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lunedì 24 settembre 2012
Twitter e il gioco pericoloso delle API
C’eravamo tanto amati. Più o meno è questo il rapporto che contraddistingue Twitter e i suoi utenti, ormai bistrattati e costretti all’angolino mentre la piattaforma cerca disperatamente di trovare stabilità e un appiglio per la propria sostenibilità economica, sperimentando nuove vie per scucire qualche soldo ad investitori con campagne di tweet “promossi” e altre amenità che all’utente medio non fanno che provare (abbastanza) ribrezzo.
D’altra parte è anche vero che le piattaforme di social media non sono ONLUS; devono quindi trovare un modo per stare bene o male a galla, pena la chiusura di baracca e burattini. Negli ultimi tempi però Twitter ha giocato un po’ troppo col fuoco, e i risultati si vedono: la chiusura delle API a determinati usi indirizzando la piattaforma verso un form factor ben preciso e senza dare nulla in cambio ha generato malcontento oltre ogni aspettativa. L’ultima tra le delusioni è avvenuta proprio ieri mattina, quando gli utenti si sono trovati “castrati” della possibilità di fare upload di immagini su servizi di terze parti.
Come possiamo intendere questo cambiamento? Beh, da parte della piattaforma è stato un miglioramento arrivato col tempo: esattamente come tante altre cose, visualizzare le immagini incluse nei tweet ed integrarsi con servizi esterni è risultato essere un must, se vogliamo, per far crescere il servizio e migliorare l’esperienza utente. Ora la marcia indietro: è perfettamente lecito da parte di Twitter, che ormai comincia a diventare un organismo a metà tra una media ed una advertising company, dire “io ti ho dato il giochetto, e io ho il potere di levartelo”.
Così come è legittimo per puro ruolo poter chiudere la piattaforma a client esterni e fornire loro una versione mutilata delle modalità di interazione col network, facendo così risaltare di una brillantezza falsa i client ufficiali, che non hanno nessun limite. Tuttavia, una piattaforma si nutre di utenti, e Twitter rischia di vedere il proprio tracollo proprio per colpa della monetizzazione che tanto sta cercando, andando ad intaccare la libertà degli utenti i quali potrebbero sentirsi presi in giro.
È veramente un bene per Twitter cercare di creare un ecosistema coeso in maniera così coatta, talmente coatta da suscitare il malcontento di più di qualcuno? In fondo, la ricchezza di questo social network non è mai stata nelle centinaia di migliaia di Beliebers e Directioners, puri sfruttatori del mezzo, quanto nei power user: sono stati i power user a donare a Twitter le sue feature migliori, ed è stata la comunità che ha decretato il successo di determinate meccaniche, al punto che non è stato possibile fare altro che integrarle in maniera migliore con la piattaforma.
Il retweet è stato inventato dagli utenti. Così come le reply, ed esattamente come gli hashtag. La stessa app per iPhone fece la sua prima comparsa come un’applicazione di terze di parti (Tweetie), successivamente “comprata” dal colosso americano. E chiudere le proprie API per Twitter significa proprio questo: dare una falciata alla community, che è sempre stata l’attrice che ha reso il network migliore con il suo apporto rivoluzionario, costruendo uno dei più grandi mezzi di tutti i tempi. È così: Twitter ha la facoltà, ma non il diritto di portare via l’ecosistema agli utenti, poiché ne è stato fortificato oltre ogni modo e l’unica maniera che ha per ringraziare è continuare a stimolare questa crescita.
Si manifesta così una schizofrenia all’interno dello sviluppo di Twitter, dove l’ingranaggio continua ad essere fortemente promotore ed utilizzatore delle tecnologie open source, ma all’atto pratico poi chi lo gestisce deve in qualche modo limitare il comportamento, se vogliamo, “creativo” degli utenti, consentendo il riuso dei software, il fork di alcuni dei componenti, ma non la libertà assoluta nell’attingere al servizio - che oltre le moltissime feature introdotte dai power user negli anni, può contare anche su una serie di servizi collaterali che ne hanno decretato un ingigantimento impressionante nel tempo, facendo si che Twitter soddisfacesse anche esigenze particolari e rendendo il tutto simile all’acqua, che si infila in ogni fessura in maniera pervasiva.
