 185 membri del coro da 12 paesi. Il video Virtual Choir 2.0 Sleep, rilasciato in Aprile 2011, ha coinvolto 2000 voci da 58 paesi. Oratore eccezionale, ha avuto l'onore di parlare all'UN Leaders' programme (2010) e al TED (Marzo 2010), ottenendo la prima standing ovation della conferenza.
Firmando un contratto per musica classica con la Universal/Decca, Whitacre si è unito alla manciata di compositori che sono riusciti ad avere un accordo esclusivo, a lungo termine. Il suo album di debutto, Light & Gold, uscito nell'Ottobre 2010, è diventato il primo Album di Classica nelle classifiche USA e UK nel giro di una settimana. La sua musica è comparsa in molte registrazioni commerciali e indipendenti. Whitacre si è recentemente unito alla Storm's Special Bookings Division organizzata per andare di pari passo con le agenzie di modelling per collaborazioni commerciali e creative di prestigio per clienti oltre l'industria della moda. Tra sportivi famosi e attori, Storm Special Bookings rappresenta anche altri musicisti come Michael Bublé, Paolo Nutini e Lily Allen.
Come direttore, Eric si è esibito con centinaia di ensemble professionali e scolastici in tutto il mondo. Negli ultimi dieci anni ha diretto concerti con la sua musica corale e sinfonica negli Stati Uniti, Giappone, Australia, Cina, Singapore, Sud America e gran parte d'Europa. Nell'ottobre del 2010 ha diretto la premiere mondiale di Songs of Immortality, un lavoro commissionato dal London Symphony Chorus con la London Symphony Orchestra al Barbican Centre di Londra.
Whitacre ha ricevuto premi per la composizione dal Barlow International Composition Competition, la ACDA e l'American Composers Forum. Nel 2001 è diventato il più giovane compositore ad aver ricevuto la commissione Raymond C. Brock dall'ACDA. Inoltre è uno dei 4 giudici per la Abbey Road 80th Anniversary Anthem Competition e dirigerà la registrazione dei pezzi vincitori con cantanti professionisti e la London Symphony Orchestra.
Avremo modo di parlare specialmente del Virtual Choir e dell'idea di un crowdsourcing artistico che ha coinvolto persone da tutto il mondo.
Naturalmente se volete proporre una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!
Tomorrow we'll have the pleasure of interviewing Eric Whitacre, American composer orchestra conductor and choir conductor, creator of the Virtual Choir project.
Eric is one of the most popular and performed composers of our generation. His first experiences singing in his Las Vegas college choir changed his life, and he completed his first concert work, Go, Lovely, Rose, at the age of 21. Eric went on to the Juilliard School (New York), earned his Master of Music degree and studied with Pulitzer Prize and Oscar-winning composer, John Corigliano.
Eric’s ground-breaking Virtual Choir 1.0, Lux Aurumque, on YouTube received over a million views in just 2 months, featuring 185 choir members from 12 countries. Eric Whitacre’s Virtual Choir 2.0 Sleep, released in April 2011, involves over 2,000 voices from 58 countries. An exceptional orator, he was honored to address the U.N. Leaders’ programme (2010) and give a TED Talk (TED.com, March 2011)earning the first full standing ovation of the conference.
Signing a core classical recording contract with Universal/Decca, Whitacre joined the handful of composers to have secured an exclusive, long-term recording deal. His debut album, Light & Gold, released in October 2010, became the No 1 Classical Album in the US and UK charts within a week. His music has been featured on multiple commercial and independent recordings. Whitacre has also recently joined Storm’s Special Bookings division which was set up to run alongside the model agency to source prestigious commercial and creative collaborations for clients beyond the fashion industry. Among leading sportsmen and actors, Storm Special Bookings also represent other musicians including Michael Bublé, Paolo Nutini and Lily Allen.
As a conductor, Whitacre has appeared with hundreds of professional and educational ensembles throughout the world. In the last ten years he has conducted concerts of his choral and symphonic music in the US, Japan, Australia, China, Singapore, South America and much of Europe. In October 2010, Whitacre conducted the world premiere of Songs of Immortality, a work commissioned by the London Symphony Chorus with the London Symphony Orchestra at The Barbican Centre in London.
Eric has received composition awards from the Barlow International Composition Competition, the ACDA and the American Composers Forum. In 2001, he became the youngest recipient ever awarded the coveted Raymond C. Brock commission by the ACDA. Eric Whitacre is one of four judges for the Abbey Road 80th Anniversary Anthem Competition and will conduct the recording of the winning entries with professional singers and the London Symphony Orchestra.
We'll have the chance to talk about the idea of the Virtual Choir and the idea of artistic crowdsourcing, among others.
Of course, if you want to propose a question, simply fill in the form above!
Con Marco Zamperini, Chief Innovation Officer in Value Team, abbiamo parlato dell'evoluzione nell'utilizzo di Internet e dei social media nelle aziende, e più in generale in ambito business.
Lo scorso mese abbiamo avuto il piacere di intervistare Marco Zamperini, attualmente Chief Innovation Officer in Value Team.
