▼ Il tweet del giorno
Berlusconi: "Presidente della Convenzione? Solo una battuta". Come quando prometteva un milione di posti di lavoro ed il rimborso dell'IMU.
— Il Triste Mietitore (@TristeMietitore) 08 maggio 2013
venerdì 29 giugno 2012
Nel segno di Mario
Questa mattina ero al bar mentre aspettavo la corriera che da Modena mi avrebbe riportato verso la Bassa. C'era una certa quiete dopo il trambusto della notte, passata tra bagordi e clacsonate al ritmo dell'ossessivo riff che fu di quel "Seven Nation Army", hit dei White Stripes di qualche anno fa (per chi non ricordasse).
Mentre entravo la mia mente si era già predisposta alla chiacchiera da bar, quella classica che ci si può aspettare dopo una cavalcata come quella azzurra che nel giro di una manciata di giorni ha fatto fuori i maestri del calcio Inglesi e i tedeschi, vecchi compagni di sfide epiche sempre finite (grazie a dio) con la vittoria Italiana.
I vecchietti, già pimpanti di prima mattina, discutevano animatamente attorno ai tavolini, qualche canchero tirato qui, un bianchino ordinato là e a far da tappeto il ronzio del condizionatore scalcagnato e l'audio di una TV troppo bassa che rimandava in loop le immagini della partita Italia-Germania (a dire il vero tutte le partite tra Italia-Germania).
Mario qui, Mario là, Mario grande, Mario eroe, ma hai visto cosa ha fatto? E alla sua età, davvero bravo.
Erano esaltati, vedevi i loro volti brillare di una gioia quasi infantile.
Quando ho deciso di inserirmi nella conversazione uno di loro ha urlato al barista: hey, vogliamo cambiare canale? Basta col calcio. Metti sulla borsa.
Il barista (cinese) intimidito e interdetto dalla sculacciata verbale (forse pensava di aver fatto cosa gradita sintonizzando il televisore sull'elogio calcistico azzurro) ha cambiato.
Sullo schermo si vedevano le borse salire mentre giungevano le notizie di uno spread che si abbassava. Qualche secondo di silenzio e poi eccoli riprendere con ancora più veemenza. Sole24ore alla mano, occhio agli indici. Poi un urlo: Forza Mario!!
Allora ho chiesto. Scusate, ma di che Mario parlate? Monti, mi hanno risposto loro. Pensavo a Balotelli ho ribattuto. Ma quello mica ha potere sui soldi delle pensioni che abbiamo investito hanno risposto.
Eccolo, questa mattina il loro eroe. Mario, il tecnico. Mario il loro coetaneo. Mario che stanotte ha combattuto un'altra sfida contro la Germania e mezza Europa. Vincendo. Questa mattina i vecchietti al bar tifavano Mario Monti, non Balotelli. Anche questa è l'Italia.
Matteo Castellani Tarabini
Photo credit: Wired.it
In the sign of Mario
This morning I was at a bar while waiting for the bus that from Modena would bring me back to the countryside. There was a certain silence after the celebrations of the night, spent drinking and blowing the horn on the rhythm of "Seven Nation Army", hit of the White Stripes a few years ago (for those who don't remember).
While I was walking in, my mind was already prepared to the bar chat, the classical chat you can expect after a ride as the blue one that in a few days has eliminated the soccer masters, the English and the Germans, old fellows of epical challenges always ended (fortunately) with the Italian victory.
The old men, fresh in the morning, were discussing animately around tables, a few complaints here, a glass of white wine there and in the background the buzzing of the old air conditioner and the faint audio of the TV airing the same images of the Italy - Germany match (honestly, all the Italy - Germany matches).
Mario here, Mario there, Mario great, Mario the hero, did you see what he's done? At his age, really good.
They were ecstatic, you could see their faces glow of an almost childish joy.
When I decided to join in the conversation, one of them shouted to the barman: "Hey, could we change channel? Enough soccer. Let's see the financial markets".
The barman (Chinese), intimidated and surprised by the verbal aggression (maybe he thought it would be a good move to keep the TV on the celebration of the Italian success) changed channel.
On the monitor you could see the stocks rise while news of the lowering spread arrived. A few seconds of silence and then they started again with more energy. Sole24Ore in their hands, eyes on the numbers. Then a shout: Go Mario!!
Then I asked. Excuse me, what Mario are you talking about? Monti, they answered. I thought Balotelli, I answered. But that one doesn't have any power on our retirements, they replied.
There he is, their hero this morning. Mario the technician. Mario, same age as them. The Mario who tonight has fought another challenge against Germany and the whole of Europe. Winning. This morning the old men at the bar were cheering Mario Monti, not Balotelli. This is Italy as well.
Matteo Castellani Tarabini
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lunedì 25 giugno 2012
Intervistato.com | Giovanni Scrofani @jovanz74
Qualche tempo fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Giovanni Scrofani, fondatore di Gilda35 e profondo conoscitore della storia di Internet e delle comunità hacker.
In primo luogo abbiamo chiesto che cos'è Gilda35: si tratta di una comunità online, un gruppo di persone che hanno un comune interesse per le tematiche relative agli approcci creativi nell'ambito dei social network.
Il progetto è nato nel 2010, quando un tweet di Giovanni è casualmente finito in home page di Twitter. Naturalmente questo lo ha talmente incuriosito da determinarlo a fare del reverse engineering sull'algoritmo, facendo delle prove distribuite insieme a 35 amici. E' proprio da questo episodio quindi che nasce anche il nome: “gilda” infatti è un termine che viene dal mondo dei giochi di ruolo, dal “gergo da smanettoni anni '90″, come lo definisce Giovanni. Scoprirono quindi come dominare l'algoritmo dei top tweet, riuscendo a mandare in home page qualsiasi contenuto volessero, e si resero conto delle sue finalità evolutive sul mondo dei social network.
Twitter fino a quel momento era stato un newsnetwork utilizzato dagli attivisti per comunicare e trasferire notizie: con questo passaggio si iniziarono a intravedere anche finalità ludiche e ricreative. [video]
Abbiamo chiesto a Giovanni anche che cosa ne pensa dell'utilizzo che i VIP fanno di Twitter, specialmente considerando quel che è stato fatto con Il Più Grande Spettacolo Dopo il Weekend da Fiorello: a suo avviso i VIP usano i social come persone qualsiasi, affidandovi frammenti di vita, fotografie di amici e famiglia. E' però anche molto sorpreso dalla facilità con cui questo avviene. Negli anni '90 dover dare nome, cognome e indirizzo per registrarsi su un sito Internet sarebbe stato impensabile, molto probabilmente a causa della forte cultura dell'anonimato, per cui la privacy era un valore principe. [video]
Un'altra domanda fatta a Giovanni è legata alla definizione di Gilda35, legata al concetto di satira dadaista: è un concetto che viene dai forum che frequentava appunto negli anni '90, quando Internet cominciava a diffondersi in Italia. Non c'erano gli strumenti culturali per affrontare una novità di quel genere, ed era vissuto come qualcosa di nuovo ed inedito in modo molto forte. Del resto era stato atteso per decenni, essendo in origine un progetto militare per creare una rete che potesse resistere persino a un attacco nucleare.
Questo scenario quasi fantascientifico portò anche all'introduzione di nuovi concetti come l'informazione vivente, la singolarità, l'intelligenza collettiva derivante dall'interazione tra uomo e macchina: tuttavia, quando Internet finalmente arrivò, ci si trovò spaesati. In alcuni gruppi si iniziò a parlare di dadaismo, e molte idee che poi sono diventate patrimonio comune delle comunità online, e degli ambienti in cui si parlava di attivismo, hacking e controcultura, venivano proprio da questo movimento.
