Qualche giorno fa mi sono ritrovato a parlare di cooperazione e sviluppo con Emanuela Carabelli, una delle fondatrici di Associazione Capramagra Onlus. Da quella conversazione è nato lo spunto per porle qualche domanda per capire meglio il lavoro che c'era dietro e che tiene in vita l'associazione.
L'Associazione Capramagra Onlus si occupa di progetti di cooperazione internazionale a sfondo socio-educativo, inoltre in Italia si occupa di attività finalizzate all' educazione allo sviluppo e all' integrazione. Oltre a queste, attività complementari sono l'organizzazione di convegni, tavole rotonde e dibattiti pubblici a favore della diffusione della cultura dei diritti umani, della cooperazione e della solidarietà fra i popoli.
Nel 2008 nasce Associazione Capramagra, che si occupa di progetti di Educazione allo Sviluppo e Cooperazione Internazionale allo Sviluppo. Da dove è nata la volontà di creare tutto questo, cosa vi ha spinto?
Capramagra nasce come gruppo studentesco nel 2001 in Università Cattolica a Milano. L’idea viene da alcuni studenti del corso di Cooperazione allo Sviluppo ed è quella di rendere visibili all’interno dell’ateneo le tematiche inerenti appunto alla cooperazione internazionale come i diritti umani, lo sviluppo sostenibile, l’immigrazione, la pace. Una sorta di tam-tam sulla scia della tradizione africana (da cui ‘Capramagra’, perché i tamburi usati per il tam-tam suonano meglio se fatti con la pelle delle capre più magre), fatto però di confronto, incontri, conferenze e scambi di opinione più o meno accesi durante le riunioni del gruppo che intanto si allarga e accoglie studenti provenienti da altre facoltà, soprattutto Psicologia. Insomma, diventa un gruppo solido, si riesce a lavorare bene e si ottengono dei bei risultati, si instaurano rapporti di amicizia forti e così quando i primi incominciano a laurearsi ci si accorge che sarebbe un gran peccato perdersi di vista. Poi c’è la questione del trovare lavoro, ed entrare nel mondo della cooperazione non è facile perché viene richiesta esperienza sul campo, e così tra un’idea e l’altra ci troviamo al Parco Sempione in un torrido sabato pomeriggio di inizio luglio, è il 2008, e ci diciamo che la passione per la cooperazione c’è e sarebbe un peccato non provare a mettere in pratica le cose studiate, poi proprio ad andar male ci facciamo le ossa e un po’ della sopracitata esperienza. Così ci costituiamo come Associazione e alla fine del 2010 veniamo riconosciuti come Onlus.
Spesso su Intervistato parliamo di StartUp e giovani realtà imprenditoriali. Ad emergere sono sempre la passione e la dedizione, l'impegno e le difficoltà che stanno dietro ad un progetto di questo tipo. Nel vostro caso, nel caso di una associazione come la vostra quale è l'impegno, la passione e la dedizione che servono per portare avanti tutto?
Esatto, alla base di tutto ci sono la passione, l’impegno, i valori che ci hanno fatto stringere i denti quando eravamo un’associazione appena costituita, senza fondi in cassa e con pochi contatti. Ci sono stati momenti in cui sembrava di non riuscire a fare passi avanti e in riunione ci si guardava in faccia chiedendosi “Quindi? Che si fa?”in preda allo sconforto. Per quel che mi riguarda la chiave del nostro piccolo successo è la grande amicizia che ci ha sempre legato, la condivisione di determinati valori e la tenacia nel voler realizzare qualcosa di concreto. Noi lavoriamo ai nostri progetti come volontari, non percepiamo uno stipendio. Ci incontriamo tutti una volta al mese per fare il punto della situazione, lavoriamo in gruppi e per noi internet, le mail e skype sono fondamentali. Ci capita di lavorare dopo cena e mettersi a lavorare per Capramagra anche il sabato e la domenica, perché in settimana o durante la giornata ognuno ha il suo lavoro, o studia. Qualcuno è all’estero, in Zambia, piuttosto che in Namibia, nei Balcani o a Londra, e ognuno porta il suo contributo per quello che può.
Nel dicembre 2010 Capramagra viene riconosciuta come Onlus. Ci spieghi la differenza tra semplice associazione e Onlus? Cosa comporta?