Abbiamo chiesto a Marco qual è il quadro attuale per quello che riguarda le nuove tecnologie all'interno delle aziende. Se 15 anni fa qualsiasi proposta legata ad Internet veniva guardata con scetticismo e non veniva considerata al pari della carta stampata o della TV, ora la situazione si è evoluta, tant'è che sarebbe strano anche per una piccola o media impresa non avere un sito internet. [video]
Il grande cambiamento di questi ultimi anni, invece, è costituito dalla comparsa dei social network, che mettono molto più facilmente le persone in relazione fra di loro, soprattutto a livello locale e iperlocale. E' più semplice e più naturale, dunque, che una piccola attività apra una pagina su un social network, riuscendo in questo modo anche a disintermediare gli "avidi sviluppatori". [video]
La situazione è comunque a marce diverse, nel senso che le grandi aziende ormai hanno dei profili d'utilizzo abbastanza avanzati, hanno agganciato e compreso le possibilità offerte dal web 2.0 (inteso in senso molto ampio). Alcune azienda stanno capendo che non ci sono più solamente computer connessi, ma anche molti terminali mobili, console da gioco, televisori connessi che fanno sì che la possibilità di comunicazione diventi transmediale. [video]
La Pubblica Amministrazione, dall'altra parte, è molto più lenta, anche se in questi mesi stanno partendo diverse iniziative legate all'open data (Regione Piemonte, Regione Emilia Romagna, Governo, ISTAT), e persino il fatto che i server dell'ISTAT per il censimento online non abbiano retto all'afflusso di accessi è una buona notizia, perché significa che le persone davvero usano Internet. [video]
Abbiamo chiesto a Marco che cosa è innovazione oggi, e a suo avviso lo è tutto ciò che ruota attorno al mobile, anche se portare applicazioni in questo contesto non è semplice, poiché le applicazioni business vanno pensate in maniera opportuna.
Dall'altra parte molti, anche all'interno delle azienda, stanno comprendendo che il cloud è un'opportunità meravigliosa, il problema però è sempre la mancanza di applicazioni, che non sono pronte per un utilizzo di livello aziendale. [video]
Secondo Marco le paure legate al cloud, ove esistano, sono prodotte fondamentalmente dalla non conoscenza. Il problema reale legato al suo utilizzo è la necessità di una connettività molto stabile, criterio non sempre soddisfatto dall'infrastruttura italiana, e per colmare il gap della banda larga in Italia ci vorranno anni, anche se è chiaro che c'è un grande divario tra le connessioni residenziali e quelle aziendali. [video]
Marco ha espresso la sua opinione anche riguardo al fenomeno dell'f-commerce, che a suo avviso sta avendo un grande successo in Italia soprattutto con il commercio di virtual goods, o beni virtuali, ad esempio quelli che è possibile acquistare nei social games.
Sarà molto interessante osservare come Facebook e Twitter andranno ad incrociare sistemi come Groupon e Groupalia, che attualmente costituiscono circuiti paralleli, ma che si può immaginare che in futuro convergeranno. [video]
Abbiamo chiesto, infine, se ci sono esempi di intranet 2.0 che funzionano in maniera efficace, e secondo Marco ce ne sono molte già in Italia perché l'innovazione dentro le aziende viene dalle persone che fuori usano i social network, e che hanno capito l'utilità e l'efficacia dell'utilizzo di questi strumenti portati all'interno di una comunità protetta , circoscritta, dove il trust esiste per definizione. [video]
Lo scetticismo per quel che riguarda i social network interni è dovuto fondamentalmente a due divisioni aziendali, Risorse Umane e IT, in cui Marco ha individuato i due perni della conservazione.
Innanzitutto l'IT ha il compito di mantenere lo status quo, e tende a non cambiare mai qualche cosa che funziona a meno di non esserne costretto. Dall'altra parte le Risorse Umane sono molto allarmate dall'uso dei social media, in quanto l'effetto inevitabile è l'appiattimento della struttura gerarchica, quindi da questo punto di vista il timore è sempre quello della perdita di controllo. [video]
Abbiamo esplorato ulteriormente diversi argomenti concernenti i social media e il loro utilizzo all'interno delle aziende, le applicazioni per mobile e cloud, i cambiamenti nella PA e molto altro.
Invito tutti dunque a visionare l'intervista integrale, molto più ricca di dettagli e riflessioni rispetto a questa breve sintesi.
Last month we had the pleasure of interviewing Marco Zamperini, currently Chief Innovation Officer in Value Team.
We asked Marco what the current situation is as for new technologies inside companies. If 15 years ago any proposal that had to do with the Internet was seen with skepticism and wasn't considered at the same level as newspapers and television, now the situation has evolved to the point that it would be strange even for a small or medium company not to have a website. [video]
The greatest change of these last few years is the rise of social networks, that connect people much more easily, especially at a local and superlocal level. It's simpler and more natural for a small activity to open a page on a social network, managing to avoid the "avid developers". [video]
The scenario is definitely at different speeds, which means that big companies now have quite advanced use profiles, they have intercepted and understood the possibilities offered by web 2.0 (in a very broad sense). Some companies are now starting to understand that there are no longer only connected computers, but also many mobile terminals, game consoles, connected TV that make the possibility of communication crossmedial. [video]
The PA, on the other hand, is much slower, even if during these months there are various initiatives about open data (Regione Piemonte, Regione Emilia-Romagna, Governo, ISTAT), and even the fact that ISTAT's servers for the online census couldn't handle to traffic is good news, because it means that people are actually using Internet. [video]
We asked Marco what is innovation today, and in his opinion that's everything that gravitates around mobile, even if bringing applications in this context isn't easy, since business applications must be designed in a specific manner.
On the other hand many people, also inside companies, are starting to understand that the cloud is a great opportunity, but the problem remains the lack of applications, which are not ready for business use quite yet. [video]
In Marco's opinion the fears about the cloud, if they exist at all, are the product of not knowing. The real problem with the use of the cloud is the need of a very stable Internet connection, which is a difficult criterion to satisfy with the Italian infrastructure. The broadband issue will take years to solve, even though it is clear that there are noticeable differences between residencial and business connections. [video]
Marco has expressed his opinion on the f-commerce phenomenon, which in his opinion is having great success in Italy especially with the commerce of virtual goods, for example those that can be bought in social games.