Improvvisamente si era creata la possibilità di creare forme di creatività inedite. I meme, ad esempio, nella loro semplicità fanno considerazioni geniali, persino portare avanti campagne politiche in modo inedito. Basti pensare a Occupy Wall Street, che nasce come uno scherzo di AdBusters. [video]
Abbiamo chiesto a Giovanni che cosa è Anonymous: si tratta di una comunità online gigantesca, non nata su Wikileaks. E' molto più grande e importante di Wikileaks, e nasce sulle reti di 4chan, una imageboard anonima. Anonymous dà molta importanza alla figura dell'anonimato, principio affermato con forza specialmente durante le iniziative contro Scientology, che è stata oggetto di una serie di manifestazioni organizzate da Anonymous.
I social network dunque fanno da cassa di risonanza di questa importante presenza online, mentre l'anonimato permette una creatività spaventosa. Sui social network ci si limita al repost, a riproporre contenuti, mentre l'anonimato non solo fa esplodere le capacità creative, ma paradossalmente permette di parlare di politica in modo libero. [video]
Infine abbiamo chiesto come evolverà, a suo avviso, l'utilizzo dei social network e di Internet in sé come strumento. Secondo Giovanni, quando si parla di Internet bisogna farsi dei grandi bagni di umiltà. Si tratta di un fenomeno immenso, di cui vediamo solamente una minima parte. [video]
Vi invito naturalmente a visionare l'intervista integrale, molto più ricca rispetto a questa mia breve sintesi.
Buona visione!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Intervistato.com | Giovanni Scrofani
Some time ago we had the pleasure of interviewing Giovanni Scrofani, founder of Gilda35 and great expert of the history of Internet and hacker communities.
First of all we asked what Gilda35 is: it's an online community, a group of people who have a common interest for topics related to creative approaches in the field of social networks.
The project was born in 201, when one of Giovanni's tweets happened to end up in Twitter's home page. Naturally this made him very curious, so he decided to do some reverse engineering on the algorythm, and do some distributed attempts together with other 35 friends. It's from this episode that the name was born: "gild" is a term that comes from roleplaying, the 90s nerd language, as Giovanni calls it. They discovered how to dominate the top tweet algorythm, and managed to put in home page whatever content they wanted. This made them realize the evolutive goals on the world of social networks.
Until that moment Twitter had been a newsnetwork, used by activists to communicate and transfer news: with this passage they started to see playful and recreative goals. [video]
We asked Giovanni what he thinks about the use VIPs make of Twitter, especially considering what has been done with Il Più grande spettacolo dopo il weekend by Fiorello: he thinks VIPs use social networks as normal people do, publishing fragments of life, photos of friends and family. He is very surprised though by the ease with which this happens. In the 90s, having to give name and surname to register on an Internet website would have been outrageous, most probably because of the strong anonimity culture, for which privacy was a fundamental value. [video]
Another question we asked Giovanni is linked to the definition of Gilda35, related to the concept of dada satire: it's a concept that comes from the forums he used to read in the 90s, when Internet was starting to spread in Italy. There were no cultural tool sto deal with such a new scenario, and it was lived as something new in a very strong fashion. People have been awaiting it for decades, since it originally was a military project to create a web that could resist even a nuclear attack.
This almost Sci-Fi scenario brought us to the introduction of new concepts such as living information, singularity, collective intelligence derived from the interaction between man and machine: however, when Internet finally came, people were confused. In some groups there started to be talk of dadaism, and a lot of ideas that became common patrimony of online communities, activists, hackers and counterculture, came exactly from this movement.
All of the sudden there was the possibility to create new forms of creativity. Memes, for example, in their simplicity do some brilliant statements, and can even bring forth political campaigns. Just think about Occupy Wall Street, that was born as an AdBusters joke. [video]
We asked Giovanni what Anonymous is: it's a huge online community, not born on Wikileaks. It's bigger and more important than Wikileaks, and it was born on the web of 4chan, an anonymous imageboard. Anonymous gives a lot of importance to the anon figure, a principle that was strongly afirmed during the initiatives against Scientology.
Social networks mean resonance for this important online presence, while anonimity allows for an incredible creativity. On social networks we're limited to repost, and re-propose contents, while anonimity not only explodes creative capacities, but strangely it allows us to talk about politics freely. [video]
Finally we asked how, in his opinion, the use of social networks and Internet per se as a tool wil evolve. Giovanni thinks that when we talk about Internet we should all be very humble. It is immense, and we can only see a tiny part of it. [video]
I invite you to view the full interview, much richer than my brief synthesis.
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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sabato 23 giugno 2012
Intervistato.com | Luca Sofri @lucasofri #ijf12
Ultima intervista per la serie Intervistato Journalism Festival direttamente dal Festival del giornalismo di Perugia, dove abbiamo avuto il piacere di intervistare Luca Sofri, giornalista italiano fondatore de Il Post.
Per prima cosa abbiamo chiesto a Luca Sofri quale sia al momento la situazione per quanto riguarda l’integrazione tra giornalismo tradizionale e nuovi media. Nonostante non sia chiarissima al momento la direzione, e i modi, in cui questa strada potrà essere percorsa un punto fermo, come ci dice Sofri, è stato percepito, anche se non da tutti ancora, ed è l’enorme potenziale di mercato, di modi di raggiungere potenziali lettori attraverso i social network.
Oggi, continua, strumenti come i social network o Google posseggono un potenziale di gran lunga maggiore rispetto a quello che gli stessi siti di informazione hanno di attrarre lettori a sé. La maggior parte degli utenti non vanno su quei siti perché gli interessano quei siti nello specifico, ma vengo raggiunti dai loro contenuti durante la navigazione su Google appunto, o sui social network mentre fanno altro. [video]
Parlando di Citizen Journalism invece Luca pensa sia una definizione semplificata creata dai media, come in molti altri casi, per semplificare e rendere più comprensibile la cosa ma finendo per rendere vaga e generica una cosa che in realtà è inafferrabile, perché dentro il Citizen Journalism ormai si tende a metter dentro qualunque cosa, anche quelle che in alcuni casi sono semplicemente “testimonianza”. [video]
Calzante è l’esempio che fa a proposito della segnalazione di un terremoto: ” quando io leggo su twitter che qualcuno ha segnalato che c’è stato un terremoto, il fatto che quel qualcuno lo abbia segnalato non è citizen journalism, ma la testimonianza che c’è stato un terremoto” e ancora “il semplice fatto che tu ti trovi davanti a qualcosa che sta succedendo e lo riprendi con la tua telecamera non è citizen journalism, sei stato bravo, avevi una telecamera. Hai semplicemente registrato il racconto di quello che stava succedendo e quello permetterà di diffonderlo, ma il giornalismo è altra cosa”. Come spiega Sofri il giornalista può partire dalla semplice “comunicazione” di un evento che gli viene riferita, ma poi la stessa deve venire elaborata, verificata e trasformata in notizia.
Con Luca Sofri abbiamo poi parlato di nuovi modelli, vedi quello dell’Huffington Post (che sta per arrivare anche in Italia) su tutti. Luca a proposito di Huffington ci dice che il modello in questione è difficilissimo da seguire perché necessita di spalle larghe, grandi investimenti di partenza e un grande know out, ma ne sottolinea la loro bravura, a fronte di grandi investimenti, nell’esser stati capaci di cavalcare tutte le varie potenzialità che la rete metteva a disposizione aggregandole in grande calderone che certamente dal punto di vista quantitativo poi finisce per portare gioco forza grandi numeri. [video]
Tra gli altri temi che abbiamo affrontato con Sofri ci sono poi i nuovi modelli di business nel mercato italiano (confrontandoli con quello che già succede all’estero), l’online vs. il cartaceo, cosa pubblicato sulla carta e cosa su web, grande dilemma dei media nostrani ma non solo. Insomma, tanta carne al fuoco su nuovi media, futuro dell’informazione e relativi modelli di business, ma anche cultura del lettore. [video]
Vi invitiamo a visionare l’intervista, molto ricca di spunti e riflessioni!