Onlus è l’acronimo usato per identificare ‘Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale’ ed è sostanzialmente una denominazione usata ai fini fiscali per identificare associazioni il cui scopo primario è quello della solidarietà sociale. Vuol dire che le associazioni riconosciute come Onlus beneficiano di agevolazioni fiscali in materia di imposte, ma non possono per esempio svolgere attività commerciali in quanto non destinate alla realizzazione di profitti. Gli utili dunque vengono reinvestiti nell’organizzazione delle attività volte al raggiungimento degli obiettivi preposti e indicati nello statuto di ciascuna Onlus.
Essere riconosciuti come Onlus comporta anche il poter partecipare a bandi di progetto a cui le associazioni, riconosciute e non, generalmente non hanno accesso. Faccio riferimento, ad esempio, ai bandi dell’Unione Europea.
Prima si parlava di impegno e dedizione e di come dopo due anni abbiate ottenuto il riconoscimento di Onlus. Ti chiedo allora: quali sono state le difficoltà maggiori in questo percorso e quali quelle che incontrate tutt'ora?
Oltre alle burocrazie di vario tipo, la difficoltà iniziale è stata quella di capire come muoversi e in che modo incanalare le esperienze, le attitudini e le competenze che ognuno di noi si portava dietro. Poi come dicevo prima, un’altra difficoltà è stata quella del riuscire a ritagliarsi uno spazio da cui cominciare. Ora, in un momento in cui i fondi destinati alla cooperazione internazionale sono sempre meno, la difficoltà maggiore sta nel trovare finanziamenti per portare avanti i progetti già avviati e poterne strutturare di nuovi.
Quando abbiamo chiacchierato mi hai detto che alcuni vostri progetti sono anche il frutto di partnership con ONG e organizzazioni no profit i cui obiettivi e valori sono comuni ai vostri. Per deformazione mia mi viene dunque spontaneo parlare ora di network, di relazioni e collaborazioni. Quanto contano in questo contesto, quale la loro importanza?
Il networking è importante, oserei dire fondamentale soprattutto per noi che come Onlus siamo ancora agli inizi. E poi lo dice la parola stessa: cooperazione, cooperare, agire insieme e mettere insieme le forze. Fare rete vuol dire -oltre alla possibilità di farsi conoscere, avere maggiore visibilità e raggiungere quindi un numero sempre maggiore di persone- avere l’opportunità di imparare dall’esperienza degli altri e confrontarsi con la professionalità di persone che fanno questo mestiere da più tempo; significa potersi confrontare sui metodi con cui si cerca di raggiungere obiettivi comuni. Ci sono bandi di progetto a cui si può partecipare solo se si è in partnership con altre associazioni o enti e proprio in questo periodo Capramagra sta lavorando alla scrittura di un progetto in cordata con altre due realtà della cooperazione e del volontariato attive nell’area di Milano.
Per portare avanti idee e progetti servono però fondi, senza i quali anche con tutta la buona volontà di questo mondo non si va molto lontano. Nel caso di una associazione o di una Onlus come la vostra quali sono i canali? Penso ai bandi, al fundraising o alle donazioni. E' corretto? Ce ne sono altri?
Si, i canali di finanziamento principali cono questi: partecipazione ai bandi, organizzazione di eventi con lo scopo di raccogliere fondi, donazioni. Un altro modo per trovare i finanziamenti necessari è presentare i propri progetti alle varie fondazioni private e sperare che siano interessate a sostenerli. Oltre a questo, nel caso delle Onlus, è possibile ricevere il famoso 5 per mille.
Oggi più che mai internet ha assunto un importanza fondamentale sia per la comunicazione e veicolazione delle proprie idee e progetti, ma anche come strumento funzionale alla loro realizzazione, così come alla creazione di reti sociali che attorno a quei progetti si possano aggregare e magari contribuire al loro sviluppo. In un contesto come il vostro quanto conta, che uso ne fate? Per Capramagra quanto incide e quanto uso fa di questi strumenti? Ad esempio mi viene da tornare sul tema del fundraising o delle donazioni. Oggi in rete esistono strumenti che vanno in questo senso?
Si parlava prima dell’importanza del networking, del fare rete.. ecco, in un’era in cui social network come facebook e twitter scandiscono la vita delle persone e fanno da collettore di informazioni avere un sito internet e affidarsi alle newsletter per la diffusione di notizie e iniziative non basta più. E’ necessario essere in rete, condividere contenuti, stimolare la partecipazione della gente. Ho sempre avuto l’impressione che per globalizzare un marchio di abbigliamento, una catena di fast-food, un certo tipo di musica o una moda fosse più immediato e più facile che riuscire a globalizzare i diritti delle persone, l’idea di uno stile di vita differente o l’attenzione verso certe tematiche come l’accoglienza e la valorizzazione degli individui al di là di ogni credo religioso, appartenenza etnica e provenienza geografica. In questo senso i social network possono essere una grande opportunità. Capramagra, che è presente sia su facebook che su twitter, prova a proporre notizie relative al proprio ambito di intervento stimolando la discussione e il confronto tra le persone.