It will be very interesting to observe how Facebook and Twitter will intersect systems such as Groupon and Groupalia, that currently constitute parallel circuits, but that will probably converge in the future. [video]
Finally we asked if there are any examples of 2.0 intranets that work efficiently, and in Marco's opinion there are quite a few already in Italy because innovation inside companies comes from people that outside the company use social networks, who have understood the utility and efficiency of the use of these tools inside a comunity that is protected, limited and where the trust exists by definition. [video]
The skepticism as for internal social networks is fundamentally due to two divisions, HR and IT, in which Marco has identified the pillars of conservation. First of all IT has the mission to maintain the status quo, and tends not to change anything that works unless they're forced to. On the other side HR are always quite allarmed by the use of social media, since the inevitable effect is the flattening of the hierarchic structure, so from this point of view the fear is always the loss of control. [video]
We have further explored several topics regarding social media and their use inside companies, the applications for mobile and cloud, the changes in the PA and much more.
I therefore invite everyone to view the full interview, much richer in details and insight than this brief synthesis.
Vittorio Zambardino, il nostro prossimo intervistato, è un giornalista italiano riconosciuto come l'ideatore del sito Repubblica.it nel 1997, la testata che ha dato inizio al giornalismo online in Italia.
Domani avremo il piacere di intervistare Vittorio Zambardino, giornalista italiano che ha lavorato fino al 2010 a La Repubblica, testata per la quale cura ancora il blog Scene Digitali.
Dal 1975 al 1981 si è occupato di giornalismo politico: dal 1976 al 1980 è addetto stampa dell'allora sindaco di Napoli, Maurizio Valenzi. E' stato assunto a La Repubblica dal 1987, dove fino al 1995/96 è stato cronista sportivo: ha seguito i giochi olimpici estivi di Barcellona '92 e Atlanta '96, e il campionato mondiale di calcio del 1990 e del 1994. Nei primi anni '90 ha svilupppato il suo interesse per la comunicazione mediata dal computer, fino ad impegnarsi direttamente nel giornalismo on-line o giornalismo digitale. Nel 2010 ha lasciato il giornale diretto da Ezio Mauro, continuando la sua attività di blogger e scrittore.
Gli è riconosciuto il ruolo di ideatore, capo servizio e responsabile editoriale del sito Repubblica.it: il progetto ha avuto inizio nel 1996 con un sito sperimentale dedicato alle elezioni politiche italiane del 1996 ed è andato definitivamente online il 14 gennaio 1997. In questo anno e per il progetto Repubblica.it, Zambardino ha vinto il premio Scanno per il giornalismo.
Nei primi anni '90 è stato consulente di Agorà Telematica, BBS e community on line negli anni in cui, prima del 1993, l'accesso alla rete non era disponibile per i privati. Da questa esperienza ha tratto lo spunto per scrivere, in collaborazione con il fisico Alberto Berretti "Internet, avviso ai naviganti" (Donzelli, 1995), una delle prime analisi sull'impatto culturale del web e sull'opportunità internet per i giornali per un recupero di credibilità e pubblico. Parte integrante della formazione in questo campo è stata l'aver seguito, per conto del Gruppo Editoriale L'Espresso e dal 1995 al 2001, i lavori del Consorzio 'News in the Future' presso il Medialab del MIT, Massachusetts Institute of Technology, con Walter Bender e Nicholas Negroponte. L'idea-base per il disegno di Repubblica.it è nata dalla conoscenza del progetto Fishwrap del MIT.
Dal 1996 al 2001, su Il Venerdì di Repubblica, ha tenuto la rubrica Internet del settimanale, uno dei primi appuntamenti fissi di divulgazione digitale su stampa non specializzata. Nel 2003 ha aperto il suo blog, Zetavu, nel quale unisce una serrata critica all'eccesso di aspettative nei confronti del web 2.0 ad una battaglia verso il conservatorismo dell'editoria quotidiana perché si apra alla rete. Nel 2008 ha aperto Scene Digitali su Repubblica.it, blog-rubrica di taglio divulgativo ma ugualmente critico verso le resistenze all'innovazione.
È parte del nucleo fondatore dell'azienda internet del Gruppo Espresso, Kataweb (fondata nel febbraio del 1999), di cui è poi stato condirettore generale e direttore del portale giornalistico. Dal 2002 al 2008 è stato responsabile delle strategie internet per il Gruppo Espresso. Nel 2002 ha fondato con Bruno Patino (Le Monde) e Mathias Mueller von Bluemencron (Der Spiegel), OPA Europe, associazione degli editori di gruppi editoriali presenti su internet, di cui è stato segretario generale per quattro anni.
Nel 2009 insieme a Massimo Russo pubblica Eretici Digitali. Il saggio è una analisi dei pericoli di "colonizzazione" commerciale della rete, della fine della sua libertà e dei pericoli che corre in questo contesto la professione giornalistica libera. Fin dal giorno dell'uscita il testo del libro è stato reso disponibile in forma gratuita sul sito dedicato. Gli autori hanno destinato i proventi dei diritti d’autore all’istituzione del premio giornalistico omonimo, che si assegna ogni anno durante il Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia (l'organizzazione si avvale, per i premi in denaro, della sponsorizzazione di Google). L'iniziativa ha lo scopo di incoraggiare i giovani giornalisti a sperimentare la scrittura digitale in tutte le sue forme.
Inoltre Vittorio è stato docente presso il master di giornalismo dello IULM di Milano.
Avremo modo di parlare di giornalismo e nuovi media, dell'impatto culturale di questi ultimi e molto altro.
Naturalmente se volete proporre una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!
Tomorrow we'll have the pleasure of interviewing Vittorio Zambardino, Italian journalist who has worked until 2010 in La Repubblica, for which he still curates the blog Digital Scenes.
From 1975 to 1981 he has worked in political journalism: from 1976 to 1980 he has been press officer for Maurizio Valenzi, at that time mayor of Naples. He was hired at La Repubblica in 1987, where until 1995/96 he was a sportscaster: he followed the olympic games of Barcelona '92 and Atlanta '96, and the world football championship of 1990 and 1994. In the early 90s he developed a strong interest for computer mediated communication, and finally started to engage directly in online journalism or digital journalism. In 2010 he left Ezio Mauro's newspaper, continuing his blogging and writing activity.