Buona visione!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
Intervistato.com | Luca Sofri #ijf12
Our last interview for the Intervistato Journalism Festival series directly from Perugia was with Luca Sofri, Italian journalist and founder of Il Post.
First of all we asked Luca what is currently the situation regarding the integration of traditional journalism and new media. Even though the direction and the modalities aren't currently clear, there is a reference point that has been percevied, even though not by everyone, the market potential, and ways to reach potential readers through social networks.
Today, he says, tools like social networks or Google have a potential to attract readers that is a great deal bigger than information websites have. The majority of users don't go to those websites because they're interested in those websites specifically, but they are reached by their content during Google researches, or on social networks while they're doing something else. [video]
Talking about Citizen Journalism, Luca believes it's a simplified definition created by media, as in many other cases, to make it simpler and more comprehensive, but ending up by making it vague and generic. Citizen Journalism is impalpable, because everyone puts anything inside the difinition, event the cases that are simply a testimony. [video]
He made the example of an earthquake: "when I read on Twitter that someone announced an earthquake, the fact that it was written isn't citizen journalism, but the proof that an earthquake has happened" and "the fact that you're in front of something that's happening and you record it with your camera isn't citizen journalism, you were good, you had a camera. You simply recorded the story of what was happening and this will make it known and spread, but journalism is something else." As Sofri explained, the journalism can start from the comunication of an event, but then it has to be elaborated, verified and transformed into news.
We also talked about new models, such as the Huffington Post (which is about to come to Italy as well). Luca says it's a very difficult model because it needs broad shoulders, great investments at the beginning and a great know how. He praises the ability of being able to seize all the opportunities the web had to offer, putting them in one huge pot that has to bring great numbers. [video]
Among other topics we talked about with Sofri there are new business models in the Italian market, compared to what's happening abroad, online vs. paper, what to publish online and what on paper, the great dilemma of Italian media and not only. A lot of information about new media, the future of infomatio, business models, and reader culture. [video]
I invite you to view the video interview, much richer than this brief synthesis.
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
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Una vera #Europa politica potrebbe salvarci dalla #crisi?
I Greci indicavano con Europa la parte occidentale del mondo da loro conosciuto, e rispetto all'Oriente ne valorizzavano come differenza la libertà, fattore fondamentale della vita associativa in Grecia.
E' quindi difficile ritenere che oggi si possa mettere in qualche modo in discussione la presenza della Grecia nella moderna Europa, visto che è proprio sulle sue fondamenta greche e latine che essa si poggia.
L'Europa è entrata in crisi molte volte nella sua storia ma nessuno si aspetta (e soprattutto nessuno si augura) che la Storia possa ripetersi ancora alle stesse condizioni, soprattutto quelle del Martedì Nero del 1929, fra le concause della Seconda Guerra Mondiale. La popolazione europea di oggi è più vecchia e decisamente meno militarista di allora. Anche se ci sono segnali che anche oggi preoccupano: il ritorno in moltissimi paesi agli estremismi di destra e di sinistra e la possibile reazione populista ne sono solo un esempio. Inoltre stanno emergendo movimenti anti-conformisti, come Grillo ed il Partito dei Pirati, che potrebbero mettere in discussione il percorso europeo.
(Fortunatamente) è quasi certo che il populismo del nostro tempo non ci porterà a nessuna guerra. Ma resta il problema di governare, cosa che in Europa è sempre più difficile: non c’è infatti nessun leader europeo eletto due volte. Con il clima generalizzato di austerità, chi è in carica risulta sempre perdente ad ogni possibile elezione.
Resta il fatto che il lungo processo d'integrazione europea ha garantito ad oggi oltre 60 anni di pace nel nostro continente, dato troppo spesso dimenticato; il più grande risultato di questo faticoso (e a volte doloroso) progetto resta comunque l'Euro, conquista per oltre 320 milioni di europei in 17 Paesi diversi, un pezzo di Europa in mano a ciascuno di noi ogni giorno. Ma una moneta non basta a renderci un popolo e la formula “unita nella diversità”, che doveva contraddistinguere l'Europa, e quindi il progetto europeo, mai come oggi suona poco più che uno slogan.
Il 1 gennaio del 2002, Romano Prodi, allora presidente della Commissione europea dichiarava: “Sono certo che l’Euro rafforzerà l’economia dell’Europa e contribuirà molto allo sviluppo di una identità europea”.
Forse non è andata esattamente così, ma lo stesso Prodi ammoniva già allora che la moneta da sola non sarebbe bastata e che la prima crisi avrebbe costretto gli europei a guardare più lontano. Con l'introduzione dell'Euro, il forte Marco tedesco di fatto cambiava nome diventando qualcosa di nuovo: l'unione monetaria era una vera e propria scommessa politica ed economica sul futuro degli europei.
Una scommessa che dava poche certezze (come il Trattato di Maastricht del 1992, largamente in deroga per diversi Paesi della zona euro) e molte incertezze (nessuna reale unione politica, fiscale, di bilancio fra i Paesi dell'UE, e nessuna omegenizzazione concreta in ambito economico-finanziario, per esempio con misure simli alla Tobin Tax, mai entrate in vigore).
Inoltre l'unione monetaria era stata concepita su una banca centrale europea debole (la BCE) e sul Sistema europeo delle banche centrali (SEBC): un meccanismo basato su un compromesso al ribasso, tipico di molte politiche europee.
Questi squilibri restano a tutt'oggi fra le cause principali della crisi economica europea che stiamo vivendo, e che potrebbe durare oltre una decade se non si dovesse cambiare drasticamente il passo. Anche nel migliore degli scenari possibili, questa crisi ha già consegnato un enorme shock economico-finanziario all'Europa Latina e soprattutto a quella dei PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna).
Va ricordato infatti che l'effetto domino causato dal fallimento di economie perifiche (proprio come la Grecia) sarebbe devastante su tutta l'Europa, basti pensare che l’attuale 42% delle esportazioni della Germania è nell'eurozona e pesa otto volte l’ammontare dell’export tedesco verso la Cina. A nessuno converrebbe quindi far fallire i propri principali clienti. Già Helmut Kohl aveva capito che l'unione monetaria poteva essere un embrione di una federazione e che non costituiva in sé la meta.
Quindi c'è una soluzione possibile? Forse si, proprio con un sistema federale basato su una carta fondativa più simile alla Costituzione Americana degli Stati Uniti d'America (e non al timido tentativo della Costituzione Europea di Roma del 2003, bocciata dal referendum francese e olandese del 2009), anche se probabilmente all'Europa basterebbe anche solo una confederazione.
In ogni caso l'obiettivo sarebbe sintetizzabile in tre grandi scelte non più rimandabili per il nostro continente: vera unione bancaria europea, ricapitalizzazione delle banche europee in crisi con i fondi provenienti dal Meccanismo Europeo di Stabilità, e un nuovo piano che assicuri la conversione di parte dei debiti nazionali in Eurobond (ovvero il progetto proposto proprio da Prodi e Quadrio Curzio sugli EuroUnionBond già il 23 agosto del 2011). Restando con i piedi per terra, il fiscal compact a confronto sarebbe una passeggiata.
Nei prossimi post cercherò di fare una sintesi di queste tre grandi sfide che potrebbero cambiare per sempre il volto dell'Europa che conosciamo. Stavolta non decidere potrebbe essere davvero l'ultima scelta che l'Europa comunitaria fa.
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
Could a true political Europe save us from the crisis?
The Greeks called Europe the western part of the world they knew, and in opposition to the East they valued its freedom, a fundamental factor in the associative life in Greece. It is very difficult today to think that Greece's presence in Europe can be discussed, since it is on its Greek and Latin foundation that it currently stands.