Mi auguro di vedere Twitter monetizzare il suo traffico il prima possibile e nel migliore dei modi. È stato bello, finché è durato, finché le API del servizio sono state uno dei migliori parchi giochi che uno sviluppatore potesse avere.
Alessio Biancalana | @dottorblaster
Twitter and the dangerous game of APIs
We had been so much in love. This is more or less the relationship between Twitter and its users, now illtreated and constrained in a corner while the platform desperatly tries to find stability and a support for its economical sustainability, experimenting new ways of getting money from investors with promoted tweets campaigns and other marvels that the medium user simply finds disgusting.
On the other hand it is also true that social media platforms aren't NPOs; they must find a way to survive, or else they risk closing. These last few months Twitter has been playing with fire, though, and the results are visible: closing the APIs to determinate uses and taking the platform to a well defined form factor without giving nothing in change has generated a lot of discontent. The most recent of disappointment is just a few days old, when users have discovered they cannot upload images on third party services anymore.
How can we interpret this change? Well, for the platform it has been a change for the better that came in time: just as many other things, visualizing images included in tweets and integrating with external services has proved to be a must, if we want, to make the service grow and make the user experience better. Now the steps back: it's perfectly legit on behalf of Twitter, that now is becoming an organism halfway between a medium and an advertising company, to say "I gave you the toy, and I have the power of taking it away from you".
Just as it is legit to close the platform to external clients and offering them a mutilated version of the interaction modalities with the network, making the official clients glow of a false light, because they don't have limitations. However, a platform is nourished by clients, and Twitter is risking to see its undoing because of the monetization it is so desperately looking for, attacking the liberty of users who might feel like they're being made fools of.
Is it truly a benefit for Twitter to try to create a cohesive ecosystem in such a constrained manner, so constrained that it makes people unhappy? In the end, the wealth of this social network has never been in the hundreds of thousands of Beliebers and Directioners, who only took advantage of the tool, but in power users: it was power users who donated to Twitter its best features, and it has been the community to decree the success of certain mechanics, to the extent that they could only integrate them in a better way with the platform.
The retweet has been invented by users. Just as replies, and hashtags. Even the iPhone app appeared for the first time as a third party application (Tweetie), then bought by the American giant. And closing the APIs for Twitter means just that: cutting down the community, which has always been the protagonist that has made the network better with its revolutionary contribution, building one of the greatest mediums of all time. This is how it is: Twitter has the possibility, but not the right to take away the ecosystem from users, because they have fortified it in every way and the only way to thank them is continuing to stimulate this growth.
This is how the schizofreny is manifested inside the development of Twitter, where the machine continues to be a strong promoter and user of open source technologies, but in reality who manages it must somehow limit the creative behavior of users, allowing the re-use of software, the fork of some components, but not the absolute liberty to access the service - that beyond the many features introduced by power users during the years, can also count on a series of collateral services that have determined an incredible growth in time, making sure that Twitter could satisfy common as well as particular needs, and making it similar to water, that goes in every hole in a pervasive manner.
I hope to see Twitter monetize its traffic as soon as possible and in the best of manners. It's been great until it lasted, because the APIs of this service have been one of the best playgrounds a developer could hope for.
Alessio Biancalana | @dottorblaster
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3 commenti :
Scusami, sto cercando di capire, a quale notizia relativa alle API sarebbe legato questo articolo? Mi risulta che siano in chiusura soltanto le API v1, non credo sia il caso di farne un dramma, no?
https://dev.twitter.com/blog/changes-coming-to-twitter-api
Mi riferisco a questo, e mi sembra una bella schifezza. Tanto per dire, qualsiasi client adesso ha problemi di API :D (perché sono limitate)
ok, allora sono aggiornato! :D (Sto programmando da un po' con le API di Twitter e ogni volta che leggo titoli di articoli del genere mi si gela il sangue! :D )
Ho letto anche io, comunque sicuramente ci sono alcune rogne, ma è anche giustificabile il fatto che quando più di 2/3 del traffico di un social network passi attraverso le API qualche limitazione uno la debba pur dare! :) Almeno bisogna comprenderli!
Comunque la maggior parte dei client mobili si sono già adattati alle nuovi API da diversi mesi. Fra l'altro non sono i client di terze parti le app che risentono di più di questi cambiamenti. Comunque ai posteri l'ardua sentenza! ;)
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