He is recognized as the creator, chief and publishing responsibile of the website Repubblica.it: the project started in 1996 with an experimental website dedicated to the Italian political elections of 1996 and went online the 14th of January 1997. During the same year, Vittorio won the Scanno Prize for journalism.
In the early 90s he was consultant for Agorà Telematica, BBS and online communities during the years when, before 1993, access to the Internet wasn't even available for privates. From this experience he was inspired to write, in collaboration with the physicist Alberto Berretti "Internet, avviso ai naviganti" (Donzelli, 1995), one of the first analyses on the cultural impact of the web and the opportunity the Internet was for newspapers in terms of getting back credibility and audience. Integrating part of the preparation in this fields was having followed, for the Espresso Editorial Group from 1995 to 2001, the work of"News in the Future" at the Medialab MIT, Massachusetts Institute of Technology, together with Walter Bender and Nicholas Negroponte. The base idea for designing Repubblica.it is born from the knowledge of the Fishwrap project of the MIT.
From 1996 to 2001, on the Venerdì di Repubblica, he has held the Internet section of the weekly issue, on of the first appointments of digital disclosure on non specialized publications. In 2001 he opened his blog, Zetavu, in which he merges his critique for the excess of expectations for web 2.0 and a battle towards traditional publishing's conservatorism in order to bring it closer to the web. In 2008 he opened Digital Scenes on Repubblica.it, a disclosure blog, but equally critical towards resistance to innovation.
He is part of the founding nucleus of Kataweb(founded in February 1999), of which he has been general co-director and director of the newspaper portal. From 2002 to 2008 he was responsible for the Internet strategies of the Espresso Group. In 2002 he founded OPA Europe, together with Bruno Patino (Le Monde) and Mathias Mueller von Blumencron (Der Spiegel). OPA Europe is an editor association for editorial groups present on the Internet, of which he has been general secretary for 4 years.
In 2009 he published Digital Heretics together with Massimo Russo. The paper is an analysis of the dangers of the commercial "colonization" of the web, the end of its freedom and the dangers free journalism is exposed to. The book has been available for free on the dedicated website since the first day it was published. The authors have destinated the incomes of the copyright to the institution of the journalism prize with the same name, which is given every year during the Internation Journalism Festival (the organization also gets money from a Google sponsorship). The initiative has the aim of encouraging young journalists to experiment digital writing in all its forms.
Vittorio has also held the Master in Journalism of IULM, Milan.
We'll have the chance to talk about journalism and new media, and the cultural impact these changes have had during the last few years.
Of course, if you want to propose a question, simply fill in the form above!
La prossima intervista sarà con Brian Solis, direttore di Altimeter Group e uno degli esperti di nuovi media più conosciuti al mondo.
Tra qualche giorno avremo il piacere di intervistare Brian Solis, marketing executive americano attualmente direttore di Altimeter Group.
Solis è riconosciuto a livello globale come uno dei più importanti thought leader e autori sui nuovi media. Analista digitale, sociologo e futurista, Solis ha studiato e influenzato gli effetti dei media emergenti sul business, marketing, editoria e cultura.
In Altimeter, Brian lavora con le aziende sulle strategie con nuovi media e le cornici per costruire ponti tra aziende e consumatori, dipendenti, e altri stakeholder importanti. In più, è specializzato nel cambio di management per aiutare le aziende (e le leadership team) a introdurre nuove risorse, sistemi e processi media e strati di management per riuscire ad eccellere realmente intorno all'utente connesso. Come risultato CRM Magazine ha nominato Brian come influential leader del 2010.
Prima di passare in Altimeter, Solis era direttore di FutureWorks, dove ha fondato un'agenzia creativa e di consulenza business per i nuovi media nel 1999. Attraverso FutureWorks, Solis ha condotto programmi interattivi e sociali per aziende Fortune 500, celebrità e startup web 2.0.
Speaker ricercatissimo, Solis condivide attivamente la sua visione e le sue esperienze attraverso keynote e presentazioni in eventi in tutto il mondo per aiutare le organizzazioni a capire ed abbracciare le dinamiche che definiscono l'ascesa del consumismo sociale, il social business e i loro impatti sui mercati, il comportamento e la cultura.
Solis ha scritto attivamente di nuove strategie di marketing e business dalla metà degli anni '90 per documentare come il Web stava ridefinendo l'industria delle comunicazioni - ha coniato PR 2.0 prima di concentrare i suoi sforzi sugli impatti più grandi sul futuro dei media, del commercio e della cultura. E' stato anche tra i primi thought leader che hanno lavorato per organizzare e definire il movimento "Social Media" per stabilire una categoria definitiva di media.
Il suo libro più recente, The End of Business as Usual, esplora ogni strato della rivoluzione complessa dei consumatori che sta cambiando il futuro del business, dei media e della cultura. Man mano che i consumatori si connettono tra di loro, una rete di informazioni vasta ed efficiente prende forma e inizia a guidare le esperienze, le decisioni e i mercati. In breve, qualcosa di dirompente.
Avremo modo di parlare di social media, social commerce, il modo in cui i nuovi media hanno cambiato i mercati e il modo di intendere il marketing e il business.
Naturalmente se volete proporre una domanda, compilate semplicemente il form qui sotto!
In a few days we'll have the pleasure of interviewing Brian Solis, principal at Altimeter Group, a research-based advisory firm.
Solis is globally recognized as one of the most prominent thought leaders and published authors in new media. A digital analyst, sociologist, and futurist, Solis has studied and influenced the effects of emerging media on business, marketing, publishing, and culture.