Europe has seen several crisis in its history but nobody expects (and most of all nobody wants) that History repeats itself in the same conditions, especially those of the Black Tuesday of 1929, among the concauses of the Second World War. The European population of today is older and definitely less militarized than then. Even though there are worrying signals: the return of right and left wing extremisms in many countries and the possible populist reaction are just an example. Moreover, anti-conformist movements are starting to grow, such as Grillo and the Pirates, that could put the European path in doubt.
(Luckily) it is almost certain that nowaday's populism won't bring us to a war. But there's still the governmet problem, which is becoming more and more difficult in Europe. There is no European leader that is elected twice. With the generalized austerity climate, who is in charge always loses elections.
And yet the long process of European integraation has guaranteed more than 60 years of peace in our continent, a fact that is too often forgotten: the greatest result of this difficult (and sometimes painful) project is the Euro, the achievement of 320 milion Europeans in 17 countries, a piece of Europe in our hands every day. But a currency isn't enough to make us a people, and the definition "united in diversity", that was supposed to characterize Europe and the European project, now almost sounds like an empty slogan.
On January the 1st 2002 Romano Prodi, who was then President of the European Commission declared: "I am certain that the Euro will reinforce Europe's economy and will contribute greatly to the development of an European identity."
Maybe that's not exactly how it went, but Prodi himself said that a currency by itself wouldn't be enough, and that the first crisis would constraint Europeans to look further. With the introduction of the Euro, the strong German Mark simply changed its name, becoming something new: the monetary union was a true political and economical bet on the future of European people.
A bet that gave few certainties (like the Maastricht Treaty of 1992, largely notwithstanding for several countries of the Euro zone) and many uncertainties (no real political, fiscal, accounting union among the countries of the EU, and no concrete omogeneization in the economical and financial field, for example with measures such as the Tobin Tax, that has never been applied).
Moreover the monetary union had been conceived by a weak European Central Bank (the BCE)and on the European System of Central Banks (SEBC): a mechanism based on lowering compromise, typical of many European politics.
These unbalances remain among the main causes of the European economical crisis we're living, and that might last more than a decade if things aren't changed drastically. Even in the best of scenarios, this crisis has already been a huge economic and financial shock to Latin Europe and especially the PIIGS (Portugal, Italy, Ireland, Greece and Spain).
We must remember that the domino effect caused by the failure of periferal economies (such as Greece) would be devastating on all of Europe, just think that the current 42% of export from Germany is towards the Eurozone and weights eight times the amount of German export towards China. Nobody wants to see their main clients fail. Helmut Kohl had already understood that the monetary union could be the embryo of a federation and that it didn't constitute a goal per se.
So is there a possible solution? Maybe, with a federal system based on a Foundation Act more similar to the American Constitution (and not the timid attempt of European Constitution of Rome in 2003, sunk by the Holland and French referendum), even though Europe could probably even do only with a confederation.
In any case the goal would be synthetizable in three great choices that cannot be delayed for our continent: a true European bank union, ricapitalization of European banks in crisis with funds from the European Stability Mechanism, and a new plan that can ensure the conversion of part of the national debts in Eurobonds (which is the project Prodi and Quadrio Curzio had proposed on the EuroUnionBond on the 23rd of August 2011). Keeping our feet on the ground, the fiscal compact in comparison would be a piece of cake.
In the next posts I'll try to make a synthesis of these three great challenges that might change Europe as we know it forever. This time not taking a decision might truly be the last choice comunitary Europe makes.
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
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#TgWild 23.06.12 - "Indagato per disturbo del decoro urbano"
Dopo la pausa di queste settimane, ritorniamo con un nuovo appuntamento del TG Wild, la rassegna satirica di alcune tra le notizie più interessanti della settimana, curata dalla Redazione WildItaly.
L'On. del PD Follini ha affermato che bisogna pensare a un sistema elettorale che possa creare una continuità con il governo Monti: " [...] dovremmo mandargli una cartolina precetto e chiedergli di proseguire."
Luka Rocco Magnotta, il ragazzo canadese accusato di aver ucciso e smembrato uno studente cinese, è stato avvistato a Parigi e quindi arrestato a Berlino.
Il Papa ha in piano una visita nella zona terremotata, ma "non subito". Il portavoce del Vaticano Padre Lombardi ha affermato: "Aspettare è un fatto di saggezza e attenzione."
Pierferdinando Casini, in un'intervista al Corriere della Sera, afferma che commette un errore chi ritiene di farsi dettare l'agenda dal "popolo di Internet".
Il Presidente del Senato Renato Schifani scrive una lettera al Foglio in cui afferma: "Credo di potere rivendicare a pieno titolo il diritto di chiedere a Berlusconi e all'intera classe dirigente del Pdl un'operazione verità».
Silvio Berlusconi ha recentemente dichiarato che continuerà ad essere leader, e presto tornerà in campo. Immediata la reazione di Bersani: "non c'è limite al peggio".
Durante le recenti inchieste riguardanti la trattativa Stato-Mafia, sono emerse delle intercettazioni dalle quali risulta che l'ex ministro dell'Interno Mancino avrebbe telefonato al Colle con l'obiettivo di sviare i pm e far chiudere le indagini sul suo conto.
La Cassazione conferma le pene degli agenti imputati nel caso Aldrovandi, di tre anni e mezzo di carcere. Purtroppo la loro pena è coperta dall'indulto, quindi nessuno di loro sconterà il carcere. Non sono escluse azioni disciplinarie.
Un velivolo militare turco che effettuava manovre di addestramento è stato abbattuto dalle forze siriane. Ankara ha chiesto un incontro straordinario degli ambasciatori NATO.
Il Governatore della Lombardia Formigoni è accusato di corruzione e finanziamenti illeciti, ma nega tutto: "su di me nessuna indagine in corso".
Monsignor Fernando Maria Bergallo, titolare della Caritas per l'America Latina e della diocesi di Merlo, nella periferia di Buenos Aires, è stato sorpreso a fare un appassionato bagno in mare con una donna. Immediata la smentita: "si trattava solo di una cara amica d'infanzia".
Il neo premier greco Samaras è stato ricoverato d'urgenza all'indomani dell'insediamento del suo governo e quindi operato per un distacco della retina.
Vi invito a visionare il TG Wild e alla prossima settimana!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
#TgWild 23.06.12 - "Investigated for disturbance of urban decoration"
After the break during these last few weeks, here's a new appointment with TG Wild, the satirical review of some of the most interesting news of the week, curated by the Redazione WildItaly.
MP Follini has declared that Italy must think of an electoral system that can create a continuity with the Monti government: " we should send him a postcard and ask him to go on with his work."
Luka Rocco Magnotta, the Canadian man accused of killing and dismembering a Chinese student, has been seen in Paris and then arrested in Berlin.
The Pope has expressed his intentions for a visit in the earthquakes area, but not right away. Padre Lombardi declared that "waiting is a fact of wisdom and attention".
Pierferdinando Casini, in an interview with Corriere della Sera, declared that it is a mistake to have your agenda dictated by the "people of Internet".
Senate President Renato Schifani writes a letter to Il Foglio in which he states: "I think I can fully claim the right to ask Berlusconi and the entire ruling class of Pdl an operation of truth".
Silvio Berlusconi has recently declared that he will continue to be a leader, and that he will soon come back to the political scenario. Bersani's reaction was immediate: "there's no limit to worse".
During the recent inquiries about the State-Mafia agreements, some wiretappings have emerged: it seems that ex Minister of Intern Mancino called Napolitano with the goal of getting the inquiries about him shut down.
Cassazione confirms the punishment for the agents accused of killing young Aldrovandi, 3 years and a half each. Unfortunately they are covered by indulto, so none of them will actually go to jail. There will probably be disciplinary arrangements.
A Turkish military airplane that was doing training maneuvers has been put down by the Syrian forces. Ankara has requested an extraordinary NATO meeting.
The Lombardia Governor Formigoni is accused of corruption and illegal financing, but he denies it all: "there is no inquiry about me".
