Per la serie Intervistato Journalism Festival, direttamente dal Festival del Giornalismo di Perugia, abbiamo avuto il piacere di intervistare Evgeny Morozov, noto scrittore e ricercatore bielorusso, nonché autore del libro “Contro Steve“.
Innanzitutto abbiamo chiesto a Morozov quali sono le sue opinioni riguardo all’utilizzo che è stato fatto dei social media durante le rivoluzioni del 2011. A suo avviso non è stato nulla di nuovo, e il fattore “novità” è stato eccessivamente pubblicizzato ed esagerato. Se si parla di mobilitazione, ci sono diversi esempi di diversi anni prima: le proteste in Colombia nel 2008, quelle in Ucraina usando gli SMS nel 2004, e diversi altri nel contesto occidentale. Non si è trattato dunque di un fenomeno senza precedenti, come si vorrebbe far credere. [video]
Inoltre, analizzare solo quel che è accaduto nella settimana precedente la rivolta è fuorviante: sarebbe necessario analizzare tutto il contesto nella decade precedente, le condizioni politiche e sociali che hanno reso un uso dei social media in questo senso possibile. Se alcuni aspetti fossero stati diversi, i social media potrebbero non aver giocato il ruolo che hanno avuto. E’ necessario capire in che modo quindi si inseriscono nel contesto più ampio di queste rivoluzioni.
Abbiamo chiesto anche come pensa che questi strumenti e le loro integrazioni evolveranno una volta concluso questo particolare momento storico. Secondo lui non bisogna sottovalutare il potenziale di questi strumenti, ma bisogna tener conto anche del fatto che esistono regimi molto più evoluti, presenti loro stessi sui social media, che hanno investito moltissimo in censura, e in mobilitazioni organizzate da loro stessi. Il potenziale liberatorio dei social media è una possibilità, ma bisogna lavorare moltissimo affinché possano avere lo stesso ruolo che hanno avuto in Nord Africa nel 2011. [video]
Morozov ha anche espresso il suo scetticismo relativamente al fatto che esistano due poli, quello dei media tradizionali e quello dei contenuti generati dagli utenti: trattasi di una dicotomia in cui non si ritrova, anche perché a suo avviso abbiamo da tempo passato quella fase. Molti giornali hanno adottato l’uso dei social media e dei nuovi strumenti, ma questo non significa che abbiano adottato anche le convinzioni relative alla libertà di espressione, all’equivalenza tra blogger e giornalisti e alle questioni del pagamento dei blogger. [video]
Infine abbiamo chiesto quale è la sua dieta mediatica: Morozov legge molto su Kindle, legge 7 giornali ogni giorno (2 inglesi e 5 americani), diversi blog, più di 12 riviste, ha circa un centinaio di alert su Google News, segue le sue liste su Twitter, riceve alert da Google Scholar e usa anche Netvibes. Gli unici testi in carta che legge sono quelli non ancora disponibili in digitale. [video]
Vi invitiamo a visionare l’intervista, molto ricca di spunti e riflessioni!
Buona visione!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
Intervistato.com | Evgeny Morozov #ijf12
For the Intervistato Journalism Festival series, directly from Perugia, we had the pleasure of interviewing Evgeny Morozov, renown writer and researcher, and author of the book "Against Steve".
First of all we asked Morozov what his views are about the use of social media during the 2011 revolutions. He thinks it was nothing new, and the "novelty" factor has been too exagerated and publicized. If we talk about mobilitation, there are several examples of a few years ago: the 2008 Columbian protests, the Ucrainians using SMS in 2004, and several others in the western context. It wasn't an unprecedented phenomenon, as some would want to make us believe. [video]
Moreover, analyzing only what happened during the week prior to the uprising is misleading: it would be necessary to analyze all the context of the previous decade, the political and social conditions that have made the use of social media in this sense possible. If some aspects had been different, social media might not have played the role they have. It's necessary to understand in what way they are integrated in the wider context of these revolutions.
We asked how he thinks these tools and their integration will evolve once the particular historical moment will be over. In his opinion the potential of these tools should not be underestimated, but we must consider that there are much more evolved regimes, who are present on social media themselves, who have invested a lot in censorship and in mobilitations organized by them. The liberatory potential of social media is a possibility, but we have to work hard if we want to get them to have the same role they had in North Africa in 2011. [video]
Morozov has also expressed his skepticism about the fact that two poles exist, the traditional media and the UGC: it is a dichotomy that he doesn't quite share, because we have long passed that phase. Many newspapers have adopted the use of social media and new tools, but that doesn't mean they also adopted the values related to freedom of speech, the equivalence of bloggers and journalists, the bloggers' payment issues. [video]
Finally we asked what his media diet is: Morozov reads a lot on Kindle, 7 newspapers every day (2 English and 5 American), several blogs, more than 12 magazines, he has about 100 alerts on Google News, he follows his lists on Twitter, receives alerts from Google Scholar and he also uses Netvibes. The only paper stuff he reads is what is not yet available in digital form. [video]
We invite you to view the interview, very rich in details and insights!
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Jacopo Paoletti | @jacopopaoletti
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