At Altimeter, Brian works with businesses on new media strategies and frameworks to build bridges between companies and customers, employees, and other important stakeholders. Additionally, he specializes in change management to help businesses (and the leadership team) introduce new media resources, systems and processes, and management layers to effectively embrace and excel around the connected customer. As a result, CRM Magazine named Brian as an influential leader of 2010.
Prior to joining Altimeter, Solis was principle of FutureWorks, founding a creative agency and business consultancy for new media in 1999. Through FW, Solis led interactive and social programs for Fortune 500 companies, notable celebrities, and Web 2.0 startups.
As a sought-after speaker, Solis actively shares his vision and experiences through keynotes and presentations at conferences and events worldwide to help organizations understand and embrace the dynamics defining the rise of social consumerism, social business, and its impact on markets, behavior and culture.
Brian Solis has been actively writing about new marketing and business since the mid 90s to document how the Web was redefining the communications industry — he coined PR 2.0 along the way before focusing his efforts on the greater impacts on the future of media, commerce, and culture. He was also among the original thought leaders working to organize and define the “Social Media” movement to establish a definitive media category.
His most recent book, End of Business as Usual, explores each layer of the complex consumer revolution that is changing the future of business, media, and culture. As consumers further connect with one another, a vast and efficient information network takes shape and begins to steer experiences, decisions, and markets. It is nothing short of disruptive.
In quest'intervista con Emil Abirascid, fondatore di StartupBusiness, abbiamo approfondito il quadro relativo alle startup italiane e alle reali possibilità di trovare finanziamenti e investitori.
StartupBusiness è una community, una realtà che raccoglie i protagonisti di quello che è l'ecosistema dell'innovazione che si fa impresa: startup, investitori, incubatori, imprese, università e istituzioni.
Nata nel 2008 come progetto presentato alla Camera di Commercio di Milano, che ogni anno individua iniziative a supporto dello sviluppo delle imprese innovative, è diventata società a tutti gli effetti (srl) nel 2010. [video]
Al momento conta 2500 iscritti e non solo è un luogo dove scambiare informazioni, risorse, opportunità ed esperienze, ma anche una piattaforma che serve a rendere disponibili servizi ed opportunità erogate da terzi. Uno dei partner principali di StartupBusiness è Intesa San Paolo, recentemente sono stati presi accordi con Asso Lombarda, ma sono già in piano altre partnership.
In più, tramite StartupBusiness le startup possono erogare servizi a condizioni particolari per i membri del network. [video]
Per chi vuole aprire o sta aprendo una startup in questo periodo, Emil ha qualche consiglio: innanzitutto iscriversi a StartupBusiness. In secondo luogo è necessario avere l'idea, anche se questa non basta da sola: bisogna avere le competenze per realizzarla, un embrione di team e delle competenze di gestione di impresa.
Ma la cosa più importante è raccontare l'idea in modo che possa interessare potenziali investitori. Secondo Emil uno degli errori più comuni è quello di avere paura di raccontare la propria idea, proprio perché il miglior modo per difenderla è realizzarla. [video]
Per quel che riguarda i finanziamenti, secondo Emil bisogna far conoscere la propria idea, il proprio business plan e i numeri e l'impatto di mercato che si prospetta di avere con quell'idea in modo da poterla quindi proporre a business angels e venture capitalists. StartupBusiness stessa tiene regolarmente delle Business Plan competition, occasioni in cui le startup sono chiamate a presentare la loro idea di fronte a una platea di investitori. [video]
Il team di StartupBusiness sta attualmente lavorando per sviluppare le componenti tecnologiche del sito, aggiungendo nuove sezioni che renderanno ancora più completa l'informativa e le possibilità di relazione.
Ci sono diverse prospettive di crescita per il network: da una parte organizzazioni di varia natura come imprese e banche si stanno sempre più rendendo conto che nell'ecosistema delle startup innovative c'è del valore, ma alcune non hanno ancora sviluppato capacità diretta di approcciare questo mondo.
L'altro canale di sviluppo è l'apertura al mercato internazionale, soprattutto all'area del Mediterraneo, molto ricca di promesse e con grandi opportunità. [video]
L'iscrizione al network è soggetta ad approvazione, in quanto si vuole puntare più sulla qualità della community che sul numero degli iscritti, e la tipologia di startup della galassia di SB non è solo legata al mondo web e ICT, ma anche alle nanotecnologie, biotecnologie, robotica, energia alternativa, aerospazio e nuovi materiali.
Una costellazione di startup innovative in settori davvero diversi, dunque, che rappresentano un grande valore e opportunità per l'economia del paese. [video]
Invito tutti dunque a visionare l'intervista completa, molto più ricca di dettagli e informazioni rispetto a questa mia breve sintesi.
StartupBusiness is a community, a reality that gathers the protagonists of the ecosystem of innovation becoming an enterprise: startups, investors, incubators, companies, universities and institutions.
Born in 2008 as a project presented at the Chamber of Commerce of Milan, that every year finds initiatives supporting the development of innovative companies, and has become a company by all means in 2010. [video]
At present it counts 2500 members and it is not only a place where you can exchange informations, resources, opportunities and experiences, but also a platform that allows third parties to offer services and opportunities. One of the main partners of StartupBusiness is Intesa San Paolo, recently some agreements have been made with Asso Lombarda, but there are also plans for other partnerships.
Moreover, through StartupBusiness startups can offer services at special conditions for the other members of the network. [video]
For whoever wants to open or is opening a startup, Emil has some advice: first of all sign up to StartupBusiness. Secondly it is necessary to have the idea, even though it is not enough by itself: you must have the competence to realize it, at least an idea of what will be your team and some management competences.