Mons. Fernando Maria Bergallo, Caritas titular for Latin America and of the Merlo diocesis, in the perifery of Buenos Aires, has been caught bathing in the sea with a woman. He states that "she was only a dear childhood friend".
The Greek neo premier Samaras has been admitted urgently in the hospital because of a retina detachment. He went through surgery immediately.
I invite you to view the TG Wild and see you next week!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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venerdì 22 giugno 2012
Prossimamente: Vincenzo Cosenza @vincos
Fra qualche giorno avremo il grande piacere di intervistare Vincenzo Cosenza, social media strategist in BlogMeter, società leader in Italia nell'analisi delle conversazioni in rete e delle interazioni sui social media.
Nato a Lauria nel 1973, Vincenzo si è laureato in Economia e Commercio ed ha conseguito un Master in Management dell’Innovazione alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Ha iniziato a lavorare in Microsoft Italia nel marketing competitivo e nelle pubbliche relazioni. Da settembre 2007 a agosto 2012 è stato responsabile di Digital PR Roma (Hill+Knowlton Strategies).
In seguito è diventato Social Media Strategist e responsabile della sede romana di BlogMeter, la società sopracitata.
L’attività di ricerca, complementare alla pratica quotidiana nel campo della comunicazione sui social media, lo ha condotto all’apertura del primo Osservatorio Facebook italiano e alla creazione della Mappa Mondiale dei Social Network. Occasionalmente scrive per Nòva (Il Sole 24 Ore), Panorama Economy e fa formazione. Da marzo 2012 fa parte degli autori del magazine “Che Futuro!” diretto da Riccardo Luna.
In passato ha tradotto “La Bibbia del Marketing su Facebook” di Justin Smith, mentre il suo primo libro è “Social Media ROI” (Apogeo), uscito il 17 gennaio in ebook, corredato della prefazione di Brian Solis.
Avremo modo di parlare di molti temi relativi alla misurazione in ambito web e social media, come le misurazioni vengono effettuate, quali sono gli strumenti e in che modo i dati possono essere utilizzati per migliorare il servizio offerto ai propri utenti.
Naturalmente invito tutti a inviare la propria domanda utilizzando il form qui sotto!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Coming up soon: Vincenzo Cosenza
In a few days we'll have the great pleasure of interviewing Vincenzo Cosenza, social media strategist in BlogMeter, leader company in Italy when it comes to conversation analysis online and interaction analysis on social media.
Born in lauria in 1973, Vincenzo graduated in Economy and Commerce and has a Master in Innovation Management from the Scuola Superiore Sant'Anna of Pisa. He started working in Microsoft Italia in competitive marketing and public relations. Starting September 2007 until August 2012 he was Digital PR Responsible in Rome (Hill+Knowlton Strategies).
Afterwards he became Social Media Strategist and responsible of the Rome section of BlogMeter, the aforementioned company.
The research activity, complementary to the daily practice in the field of communication on social media, has led him to opening the first Italian Facebook Observatory and the creation of the World Map of Social Networks. Occasionally he writes for Nòva (Il Sole 24 Ore), Panorama Economy, and teaches. In March 2012 he became part of the group of authors of the magazine "CheFuturo!" directed by Riccardo Luna.
In the past he has translated "The Bible of Marketing on Facebook" by Justin Smith, but his own first book is "Social Media ROI" (Apogeo), published on the 17th of January in ebook, and accompanied by a preface by Brian Solis.
We'll have the chance to talk about a lot of topics related to measurement in the fields of web and social media, how measurements are done, what the tools are and in what way the data can be used to make the service better.
If you have a question to propose, simply fill in the form below!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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10minuticon Massimo Santamicone @azael
Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Massimo Santamicone, meglio noto in rete come Azael, blogger e scrittore autore di "Sta uscendo il sole e chi l'ha uscendo sei tu".
Abbiamo chiesto a Massimo come è nato il suo ultimo libro: innanzitutto si tratta di una raccolta di testi pubblicati sui social network, in particolare Twitter e Friendfeed, che per un fatto di curiosità ha deciso di rendere disponibile per la vendita su Amazon. E' quindi un "aforismario" delle cose scritte nell'ultimo anno: il titolo della raccolta è esso stesso un tweet che Massimo ha definito il suo tweet di maggior successo, in quanto è stato retwittato numerosissime volte. [video]
Massimo ci ha rivelato di tener traccia di tutte le cose che scrive sui social network, anche perché questi ultimi hanno una vita relativa, non offrono garanzie riguardo alla loro stabilità e permanenza nel tempo. Ha scelto dunque di tenere un archivio Word di tutto ciò che pubblica, e finora ha prodotto diverse raccolte distribuite come ebook gratuiti.
Abbiamo chiesto anche in quale modo la consapevolezza di scrivere per il web, e in modo particolare per i social network, ha modificato le modalità di stesura del testo. Secondo Massimo la più grande differenza sta nel feedback immediato, sia esso positivo o negativo. Quando una battuta viene pubblicata su Twitter, i social network reagiscono subito, dando in tempo reale il polso riguardo a quanto quella battuta piace. [video]
Abbiamo voluto sapere anche perché in questo caso è stato scelto proprio Amazon per la pubblicazione della raccolta, dato che si parla così spesso di nuova editoria e della libertà degli autori che possono finalmente pubblicare senza il filtro degli editori tradizionali. Massimo ha sempre messo online tutto quello che ha scritto, da una parte per un suo sfrenato edonismo, dall'altra per la necessità di conservazione degli scritti: metterli online significa infatti ricordarli, e tenerne traccia. In seguito si è affidato alla piattaforma Lulu.com, e solo pochi giorni fa ha pubblicato con Amazon per una questione di facilità di pubblicazione. Nel giro di 20 minuti il PDF era stato convertito ed era pronto per la vendita.
Anche i numeri sono interessanti: in soli quattro giorni diverse centinaia di persone hanno scaricato la raccolta, facendola rapidamente arrivare nella Top Ten dei libri di Amazon. [video]
Per Massimo il modo di scrivere dipende da un fattore cruciale: la responsabilità. Se infatti acquista un libro vero, di carta, magari di 200-300 pagine, sa che impegnerà alcune ore della sua vita per leggere quel libro. Quando invece acquista un ebook che può essere scaricato in 30 secondi e letto in 5 minuti, la responsabilità è ben diversa rispetto a un Garcia Marquez che scrive le sue memorie. E' per questo motivo che Massimo sceglie di scrivere esattamente quello che direbbe a voce a un amico, utilizzando gli stessi meccanismi e tempi del parlato. [video]
Infine abbiamo chiesto come pensa che evolverà questo tipo di scrittura: a suo avviso, data la facilità di produzione e l'assenza degli ostacoli presenti nell'editoria classica, sempre più persone adotteranno questo modo di scrivere, decisamente meno impegnativo. E' altresì vero che questo procedimento dà la possibilità di stendere un'idea importante e renderla pubblica in poco tempo e senza fatica, la stessa idea che altrimenti avrebbe rischiato di finire nel dimenticatoio o essere pubblicata con molto ritardo. [video]
Vi invito naturalmente a visionare l'intervista completa, molto ricca di riflessioni e dettagli.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
10minuteswith Massimo Santamicone
A few days ago we had the pleasure of interviewing Massimo Santamicone, better known online as Azael, a blogger and writer, author of "Sta uscendo il sole e chi l'ha uscendo sei tu."
We asked Massimo how his most recent book was born: first of all he specified it is a collection of texts published on social networks, particularly Twitter and Friendfeed, which he decided to publish on Amazon out of pure curiosity. It is an aphorism collection of the things he wrote during the last year: the title itself is a tweet that Massimo has defined as his most successful tweet, since it has been retweeted about 270 times. [video]
Massimo has also revealed he keeps note of everything he writes on social networks, because the latter have a relative life and offer no warranty as for their stability and continuity in time. He chose to keep a Word archive of everything he publishes, and until now he has produced several collections distributed as free ebooks.
