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domenica 5 agosto 2012

Le #Olimpiadi di #Londra2012 che non piacciono a #Grillo



In queste Olimpiadi forse vincerà il nazionalismo, forse solo le multinazionali o le Griffe, come dice Grillo (un marchio lui stesso), o forse no. Dipende anche da noi.

Mancava la boutade del Grillo pensiero su questi giochi olimpici. L'attendevo e finalmente è arrivata. Immancabile e retorica come sempre. Le stesse cose scritte nel post pubblicato oggi sul suo blog le ho sentite più e più volte,  in ogni bar in cui sia entrato durante una olimpiade, ma dopotutto si sa che il grillo pensiero è populista e li trova la sua linfa. Se ne nutre come uno sciacallo si nutre opportunista dei resti di una carcassa di cui la fatica di abbatterla se l'è presa qualcun'altro.

E' vero che passato il periodo olimpico, come scrive, ci dimenticheremo della scherma e del nuoto, figurarsi del tiro al piattello o degli arcieri d'oro e via via dei nomi degli eroi nazionali di questi giorni. Ma questa è una costante dell'italico modo di fare in qualunque contesto, se è vero, come diceva Montanelli che "l'Italia è un paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla" e per questo "non può avere un domani", è un paese senza resistenza nazionale e gli italiani sono profondamente individualisti, e poi ancora citando Ugo Ojetti "l'Italia è un Paese di contemporanei senza antenati né posteri perché senza memoria di se stesso".

In fondo per vent'anni abbiamo tenuto al potere il Berlusconismo e il populismo leghista e adesso ad appena qualche mese di distanza stiamo ripetendo lo stesso errore, con altri soggetti si, ma identico errore. E il trionfo del nazionalismo di cui parla Grillo, anche in minima parte, è ben lontano, ed è questo il guaio. Forse è da ricercare proprio nella quasi totale assenza di orgoglio nazionale (quello buono e di cui molti pare abbiano paura) che duri più di quella manciata di minuti di una gara olimpica o dei 90 minuti canonici di un incontro di calcio.

Tornando ai cinque cerchi, nell'idea originale delle olimpiadi moderne, quelle pensate da Pierre de Coubertin, gli atleti non avrebbero dovuto competere per denaro e ne venne da sé l'esclusione dei professionisti. Ma il mondo cambia, volenti o nolenti, e tra gli anno '80 e '90 questa restrizione venne via via a cadere. Così oggi ci ritroviamo a leggere di diatribe che non competono tanto all'ambito sportivo, quanto a quello del mero marketing, in cui i main sponsor olimpici chiedono agli atleti in gara di rinunziare ai loro marchi benefattori personali, o ad assistere a sfilate pre gara in cui l'obiettivo indugia non tanto sull'atleta ma su quello slip griffato che tanto fa indignare Grillo. Indignazione, quella di Grillo, che non capisco dal momento che, non contiamoci storielle, lui stesso è un marchio, una griffe  che si vende molto bene commercialmente e non..

Ma alla fine, sotto tutto questo, sotto questa pellicola di plastica, sotto questa obsolescenza (programmata o meno, giudicate voi) del baraccone olimpico c'è ancora la competizione, la sfida, l'emozione, e perché no, l'orgoglio nazionale per chi vuole ancora preservarlo. Basta avere la forza di andare a cercare un po' più a fondo e magari provare a tenerlo acceso, come il fuoco del braciere.

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83


The Olympic Games that Grillo doesn't like

During these Olympic games nationalism will win, or probably just multinationals or griffes, as Grillo says (a brand himself), or maybe not. It also depends on us.

The only thing that was missing was the outburst of Grillo-though on these Olympic Games. I was waiting for it and it finally arrived. Rhetorical and present as always. The same things written in the post published today on his blog I've heard over and over again, in eveery bar in which I entered during an Olympic Games edition, but after all we all know that the Grillo-thought is populist and there it sucks its lymph. It nourishes on it as a jackal feeds on the rests of a corpse that someone else took the fatigue of killing.

It is true that, once the Olympic Games are over, as he writes, we'll forget about foil and swimming, shooting and golden archers and the names of the national heroes of these few days. But this is a constant in the Italian way of doing anything in any context, if it is true that, as Montanelli said, "Italy is a country that knows nothing about its yesterday, absolutely nothing, and doesn't care about knowing anything, which is the reason why it has no tomorrow", it is a country without a national resistance and the Italian people are extremely individualists, and then citing Ugo Ojetti "Italy is a country of contemporaries without fathers nor sons, because without memory of itself." In the end for twenty years we kept Berlusconism in power, and the Lega populism, and now, just a few months afterwards we're repeating the same mistake, with different people indeed, but basically the same mistake. And the triumph of nationalism of which Grillo is talking about, even in minimum part, is far away, and that's the problem. Maybe we should look into the almost total absence of national pride (the good one, of which many seem to be scared) that lasts more than the few seconds of an Olympic challenge or the 90 minutes of a soccer game.

But coming back to the 5 circles, in the original idea of modern Olympic Games, the ones ideated by Pierre de Coubertin, the athletes shouldn't have been competing for money, so the exclusion of professionals was natural. But the world changes, whether we want it or not, and between the 80s and the 90s this restriction was gradually eliminated. So today we're reading about problems that don't have much to do with the sports field, but with the mere marketing one, in which the main sponsors ask athletes to give up their personal brands, or assisting pre-challenge parades in which the goal isn't the athlete but the marked costume that makes Grillo so angry. He is outraged, Grillo, but I don't understand it since, without telling stories, he himself is a brand that sells quite good, not only at a marketing level.

But in the end, after all of this, after this plastic wrap, underneath the obsolescence (programmed or not, you tell me) of the Olympic organization, there is still competition, challenge, emotion, and why not, the national pride for those who still want to keep it. It's enough to have the force to go search for it a bit deeper and maybe try keeping it lit, just as the Olympic fire.

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83

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