But the most important thing is to tell the idea, so that possible investors might become interested. In Emil's opinion, one of the most common mistakes is being afraid to tell the idea, because the best way to protect it is doing it. [video]
As for the financial part, in Emil's opinion it is necessary to talk about your idea, your business plan, the numbers and the market impact you prospect, so that you can propose it to business angels and venture capitalists. StartupBusiness itself holds regular Business Plan Competitions, occasions in which startups are called to present their idea in front of an audience of investors. [video]
The StartupBusiness team is currently working to develop the technological components of the website, adding new sections that will make the informative and the networking possibilities even more complete.
There are several growth perspectives: on the one side various organizations, such as banks and companies are realizing that the innovative startups ecosystem has value, but some of them haven't yet developed the ability to approach this world by their own.
The other development path is the opening to the international market, especially the Mediterranean area, very rich in opportunities. [video]
The sign up request has to be approved, since the aim is the quality of the community, more than the number of members, and the type of startup of the SB galaxy isn't just related to web and ICT, but also nanotechnologies, biotechnologies, robotics, alternative energy, aerospace and new materials.
A constellation of innovative startups in very different fields that represent a great value and opportunity for the economy of the country. [video]
I invite everyone to view the full interview, much richer in detail and information than my brief synthesis.
Durante quest'intervista con Fabio Lalli, il fondatore del network Indigeni Digitali, abbiamo parlato di enterprise 2.0, startup, social media e social network e il loro utilizzo in ambito aziendale, ma anche di Followgram, la startup più conosciuta di Fabio.
Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Fabio Lalli, fondatore del network Indigeni Digitali e "startupper compulsivo".
Il network degli Indigeni Digitali è nato un anno e mezzo fa da un'idea che Fabio ha portato spesso nelle aziende in cui ha lavorato: aperitivi periodici informali, un'occasione per fare knowledge sharing tra persone che lavorano in divisioni diverse di una stessa azienda.
In seguito l'aperitivo è stato esteso alla rete, ed è diventato effettivamente "Indigeni Digitali", crescendo e diffondendosi poi rapidamente sia a Roma, sia nel resto d'Italia.
Ognuna delle penne del simbolo degli Indigeni Digitali ha un significato, rappresentano i valori degli Indigeni e sono, fondamentalmente, il riassunto dell'Etica Hacker di Pekka Himanem. [video]
Nel network non ci sono solamente programmatori e tecnici ma anche persone che lavorano in comunicazione, manager, persone che già hanno fatto impresa: queste competenze ibride hanno portato in molti casi a progetti nuovi, startup o addirittura nuove opportunità di lavoro.
Gli obiettivi futuri sono da una parte far crescere il network, che ha già cominciato ad attirare l'interesse di alcuni investitori, dall'altra mantenere l'aspetto che secondo Fabio è il più importante, ovvero l'approccio disinteressato e utile a tutti: si tratta infatti di una rete di persone che si aiutano senza interessi o influenze di brand. Gli sponsor partecipano attivamente e fanno crescere il network, ma non modificano i valori e il modello del network stesso. [video]
Infine Fabio ha sottolineato l'importanza della collaborazione con le università: gli Indigeni Digitali possono rappresentare una grande opportunità di trasferimento di esperienza da manager e imprenditori a persone che stanno solo adesso uscendo dalle università, per portare poi anche alla nascita di nuovi progetti. [video]
Fabio ha parlato anche di Followgram, un'applicazione nata dalla collaborazione con Lorenzo Sfientiche permette agli utenti di ampliare le funzionalità di Instagram. L'app è diventata popolare in brevissimo tempo ed è stata ripresa dalla CNN e da The Next Web, ed attualmente viene usata anche da brand piuttosto importanti come AirFrance, British Airways, Audi e Converse.
I numeri di Followgram sono molto promettenti: In 2 mesi di vita sono stati generati 8600 vanity url, l'app conta circa 150 - 160 iscrizioni, 17.000 utenti unici e 50.000 pagine visitate al giorno.
Il successo che ha riscosso ha quindi portato a ipotizzare un modello pro da poter monetizzare. [video]
Per quanto riguarda l'aspetto economico per quello riguarda le startup, Fabio sostiene che la maggior parte dei progetti dovrebbero essere autosostenibili, e adottare un modello che permetta di andare online in modo strutturato, senza aver bisogno di soldi ancor prima di partire.
Questo, secondo Fabio, rappresenta un buon esercizio per capire in che modo si possono ottimizzare i costi, e per non dover in seguito crescere in pareggio tra revenue e costi. [video]
Abbiamo parlato con Fabio anche di enterprise 2.0, sistemi più evoluti rispetto alle Intranet classiche: a suo avviso il pregiudizio più grande che le aziende hanno nei confronti di approcci di questo tipo è la paura della perdita del controllo.
La sua esperienza in aziende che hanno adottato questi sistemi però è stata molto positiva. Gli utenti venivano molto responsabilizzati nel momento in cui dovevano portare il loro contributo all'interno della piattaforma aziendale, e i vantaggi erano palesi: innanzitutto la disponibilità di informazioni, dall'altra il coinvolgimento che portava a rafforzare il senso di appartenenza all'azienda e ad aumentare vicinanza tra dipendente e azienda. [video]
Abbiamo proseguito parlando di sistemi di geolocalizzazione, crowdsourcing, i vantaggi e gli svantaggi di chiudere i social network nelle aziende e molto altro.
Invito tutti quindi a visionare l'intervista integrale, molto più ricca di riflessioni e dettagli rispetto a questa mia breve sintesi.
A few days ago we had the pleasure of interviewing Fabio Lalli, founder of the Indigeni Digitali network and compulsive startupper.
The Indigeni Digitali network was born one and a half years ago from an idea that Fabio has often brought in the companies he has worked in: periodical informal drinks, a chance to do knowledge sharing among people working in different divisions inside the same company.