We asked in what way the awareness of writing for the web, and in particular for social networks, has changed the way the text is produced. In his opinion the biggest difference is in the immediate feedback, both positive and negative. When a gag is published on Twitter, the audience reacts right away, giving an instant idea of how much that gag is appreciated. [video]
We wanted to know why in this case Massimo chose Amazon to publish his collection, since during these months there is so much talk about new publishing and the freedom of authors who can finally publish without the filter of traditional editors. Massimo has always published online everything he wrote, on the one side because of his limitless edonism, on the other for the need to preserve the writing: putting it online means to remember it, and keeping track of it. Afterwards he used Lulu.com, and just a few days ago he published with Amazon simply because of a simplicity of publication matter. In 20 minutes the PDF had been converted and was ready to sell.
The numbers are quite interesting: in just four days several hundreds of people have downloaded the collection, bringing it rapidly into the Amazon Top Ten Bestselling Books. [video]
For Massimo the way he writes depends on a crucial factor: responsibility. If he buys a real, paper book, of 200-300 pages, he knows he'll dedicate a few hours of his life to read it. When he buys an ebook that can be downloaded in 30 seconds and read in 5 minutes, the responsibility is quite different. This is why he chooses to write exactly what he would say when talking to a friend. [video]
Finally we asked how he thinks this type of writing will evolve: in his opinion, given the ease of production and the absence of obstacles present in classic publishing, more and more people will adopt this way of writing, which is definitely not so demanding. It is also true that this procedure gives the possibility to put down an important idea and publish it in minutes, the same idea that otherwise would have risked to be forgotten or would have been published with a great delay. [video]
I invite you to view the full interview, very rich in insights and details.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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giovedì 21 giugno 2012
Prossimamente: Salvo Mizzi @salvomizzi
Fra pochi giorni avremo il piacere di intervistare Salvo Mizzi, attualmente responsabile Consumer Social Network, Project Leader in Working Capital e Corporate Fellow TI Kauffman Society in Telecom Italia.
Laureato in filosofia all'Università degli Studi di Napoli 'Federico II', ha una lunga esperienza pubblicitaria, iniziata in BBDO a Roma, passando per Pasquale Barbella, Armando Testa e Young & Rubicam. A metà degli anni '90 ha scoperto le potenzialità del medium Internet, del quale è stato davvero un pioniere in Italia.
La prima webtv italiana, Mytv, nata nel 2000, è stata infatti una sua idea: convinto che la dimensione video avrebbe presto dominato il web, e conscio del fatto che l'Italia non aveva il cable, è riuscito a coinvolgere grandi gruppi editoriali nella realizzazione di qualcosa di veramente innovativo per l'epoca.
Nel 2005 è divenuto advisor multimedia di Tim, con l'obiettivo di innovare e tentare nuove strade, e dopo qualche anno è diventato Project Leader di Working Capital, un acceleratore di impresa che investe nelle migliori startup italiane del settore digital, aiutandole a fare il grande passo dall'incubazione al mercato.
Fino al 2011 è stato responsabile Internet Media & Digital Communication, portando anche questa volta grande innovazione.
Avremo modo di parlare di nuovi media, strategie e modelli, ma anche delle sue prospettive su quello che è uno scenario in continua evoluzione.
Naturalmente aspettiamo le vostre domande attraverso il form qui sotto!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Coming up soon: Salvo Mizzi
In just a few days we'll have the pleasure of interviewing Salvo Mizzi, currently Consumer social network Responsible, Working Capital Project Leader and Corporate Fellow TI Kauffman Society in Telecom Italia.
After his degree in philosophy at the University of Naples Federico II, he got a great experience in advertising, starting in BBDO in Rome, and continuing with Pasquale Barbella, Armando Testa and Young & Rubicam. In the mid 90s he discovered the potential of Internet, of which he has been a true pioneer in Italy.
The first Italian webtv, mytv, born in 2000, was one of his ideas: he was convinced that video would dominate the web, and he was aware of the fact that Italy didn't have cable, so he managed to involve big editorial groups in the realization of something that was truly new for that time.
In 2005 he became multimedia advisor in Tim, with the goal of innovating and finding new paths, and after a few more years he become Project Leader of Working Capital, the enterprise accelerator that invests in the best Italian startups in the digital sector, helping them make the big step from incubation to the market.
Until 2011 he was responsible for Internet Media & Digital Communication, bringing great innovation in this role as well.
We'll have the chance to talk about new media, strategies and models, but also about his perspectives on a scenario that is continuously shifting.
Of course, we are waiting for your questions on the form below!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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mercoledì 20 giugno 2012
StartupID | Marc Rougier di Scoop.it @marcfuseki
La diciottesima intervista di StartupID è con Marc Rougier, fondatore di Scoop.it.
StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.
Innanzitutto Marc ha spiegato le due ragioni per cui è nata la sua piattaforma di content curation: in primo luogo lui e il socio erano letteralmente innamorati dei social media, ma purtroppo non avevano tempo per produrre contenuti. Hanno così individuato un bisogno, che è quello di chi vuole esprimersi riguardo a un certo argomento ma non ha il tempo per scrivere e tenere un blog.
In secondo luogo perché avevano un’altra piattaforma, che utilizzavano per pubblicare contenuti organizzati in macro-argomenti. Col tempo gli utenti hanno però espresso la necessità di avere contenuti sempre più di nicchia, e dunque sono arrivati alla decisione di dare la possibilità a tutti di diventare curatori e pubblicare: in questo modo è la comunità stessa a curare gli argomenti. [video]
Per quanto riguarda gli elementi costituienti di questo servizio, abbiamo chiesto a quali altre piattaforme si sono ispirati: secondo Marc quando si fanno attività sul web non si “inventa la ruota”, ma si trae appunto ispirazione. Si usano diversi servizi, e si selezionano quelle cose che funzionano meglio e hanno più senso per quel che si vuole fare. La curation è definita dalla selezione, dall’editing e dalla condivisione. [video]
Per cominciare a pubblicare con Scoop.it
ed avere la propria rivista, dunque, basta avere una passione e un certo grado di expertise su un determinato argomento. Se questi ci sono, la piattaforma renderà semplicemente più semplice pubblicare. Basta registrarsi con il proprio account Twitter o Facebook e quindi inserire alcune parole chiave nel sistema riguardanti l’argomento scelto. Scoop.it interroga tutti i motori di ricerca, le API dei vari servizi social e così via, per cercare contenuti e proporli al curatore, che poi deciderà che cosa pubblicare.
Selezionare, modificare, condividere: una volta che la rivista è pronta, la si può condividere e collegare alla propria presenza sociale online, spingendo i contenuti sui vari canali. [video]
Per quanto riguarda i numeri, sono stati raggiunti 3 milioni di utenti unici, senza aver investito in marketing, ma basandosi solamente sul passaparola. La crescita si assestava sui 30 – 35%, con un leggero calo durante il periodo di Natale.
La maggioranza degli utenti di Scoop.it infatti sono aziende e professionisti che usano la piattaforma per motivi di lavoro. Per esempio, il caso più frequente è quello di aziende convinte che il web sia fondamentale: hanno un account Twitter, una fanpage su Facebook, un blog o un sito, ma questi sono solamente elementi infrastrutturali. Per alimentarli di contenuti si utilizza Scoop.it, specialmente se l’azienda è piccola e non può permettersi di assumere un’agenzia di comunicazione. [video]
Gli obiettivi per il futuro sono senz’altro far sì che la value proposition sia capita, promuovere i pacchetti a pagamento e infine portare Scoop.it e la content curation su dispositivi mobile, in modo particolare sull’iPad.