Certo, poi la visibilità e la possibilità di poter raggiungere tante persone contemporaneamente invitandole a partecipare alle varie iniziative o a sostenere i nostri progetti è altrettanto importante e funzionale all’associazione.
E' giunto il momento di chiederti nel concreto quali sono i progetti sviluppati dalla vostra associazione, quali quelli in corso e con chi, nel caso di eventuali partnership.
La mission di Capramagra Onlus è promuovere attività e progetti di tipo socio-educativo rivolti ai paesi in via di sviluppo. Ad esempio abbiamo appena attivato un progetto a La Carrière, che si trova alla periferia di Antananarivo, capitale del Madagascar: si tratta di un progetto a sostegno di una scuola agricola in collaborazione con la con la congregazione delle Suore di San Giuseppe di Aosta, presenti sul territorio da alcuni decenni e quindi ben radicate nella comunità malgascia. Qui in Italia invece siamo attivi nell’area di Milano e ci proponiamo per percorsi di Educazione allo Sviluppo nelle scuole, perché riteniamo sia importante sensibilizzare ed educare anche in ambito scolastico relativamente ai temi, ad esempio, dello sviluppo sostenibile e del consumo critico, del diritto all’infanzia, della tutela dei migranti e dell’educazione alla pace. Un altro filone lungo cui Capramagra si muove è quello dell’organizzazione di conferenze e momenti di incontro tra i diversi attori del terzo settore e del panorama culturale: nel corso del tempo abbiamo organizzato in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano un convegno sul co-sviluppo e un paio di conferenze a cui hanno preso parte diversi attori della cooperazione italiana. Ci stiamo lanciando in questi giorni in una nuova avventura, i “Mercoledì da capre", in cui ci impegniamo con cadenza mensile a dare spazio ad autori di libri inerenti alle tematiche di attualità o comunque inerenti allo spirito del gruppo. Questo mercoledì ad esempio ospitiamo Antonella Appiano che ci presenterà il suo libro che parla della situazione siriana e del regime di Assad.
Temi come quelli della cooperazione, dello sviluppo, dell'integrazione e dell'immigrazione sono all'ordine del giorno e sono molto sentiti sia nel dibattito politico che in quello della società civile, finendo spesso per sfociare in infuocate discussioni che molto spesso si fondano più su delle false conoscenze sulla paura. Molti dei vostri progetti sono costruiti e hanno uno scopo informativo e divulgativo di queste tematiche. Quanto è importante informare? La gente che viene a contatto con queste informazioni cambia il suo modo di relazionarsi e il suo atteggiamento rispetto a questi temi, e n Italia a come siamo messi?
L’informazione è senza dubbio molto importante, ma mi rendo conto che a volte si è bombardati da notizie e dati. Quello che noi come associazione ci proponiamo è offrire spazi di riflessione e confronto, dando risalto all’esperienza e alla storia delle persone. Mi spiego meglio: quando le notizie le leggi sul giornale, o su internet fai fatica ad immedesimarti e ad esserne coinvolto e il rischio è quello di generalizzare. Quando invece conosci la storia del singolo individuo ti ci immedesimi, scatta un meccanismo di empatia che ti fa scoprire che la persona che hai davanti è esattamente uguale a te e che quello che rende diversi non è motivo di discriminazione, ma di scambio e crescita.
Tante volte rispetto al tema dell’integrazione e dell’immigrazione esce il ritratto di un’Italia razzista e intollerante, però ci sono anche tanti esempi di integrazione e accoglienza che forse hanno meno risalto mediatico, ma sicuramente hanno una grande rilevanza nel tessuto sociale in cui si verificano.
L'ultima domanda vorrei sfruttarla per chiederti qualche tua previsione sul futuro. Ci sono le prospettive per un mondo e una società più equi e sostenibili. Cosa possiamo fare, anche nel nostro piccolo?
In un periodo di crisi globale come quello che stiamo attraversando è difficile prevedere il futuro. Certamente l’instabilità internazionale, la recessione, i tagli, la disoccupazione fanno pensare che sia più un aumento dell’iniquità e delle disuguaglianze sociali, piuttosto che il contrario. Potrà sembrarvi retorica ma credo che in realtà ogni persona possa fare la differenza. Leggevo ieri qualcuno che diceva che le cose cambiano anche quando per lavarci i denti chiudiamo l'acqua se non necessaria, quando mangiamo cibi che non alimentano mercati violenti, quando non sprechiamo quello che abbiamo. Mi trovo profondamente d’accordo con questo. Credo sia importante che ognuno inizi davvero a prestare attenzione anche ai piccoli aspetti della quotidianità, anche senza rivoluzioni estreme. L’attenzione, dunque, e il provare sempre a mettersi nei panni degli altri.