Afterwards the drink soiree was extended to the web, and it has become "Indigeni Digitali", growing and spreading rapidly in Rome and in the rest of Italy. Each of the feathers in the Indigeni Digitali logo has a meaning, they represent the values of the Indigeni and they basically are a synthesis ofPekka Himanem's Hacker Ethic. [video]
Inside the network there aren't just programers and technicians, but also people who work in communication, managers, people who have already done business: these hybrid competences have lead to new projects, startups and even new job opportunities.
The future goals are on the one side make the network bigger, and it has already started to attract the interest of some ivnestors, on the other side maintaining the aspect that Fabio thinks is the most important: the selfless and useful approach. It's a network a people who help each other without brand interests or influences. Sponsors actively participate and make the network grow, but they don't modify the values and the model of the network itself. [video]
Fabio has stressed the importance of the collaboration with universities:Indigeni Digitali can represent a great opportunity for transferring experience from managers and entrepreneurs to people who are just now finishing college, and make new projects to light. [video]
Fabio has also talked aboutFollowgram, an app born from the collaboration with Lorenzo Sfienti which allows users to extend Instagram's basic functions. The app has become extremely popular a very short time and it has been reviewed by CNN and The Next Web, and is also currently used by important brands such as AirFrance, British Airways, Audi and Converse. Followgram's numbers are very promising: in 2 months 8600 have been generated (update: 16.600) vanity URLs, and the app counts 150 - 160 subscriptions, 17.000 unique users and 50.000 visited pages a day.
The app's success has brought its founders to think about a pro model that could be monetized. [video]
As for the economical aspect of startups, Fabio thinks that most projects should be self-sustainable and adopt a model that allows them to go online in a structured fashion, without needing money before they even start.
This is a good exercise for understanding in what way costs can be optimized, and not be obliged to grow in a constant tie between costs and revenues. [video]
We also talked with Fabio about enterprise 2.0, systems that are more evolved than classic Intranets: in his opinion the biggest prejudice companies have towards these kinds of approaches is the fear of losing control.
His experience inside companies that have adopted these systems is veery positive. Users were very responsibilized when they were bringing their contribution inside the company platform, and the advantages were obvious: firstly of all the availability of information, secondly the engagement that brings to reinforcing the sense of belonging to the company and increasing the closeness between employer and employee. [video]
We continued talking about geolocalization, crowdsourcing, the advantages and disadvantages of closing social networks inside companies and much more.
I invite everyone to view the full interview, much richer in insight and details than my brief synthesis.
Insieme a Paolo Iabichino, direttore creativo in Ogilvy, abbiamo parlato dell'evoluzione dell'advertising in Italia, l'integrazione con i social media e l'uso dell'adv come leva di engagement.
Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Paolo Iabichino, direttore creativo in Ogilvy.
Innanzitutto abbiamo chiesto a Paolo di descriverci il percorso evolutivo dell'advertising in Italia nel corso degli anni: a suo avviso, tuttavia, non c'è stata una vera e propria evoluzione.
Dal punto di vista storiografico, la versione moderna della pubblicità comincia negli anni '50, '60, quando i grandi network arrivano in Italia e aprono le loro agenzie: in questo senso, quindi, la pubblicità in Italia è stata più che altro subita. [video]
Una delle più grandi intuizioni della pubblicità italiana in chiave moderna è stata senza dubbio il Carosello, una vicenda senza pari nel resto del mondo. Le storie e i personaggi entrati ormai nell'immaginario collettivo sono legate al lavoro del pubblicitario Armando Testa, che ha creato icone ancora presenti e rilevanti nel panorama dell'advertising televisivo. [video]
Purtroppo l'advertising italiano non gode di una grande maturità: secondo Paolo è di 15 - 20 anni indietro rispetto alle macrotendenze a cui assistiamo nel resto del mondo. In alcuni paesi vengono sviluppate campagne in maniera crossmediale a prescindere dal mezzo utilizzato, mentre in Italia il 60-70% degli investimenti va ancora nella pubblicità televisiva.
Del resto si tratta di un paese che tratta internet in maniera superficiale, vedendolo come un media e non come un habitat all'interno del quale inserire i propri messaggi.
Persino all'interno dei social network si ragiona ancora secondo la logica del GRP, quindi sebbene esistano già modalità nuove, inedite e coinvolgenti per mettere in relazione brand e clienti, il mindset è tutt'ora ancorato a logiche televisive monodirezionali. [video]
Per fare pubblicità in maniera crossmediale è necessario dimenticarsi del canale: le campagne che funzionano meglio sono quelle che si concentrano innanzitutto sull'idea, e in Ogilvy si parla addirittura di "ideale".
Si parte dall'idea e poi si fa in modo che i diversi mezzi che vengono attivati non si limitino a declinare l'idea di comunicazione: per integrare l'idea è necessario far sì che si usi un determinato linguaggio in funzione del mezzo in cui quell'idea si esprime. [video]
Negli ultimi anni la pubblicità ha perso ascendente, carisma, suscitando addirittura diffidenza; secondo Paolo, tuttavia, sarebbe un errore considerare il marketing non convenzionale (viral, flash mob, guerrilla marketing) come la panacea per risolvere la crisi della pubblicità tradizionale.
Si rischia di replicare all'interno delle nuove dinamiche gli stessi errori perché si ragiona ancora in una logica di invadenza, di interruzione, e non di rilevanza. [video]
Abbiamo chiesto a Paolo quanto sia utile fare compravendita di Fan e Like su Facebook: a suo avviso sono strumenti utili e leciti se serve massa critica per far leva su un messaggio. Il problema è che le persone non restano attaccate a lungo a un brand se non c'è costantemente interazione, dialogo e una produzione di contenuti che le faccia sentire parte della storia del brand. [video]
L'advertising visto anche come leva di engagement, dato che continua ad avere un ruolo importante nello scenario della macroeconomia ed è il vettore principale dei consumi e dello sviluppo economico.