Il piano free dà tutti i diritti descritti finora. Il piano pro, il più economico tra quelli a pagamento, offre anche analytics e la possibilità di delegare la curation a membri di un team. Il piano business, il più costoso, dà la possibilità alle piccole e medie imprese di avere un vero e proprio sito, con l’URL personalizzata, graphic chart, layout personalizzabile e topic completamente customizzabili. [video]
Vi invito a vedere l’intervista, decisamente più ricca di dettagli e spunti.
Buona visione!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
StartupID | Marc Rougier of Scoop.it
Our eighteenth interview for StartupID is with Marc Rougier, founder of Scoop.it.
First of all Marc explained the two reasons his content curation platform was born: first, he and his associate were literally in love with social media, but unfortunately had no time to produce content. So they spotted a need, that of people who want to express themselves regarding a certain topic but have no time to write and keep a blog.
Secondly because they already had another platform, which they used to publish content organized in topics. In time users expressed the need to have content that was more and more specialized, so they came to the conclusion that the best thing to do was to give the possibility to everyone to become curators and publish: this way it is the community itself that curates topics. [video]
As for the characteristics of this service, we asked which platforms they got inspiration from: in Marc's opinion when you do something on the web you don't "invent the wheel", you get inspired. You use different services, select the things you like and work best and make sense for what you want to do. Curation is defined by selection, editing and sharing. [video]
To start publishing with Scoop.it and set up your own magazine, the only thing you need to have is passion and a certain expertise regarding a particular topic. If you have that, the platform will simply make it easier for you to publish. You just need to log in with your Twitter or Facebook account and insert a few keywords about the chosen topic in the system. Scoop.it interrogates all the research engines, APIs of several social networks and so on, and then proposes the content to the curator, who decides what to publish.
Select, edit, share: once the magazine is ready, you can share it and connect it to your online social presence, pushing content on different channels. [video]
As for numbers, they have already reached 3 milion unique users, without even investing in marketing, but only relying on word of mouth. The growth, at the moment of the interview, was of 30-35%, with a slight reduction during the Christmas period.
The majority of Scoop.it users are in fact companies and professionals that use the platform for work reasons. For example, the most frequent case is that of companies convinced that the web is vital: they have a Twitter account, a Facebook fanpage, a blog or a website, but these are only infrastructure. They need content, so they rely on Scoop.it, especially if the company is small and can't afford to hire a communication agency. [video]
The goals for the future are without a doubt making sure that the value proposition is understood, promoting paid packages and finally bringing Scoop.it and content curation on mobile devices, particularly the iPad.
There are three levels as for plans: the free plan gives you all the stuff we talked about until now. The PRO plan, the cheapest among the paid ones, also offers analytics and the possibility to delegate curation to members of a team. The Business plan, the most expensive, gives the possibility to small and medium companies to have a website, with a personalized URL, graphic charts, customizable layout and fully customizable topics. [video]
I invite you to view the interview, much richer in details than my synthesis.
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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martedì 19 giugno 2012
Intervistato.com | Emanuele Quintarelli @absolutesubzero
Qualche tempo fa abbiamo avuto il grande piacere di intervistare Emanuele Quintarelli, Social Business Strategist e partner in Open Knowledge nonché autore di The Social Enterprise.
Per prima cosa abbiamo chiesto che cosa è l'enterprise 2.0: Emanuele ha risposto che, contrariamente a quanto molti manager pensano, non si tratta tanto dell'introduzione di social software o social media dentro l'azienda, anche se questi strumenti sono degli abilitatori in questo senso, ma è un rinnovamento profondo dei meccanismi di management interni delle aziende, con l'obiettivo di far fronte a un insieme di sfide che stanno emergendo sul mercato. [video]
Naturalmente abbiamo chiesto anche quali siano gli ostacoli quando si parla di questo tipo di approccio. Secondo Emanuele sono tantissimi, perché si vanno a toccare pratiche, abitudini e situazioni di comfort con cui sia manager che dipendenti hanno convissuto per decenni. Si tratta di resistenze legate alla scarsa conoscenza delle potenzalità di questi strumenti, resistenze tecnologiche, ma anche concettuali: in fondo stiamo dicendo che il potere passa alle persone. [video]
Tutte queste resistenze possono essere affrontate, e non sono quelle che minano il successo dei progetti. Il vero fattore di pericolo è costituito dal management che non riesce a stare al passo con i tempi e capire in che direzione aziende e mercato stanno andando.
Un altro aspetto che abbiamo affrontato è stato quello della comunicazione interna. Quasi tutte le organizzazioni di una certa dimensione lavorano per silos, che creano enormi barriere alla circolazione dell'informazione, e che, per la loro stessa struttura, impediscono all'organizzazione di fornire un'unica esperienza, integrata e coerente, ai propri clienti. Per questo motivo nel Social CRM uno dei concetti più importanti è quello di creare un'unica interfaccia, un unico asse che orienti tute le attività customer-phasing che l'azienda esegue. [video]
Dato che Emanuele aveva scritto, diverso tempo fa, un articolo intitolato “Il Social CRM non esiste“, abbiamo chiesto qual è la sua visione di come dovrebbe essere il social CRM. A suo avviso il Social CRM esiste, al di là della provocazione lanciata dal suo articolo, ed esistono necessità che stanno emergendo grazie alla spinta dei social media e al nuovo ruolo che i consumatori hanno rispetto all'azienda, che deve prendere atto delle conversazioni che si stanno sviluppando, e possibilmente trarne beneficio. [video]
Il Social CRM quindi non è mettere su una pagina su Facebook, o lanciare una community, o fare del social media marketing e monitoring: si tratta invece di un nuovo approccio di coinvolgimento del cliente, che è trasparente, bidirezionale, e soprattutto onesto.
Per quel che concerne la necessità di attuare dinamiche social già all'interno dell'azienda per riuscire a farlo in maniera efficace verso l'esterno, con i propri clienti, abbiamo chiesto ad Emanuele se si tratta di un passaggio che può portare alla degerarchizzazione delle aziende. Secondo lui l'enterprise 2.0 non propone un sovvertimento delle gerarchie. Le intranet 2.0 stanno trasformandosi da strumento top down della comunicazione del management verso i dipendenti, in qualche cosa che tutti possono usare per lavorare e soprattutto collaborare. [video]
Senza dubbio si tratta di un percorso accidentato, per il successo del quale sarà più necessaria un'evoluzione culturale piuttosto che tecnologica: le tecnologie infatti sono disponibili. La verità è che il rischio più grande non sono le informazioni che potrebbero trapelare, la difficoltà più grande è che dentro queste piattaforme non entri nessuno. Questi approcci rischiano di fallire non perché c'è un'eccessiva partecipazione, ma perché non c'è proprio partecipazione.
Infine abbiamo chiesto ad Emanuele quale sia la paura più grande del top management quando si tratta di adottare questi strumenti e approcci: secondo lui si tratta di una paura duplice. Da una parte una grande mancanza di consapevolezza sui benefici, e infatti molti manager affermano di avere altre priorità; dall'altra la paura della perdita del controllo, e del non sapere gestire quel che potrebbe succedere in azienda. [video]
Naturalmente vi invito a visionare l'intervista integrale, ben più ricca di questa mia breve sintesi.
Buona visione!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Intervistato.com | Emanuele Quintarelli
Some time ago we had the great pleasure of interviewing Emanuele Quintarelli, Social Business Strategist and partner in Open Knowledge, apart from being the author of The Social Enterprise.
First of all we asked what enterprise 2.0 is: Emanuele said that, unlike many managers think, it's not about the introduction of social software or social media inside a company, even though these tools are abilitators in this sense, but it's about a profound change in the mechanisms of internal management of companies, with the goal of tackling the challenges that are emerging on the market. [video]
Of course, we asked what the obstacles are when we talk about this kind of approach. He thinks they are many, because it means to change practices, habits and comfort situations with which managers and employees have lived for decades. We're talking about doubts that are related to the scarse knowledge of the tools, the technology, the concept: we're saying that power goes to people. [video]
All these doubts can be faced, and they won't be the ones mining the success of projects. What really is the danger is the management that can't keep up with the trends and understand in which direction brands and market are going.