Photo credit: Capramagra
Inside an NGO: Capramagra, between cooperation and development
A few days ago I talked about cooperation and development with Emanuela Carabelli, one of the founders of the Capramagra association. From that conversation a few questions were born to better understand the work behind it and that keeps the association alive, but also to learn a bit more about these realities.
The Capramagra Association was born in 2008, which deals with projects for the Education for Development and International Cooperation for Development. Where did the inspiration for this project come from?
Capramagra was born as a student group in 2001 in the Cattolica University in Milan. The idea came from some students of the Cooperation for Development class, and it aims to stress the themes related to international cooperation such as human rights, sustainable development, immigration and peace inside the University. A sort of tam-tam that recalls the African tradition (inspiration for the name "Capramagra", which literally means "thin goat", because the bongos used for tam-tam sound better if they're made with the skin of the thinner goats), which is made of meetings, conferences and more or less rough exchanges of opinions during group meetings that continues to widen and has students coming from other faculties, especially Psychology. It's becoming a strong group, we manage to work well together and we get good results, strong relationships are formed, so that when the first ones start graduating we realize that it would be a shame not to keep in touch. There's also the finding a job matter, and entering the world of cooperation isn't easy because a lot of experience is needed, so between one idea and the other we find ourselves in Parco Sempione in a hot Saturday afternoon at the beginning of July 2008, and we say that our passion for cooperation is definitely there, and it would be a pity not to try and apply the stuff that we learned. And even if things go wrong, we have the chance to learn something and get some of that experience we were talking about earlier. So we make the Association and at the end of 2010 we are recognized as an NGO.
On Intervistato we often talk about Startups and young businesses. Passion and dedication are always the ones that emerge, the work and difficulties behind a project like this. In your case, or in the case of organizations like yours, what's the type of work, passion and dedication that are needed ?
Exactly, at the base of it all are passion and work, the values that made us try hard when we were a newly constituted association, without any funds and only with a few contacts. There were moments when we thought we wouldn't get to go forward, and during meetings we would just look at each other and say "So? What now?", almost giving in to despair. I think the key to our small success is the friendship that has kept us together, sharing values and the strong will to do something practical. We work at our projects as volunteers, we don't get a salary. We meet once a month to catch up on things, we work in groups and for us Internet, email and Skype are vital. It happens that we work after dinner and on Saturdays and Sundays, because during the week or during workdays everybody works or studies. Someone is abroad, in Zambia, or Namibia, in the Balcans or in London, and each and every one of us brings a contribution.
In December 2010 Capramagra is recognized as an Onlus. Can you explain the difference between a simple association and an Onlus? What does it imply?
Onlus is an acronym for NGOs and is basically the name used in financial terms to identify associations which have social solidarity as a primary goal. This means that associations recognized as Onlus benefit from financial help in matter of taxes, but can't do any commercial activity since they're not for profit. Any money that is earned is reinvested in the organization of activities that are aimed to reach the decided goals that are indicated in the Statute of each Onlus. Being recognized as on Onlus means being able to participate to projects that normal associations, recognized or not, usually don't have access to. I'm talking about, for example, EU projects.
We were talking about work and dedication earlier and how after two years you have obtained the title of Onlus. I'd like to ask, at this point, which have been the greatest difficulties on this way and what are the ones that you still deal with?
Apart from bureaucracy, the initial difficulty was understanding how to move and in which way to channel experiences, attitudes and competence that each and every one of us had. As I said earlier, another difficulty was finding a place to start from. Now, in a moment when the funds destined to international cooperation are fewer and fewer, the greatest difficulty is finding funds to carry on with already started projects and structure new ones.
You told me that some of your projects are the result of partnerships with NGOs and no profit organizations that have goals and values that you share. As a professional deformation, I have to ask about networking, relationships and collaborations. How much do they count in this context, what is their meaning?
Networking is important, I'd say vital especially for us, as a newborn Onlus. By the way, the word speaks for itself: cooperation, to cooperate, to do things together and put strengths together. Networking means - apart from the chance to getting yourself known, have more visibility and reaching an increasing number of people - having the chance to learn from other people's experience, people who have been doing this for years. That means being able to talk about the methods used to reach common goals. There are projects that you can participate in only if you're partnered with other associations: these weeks Capramagra is working to write a project with other two realities of cooperation and volunteering active on the Milan territory.