La pubblicità è piccola cosa in un panorama culturale, sociale, antropologico così radicalmente cambiato: in questo momento la cosa più importante è mettere al centro della scena le persone. [video]
Abbiamo parlato di invertising, dell'importanza della ricerca scientifica nell'advertising (sia da un punto di vista tecnologico che da un punto di vista psicologico), dell'etimologia del vocabolario del marketing, del neuromarketing, analisi del sentiment e prospettive per il futuro dell'advertising nelle aziende e nelle agenzie.
Invito tutti, dunque, a visionare l'intervista integrale, molto più ricca di dettagli e riflessioni rispetto a questa mia breve sintesi.
A few days ago we had the pleasure of interviewingPaolo Iabichino, creative director in Ogilvy.
Firstly we asked Paolo to describe the evolution of advertising in Italy in time: his opinion, however, is that there hasn't actually been a real evolution.
From a storiographic point of view, the modern version of advertising starts in the 50s, 60s, when the big networks arrive in Italy and open their agencies: in this sense, advertising in Italy has mostly been endured rather than produced. [video]
One of the greatest intuitions of Italian advertising in a modern interpretation was undoubtedly the Carosello, and there's nothing similar to it in the rest of the world. The stories and the characters have entered the common imagination are linked to the work of Armando Testa, who has created icons that are still present and relevant in the television advertising scenario. [video]
Unfortunately Italian advertising isn't very mature: in Paolo's opinion it's 15 - 20 years behind the big trends we see in the rest of the world. In some countries campaigns are developed in a crossmedia fashion, regardless of the utilized medium, while in Italy 60-70% of the investments go into TV ads.
We're talking about a country that still treats Internet in a superficial manner, seeing it as a media and not as a habitat inside which you can insert your messages.
Even inside social networks the logic is the logic of GRP, so even though new, engaging ways to put brands and clients into contact already exist, the mindset is still anchored to onedirectional TV logics. [video]
To do advertising in a crossmedia manner it is necessary to forget the mean: campaigns that work the best are the ones that focus on the idea, and in Ogilvy we talk of "ideal".
You start from the idea and then you make sure that the different activated means don't limit their function into developing the idea of communication: to integrate the idea it is necessary to make sure that the language used is determined in function of the mean in which that idea expresses itself. [video]
During the last few years advertising has lost power, charisma, even creating mistrust; in Paolo's opinion, however, it would be a mistake to consider unconventional marketing (viral, flash mobs, guerrilla marketing) as the final solution to solve the crisis of traditional advertising.
The risk is to replicate inside the new dynamics the same mistakes, because the logic is still one of intrusiveness, interruption, not relevance. [video]
We asked Paolo how useful buying Fans and Likes on Facebook actually is: in his opinion these are useful and legitimate tools if you need a critical mass to enhance a message. The problem is that people don't stick around a brand for long if there isn't constant interaction, dialogue and a production of content that makes them feel a part of the history of the brand. [video]
Advertising seen as an engagement tool, since it continues to have an important role in the macroeconomy scenario and is the main driver of shopping and economical development.
Advertising is something small compared to the cultural, social and anthropological scenario that is so drastically changed: at the moment the most important thing to do is put people in the center of the scene. [video]
We talked about invertising, the importance of scientific research in advertising (both from a technological and a psychological point of view), the etimo of the marketing lexicon, neuromarketing, sentiment analysis and future expectations for advertising in agencies and companies.
I invite everyone to view the full interview, much richer in details and insight than my brief synthesis.
Il nostro prossimo intervistato, Diego Bianchi, è un giornalista italiano e autore di Tolleranza Zoro. Ha collaborato in diverse occasioni con La7, ed è stato anche ospite di Serena Dandini a Parla con Me.
Laureato in Scienze politiche, ha lavorato dal 2000 come content manager di Excite Italia, dove ha iniziato nel 2003 il suo blog di opinionistica saltuaria, La Z di Zoro.
A partire dal 25 settembre 2007 ha cominciato la produzione della rubrica video Tolleranza Zoro: prima sul Grande Fratello, poi sulla politica – Partito Democratico e dintorni, creando il personaggio di un simpatizzante del Partito Democratico in perenne crisi di identità. Inizialmente pubblicata sul suo blog e sul suo canale YouTube, la striscia video ha riscosso immediato successo. A partire da fine 2007 fino a maggio 2010 Zoro ha curato una sua rubrica sul quotidiano Il Riformista, dal titolo La posta di Zoro.
Nel 2007 l'emittente televisivaLA7 ha chiesto a Zoro di curare un blog sul portale web dell'emittente, ed il 5 dicembre 2007 è nato il blog La 7 di 7oro.
A partire dalla stagione 2008, Zoro è entrato a far parte dello staff artistico della trasmissione di Rai 3 Parla con me, nella quale venivano trasmessi i video della rubrica Tolleranza Zoro.
Si tratta del primo e finora unico caso in Italia di un prodotto video nato sul web e finito in televisione mantenendo praticamente inalterato il format iniziale.
After the degree in Political Sciences, he has worked since 2000 as content manager of Excite Italia, where he started his blog, La Z di Zoro, in 2003.
On the 25th of September 2007 he started the production of the video series Tolleranza Zoro: first talking about the Big Brother, then about politics - Democratic Party, creating the character of a Democratic Party voter who constantly has identity crisis. Initially published on his blog and on his YouTube channel, the video series had an immediate success. Starting from 2007 until the end of May 2010, Zoro has curated his own section on the newspaper Il Riformista, named La posta di Zoro.
In 2007 the TV channel LA7 asked Zoro to curate a blog on the channel's website, and on the 5th of December 2007 the blog La 7 di 7oro was born.
Starting with the 2008 season, Zoro entered the artistic staff of the Rai 3 TV show Parla con me, in which the videos of the Tolleranza Zoro series were aired.
It's the first and only case in Italy in which a video product born on the web and ended up in television maintaining its initial format unaltered.