Another aspect we talked about was the internal communication. Almost all big organizations work by divisions, which create huge barriers to the circulation of information, and that, because of their structure, don't allow the company to offer to its clients an experience that is unique, integrated and coherent. This is the reason why one of the most important concepts in Social CRM is to create a single interface, a single reference that oriets all the customer-phasing activities of the company. [video]
Emanuele has written an article called "Social CRM doesn't exist", so we asked what is his vision of what Social CRM should be. He think Social CRM does indeed exist, beyond the provocation launched by his article, and there are needs that are emerging now under the pressure of social media and the new role that customers have related to the company, that must aknowledge the conversations that are developing, and take advantage from them. [video]
Social CRM isn't publishing a Facebook fanpage, or launching a community, or doing social media marketing and monitoring: it's a new approach of involving the client, which is transparent, bidirectional, and most of all, honest.
As for the need to introduce social dynamics inside the company to be able to do it effectively towards clients, we asked Emanuele if this is a step that might cause dehierarchization in companies. He thinks that enterprise 2.0 doesn't imply a change in hierarchy structure. 2.0 intranets are developing from a top dow tool of management communication towards employees, to something that everyone can use to work and collaborate. [video]
It is a rough path, without a doubt, and its success will need a cultural evolution, rather than a technological one: the technology is already available. The truth is that the biggest risk aren't information leaks, the biggest risk is that nobody will actually use these platforms. These approaches risk to fail because of a lack of participation, rather than an eccess of it.
Finally we asked Emanuele what is the biggest fear of top management when we talk about adopting these tools and approaches: he thinks the fear is a two faceted one. On the one side there's a great lack of awareness of the benefits, which is why many managers state that they have other priorities; on the other side the fear of losing control, of not knowing how to manage what could happen inside the company. [video]
I invite everyone to view the interview, extremely rich in insights and information!
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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lunedì 18 giugno 2012
10minuticon Claudia Vago @tigella
Pochi giorni fa abbiamo avuto il piacere di intervistare Claudia Vago, blogger ideatrice del progetto che l'ha portata per un mese negli Stati Uniti a documentare il movimento Occupy Wall Street.
In primo luogo abbiamo chiesto a Claudia come è stata effettivamente l'esperienza: a suo avviso è stata incredibile ed arricchente da molti punti di vista. Ha imparato molto sul movimento Occupy, la rete, come la rete può essere usate per raccontare. Un'esperienza che le ha insegnato tantissimo, e infatti il lavoro su quel che è stato fatto là è ancora in fase di rielaborazione. [video]
Quando abbiamo parlato la prima volta con Claudia, il suo progetto era ancora soltanto in embrione, dunque le abbiamo chiesto quali cose sono andate come previsto e quali no. Innanzitutto, nonostante il nome del progetto stesso fosse OccupyChicago, ha passato solamente tre giorni a Chicago, ovvero i tre giorni intorno al vertice NATO. Il resto del tempo l'ha passato a New York, dove il movimento ha avuto origine, per mettersi sulle sue tracce e tentare di capirlo più a fondo. [video]
Ci sono state moltissime reazioni positive e negative al progetto, e dunque abbiamo chiesto quali sono state quelle che l'hanno colpita di più, in entrambi i sensi. A suo avviso le critiche e gli apprezzamenti sono stati in larga misura motivati, anche se ce ne sono stati anche molti aprioristici. Per Claudia si è trattato di un esperimento di costruzione del racconto digitale: non si è limitata a offrire il prodotto finito, ma ha svelato il percorso di costruzione del racconto stesso, mettendo man mano a disposizione del pubblico quegli elementi che userà per il lavoro finale. [video]
Si tratta di tantissimo materiale: foto, video, testi, ma anche molta carta raccolta durante il viaggio, dai volantini alle copie dell'Occupy Wall Street Journal, nonché altre riviste prodotte dal movimento. L'obiettivo è di individuare i filoni che meglio dovrebbero raccontare e rappresentare Occupy Wall Street.
Claudia ci ha svelato anche l'intenzione di aprire un sito in lingua italiana che serva a raccontare la quotidianità del movimento, le iniziative, azioni e manifestazioni che ogni giorno vengon organizzate, ma anche riflessioni che cerchino di aiutare gli italiani a capire il movimento. Lei stessa, dopo un mese passato negli Stati Uniti, è partita con la sensazione di cominciare a intuire che cosa è OccupyWallStreet, e soprattutto con la consapevolezza che si tratta di un movimento che va interrogato ponendosi domande diverse rispetto a quelle poste a un movimento politico. [video]
La risposta infatti sarebbe forzata, e rispecchierebbe comunque un preconcetto che non interroga un movimento complesso come OWS: quello svolto è quindi un lavoro più antropologico che giornalistico, fatto di tanta osservazione dall'interno, analizzando le dinamiche, i modi di rapportarsi, la terminologia usata. Per questo motivo Claudia è convinta di aver visto cose che un approccio giornalistico non avrebbe potuto svelare.
Infine abbiamo chiesto a Claudia in quale modo il movimento influenzerà le prossime elezioni: a suo avviso OWS ha indubbiamente influenzato il dibattito pubblico, ma difficilmente ci sarà un'influenza diretta. Molti dei termini che loro usano sono diventati temi e parole della politica istituzionale, ma il sospetto è che sia avvenuto più per cooptarli che per adottarli. [video]
Naturalmente vi invito a visionare l'intervista completa, molto ricca di spunti e riflessioni!
Buona visione!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
10minuteswith Claudia Vago
A few days ago we ahd the pleasure of interviewing Claudia Vago, blogger and creator of the project that took her for one month to the United States in order to document the Occupy Wall Street movement.
First of all we asked Claudia how the experience actually was: she thinks it was incredible and enriching from a variety of points of view. She learned a lot about the Occupy movement, the web, and how the web can be used to tell stories. An experience that taught her a lot, and the work she 's doing about the time she spent in the US is still in progress. [video]
When we first talked with Claudia, her project was still a newborn idea, so we asked what went as planned and what not. First of all, even though the project name was OccupyChicago, she only spent 3 days in Chicago, the three days around the NATO conference. The rest she spent in New York, where the movement was born, to try to get on its trail and understand it in depth. [video]
There have been many negative and positive reactions to the project, so we asked which ones have impressed her more, from both sides. She thinks that criticism and praise have been largely motivated, but there has also been a lot of preconceptual criticism as well. For her it has been an experiment of building a digital tale: she didn't just give the finished product, she also unveiled the path of construction of the tale itself, giving the public the materials she used for the final product. [video]
It's a lot of material: photos, videos, text, but also a lot of paper she gathered during her trip, from flyers to copies of the Occupy Wall Street Journal and other magazines the movement prints itself. The goal is to find the fil rouge that represents Occupy Wall Street at its best.
Claudia also revealed her intention to open a website in Italian that will serve to tell the daily story of the movement, the initiatives, actions and manifestations that are organized every day, but also her thoughts that should help Italians understand the movement better. She left the US with the sensation that she was starting to grasp the meaning of OWS, and with the awareness that it is a movement that must be interrogated with different questions than the ones used for a political movement. [video]
The answer would be forced, and it would mirror a preconception that doesn't interrogate a complex movement like OWS: so what she did is more of an anthropological work than a journalistical one, made of a lot of observation from the inside, analyzing dynamics, relationships, terminology. This is why she is convinced she has seen things that a journalistic approach wouldn't have been able to reveal.
Finally we asked Claudia in which way the movement will influence the elections: she thinks OWS has undoubtedly influenced the public debate, but it is very hard to transform that into a direct influence. Many of the terms they use have become themes and words of institutional politics, but it's more probable that this happened to co-opt rather than adopt. [video]
I invite everyone to view the full interview, much richer in insights than my brief synthesis!
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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