Bringing forward ideas and projects needs funds, without them not even all the good will in the world will take you far. What are the channels in the case of an association or Onlus like yours? I'm thinking about fundraising and donations. Is that correct? Are there other channels besides these?
Yes, the main financing channels are these: participations to projects, organization of events with the goal of fundraising and getting donations. Another way to find the necessary funds is to present the projects to various private fundations and hope that they might be interested in supporting them. Apart from this, for Onluses it is also possible to receive a 5/1000 from taxes.
Today more than ever Internet has become vital both for communicating ideas and project, but also as a functional tool for their realization, like the creation of social networks that aggregate around and that can contribute to their development. In a context as yours, how important is it? What use do you make of it? Speaking of fundraising and donations, are there any online tools that go in this direction?
We were talking earlier about the importance of networking. In an era in which social networks as Facebook and Twitter set the pace for people's lives and act as an information repository, having a website and using newsletters for the diffusion of news and initiatives isn't enough anymore. It's necessary to be online, share content, stimulate participation. I've always had the impression that in order to globalize a fashion brand, a fast-food chain, a certain type of music or trend was easier than globalizing human rights, the idea of a different lifestyle or the attention towards certain topics as giving value to individuals beyond religious beliefs, ethnicity or geographic provenience. In this sense social networks can be a great opportunity. Capramagra, which is present both on Facebook and Twitter, tries to give news relative to its field of intervention, stimulating conversation between people.
Visibility and the possibility of reaching many people inviting them to participate in various initiatives or sustaining your projects is just as important and functional to the association. What are the projects that your association has done?
Capramagra Onlus' mission is to promote socio-educational activities and projects that are designed for developing countries. For example we have just activated a project at La Carrière, which is at the perifery of Anananarivo, capital of Madagascar: the goal is to sustain an agricultural school in collaboration with the San Giuseppe of Aosta nuns, who have been present on the territory for decades and well integrated in the malgascia community. Here in Italy we're active on the territory of Milan and we propose our activities for Education to Development in schools, because we think it is important to educate young people on the matters of sustainable development, critical consumption, the right to childhood, protection of migrants and the education to pace. Another strategy is the organization of conferences and meetings between actors of the third sector and the cultural scene: in time we've organized, in collaboration with the Cattolica University of Milan a meeting on co-development and a couple of conferences in which several important figures of Italian cooperation have participated. We're also launching a new project these days, "Goat Wednesdays", with which we set ourselves on a monthly basis to give space to authors of books about topics that are very hot or alligned with our group's spirit. This Wednesday, for example, we hosted Antonella Appiano who
presented her book which is about the Syrian situation and Assad's regime.
Topics as cooperation, development, integration and immigration can be seen on a daily basis and are very delicate both in the political debate and the society debate, often finishing in rough discussions that are mostly based on false news and fear. Many of your projects are built with the goal of giving information and divulgate news on these topics. How important is it to inform? Do people who come into contact with this information change their point of view? How about Italy?
Information is undoubtedly very important, but I realize that sometimes we are submersed by news and data. What we would like to do as an association is to offer food for thought, giving space to experiences and personal stories. When you read stories on the Internet or on newspapers, it's difficult to put yourself in those people's shoes and the big risk is that you end up generalizing. But when you know the story of single individuals, then you get into their shoes, there's instant empathy between you and that person, which actually makes you realize that he or she is just like you, and what makes you different isn't a reason to discriminate, but to exchange and grow. Many times the topic of integration and immigration gives a negative image of Italy, as an intollerant and racist country, but there are also many example of integration and welcoming that aren't publicized as much, but surely they have great relevance in the social tissue they happen in.
My last question is about your ideas for the future. There are perspectives for a world and a society that are more equal and sustainable. What can we do, as simple citizens?
In a time of global crisis as the one we're facing it is difficult to make previsions for the future. Certainly international instability, recession, cuts, unemployment make us think that the future reserves even more disequality and iniquity, rather than the contrary. This might look like retorical speaking, but I believe that the reality of each and every person can make the difference. I was reading yesterday about someone who said that things change even when we don't waste water while brushing our teeth, when we eat foods that don't feed violent markets, when we don't waste what we have. I agree profoundly with this. I think it is important that everyone starts to pay attention to small aspects of daily life, even without extreme revolutions. Attention, and always trying to put yourself in other people's shoes.
Matteo Castellani Tarabini
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