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martedì 16 ottobre 2012

Libertà digitale e libertà personale



Come appassionato di tecnologia e per motivi di lavoro, mi trovo spesso ad avere a che fare con differenti piattaforme e differenti sistemi operativi, e, quando mi chiedono “Qual è il migliore” la risposta è sempre la stessa: “Quello più adatto alle tue esigenze”. 

Non ho comportamenti talebani o prese di posizione assolute, perché, forse ingenuamente, immagino sempre che ci sia del buono in ogni cosa, perché è un po' come quando si assaggia la cucina di paesi differenti, basta un minimo di adattamento e si riesce a trovare del buon cibo praticamente ovunque.

Ultimamente, però, questa regola che mi ero dato sembra non funzionare più, non tanto nella cucina, ma sopratutto nel campo della tecnologia, sempre più presente e protagonista della nostra quotidianità. Facciamo un piccolo passo indietro: Fino a pochi anni fa, la tecnologia, la rete internet e tutto il resto erano riservati a studiosi e scienziati, e, quando andava bene, al popolo degli smanettoni, dediti a sperimentare ogni novità e modifica al proprio hardware e software. Le grosse aziende, Microsoft in testa, snobbavano Internet, per molto tempo non dedicando neanche tanta attenzione allo sviluppo di un browser decente da inserire nel proprio sistema operativo. Poi, è successo quello che è successo, si è avverato quello che i tecnici chiamano “lo scambio Negroponte” (ovvero l'inversione tra lo scambio di informazioni che viaggiano via terra e quelle che viaggiano via etere), in pochi anni ci siamo trovati in tasca dei dispositivi con la potenza di calcolo di un computer da tavolo, sempre connessi, e a quel punto le aziende hanno cominciato a temere per la loro sorte, troppe libertà individuali, si sa, non vanno d'accordo con i classici modelli economici, che prevedono il controllo del cliente. In quel momento sono scattati dei meccanismi di protezione che, lentamente, hanno cominciato a restringere le libertà dell'utente con la scuda di una “maggiore sicurezza”. Nel tempo si sono avvicendati sistemi di protezione dalla copia, sistemi di protezione dei contenuti e, recentemente, sistemi di restrizione hardware (secure boot).

L'avvento di questi nuovi sistemi operativi sempre più blindati e legati al produttore hardware è sostanzialmente una limitazione della nostra libertà individuale, quello che viene comunemente chiamato Digital Right Management è in realtà un “Digital Restrictions Management”, dato che i nuovi sistemi operativi sono strutturati per ricevere autorizzazioni via internet sui programmi che si possono o non possono installare sul proprio computer, oltre alla possibilità di attuare cancellazioni e rimozioni di programmi o documenti non desiderati, il tutto senza consenso dell'utente.

Microsoft, per fare un esempio, ha lavorato con i produttori di hardware per implementare il secure boot come standard per Windows8. In pratica, per funzionare, il sistema certificato Windows8 avrà bisogno di una specifica chiave, legata alla licenza, bloccando la strada alla possibile installazione di un qualsiasi altro sistema operativo. Se state pensando che sia un problema solo per GNU/Linux, sappiate che molto probabilmente non potrete installare neanche un altro sistema operativo Microsoft, come XP, Vista o Seven. Per non parlare male solo di Microsoft, bisogna dire che il primo produttore a implementare un sistema simile è stato proprio ...Apple, che propone notoriamente un hardware blindato, “ma per il nostro bene”.

Quale futuro, allora, per le nostre libertà? Fortunatamente esiste ancora una parte del mondo che non la pensa così, che sviluppa e progetta lasciando ampie libertà individuali. Stiamo parlando di tutto quello che viene spesso chiamato con il suffisso “Open”, e che io preferisco chiamare con il suffisso “Free”, facendo sempre la famosa distinzione del “Free as in Freedom”. Non sto parlando del solo movimento Gnu/Linux, ma anche di tutto quello che viene definito “Free Hardware”, oggetti come la famosa schedina Arduino, partita come progetto universitario e arrivata a generare opportunità di lavoro e di business con cifre da far girare la testa, il tutto mantenendo il progetto completamente aperto, e sopratutto invogliando e incoraggiando la modifica, l'evoluzione e la condivisione.

Fenomeni come questi sono la dimostrazione che il modello di business non vale solo per il software, i servizi o i beni immateriali, ma può essere applicato praticamente a tutti i settori. In ogni caso, libertà, conoscenza e condivisione rimangono i temi cardine importanti da difendere in ogni contesto.

I detrattori di questa tesi spesso adducono problemi di usabilità, prestazione o addirittura di sicurezza, ma sono falsi problemi. Non esiste il sistema perfetto ed esente da bachi o problemi, la comodità spesso fa rima con pigrizia, per quanto riguarda la sicurezza, beh, basta guardare cosa usa no le grandi e grandissime organizzazioni (come i governi, ad esempio, le borse o gli eserciti,) per i loro sistemi critici. La libertà va difesa prima di perderla, perché, come dimostra la storia, una volta persa è molto difficile da recuperare.

Luca Perencin | @No_CQRT


Digital Freedom and Personal Freedom

Since I am passionate of technology and for work reasons, I often happen to work with different platforms and different OS, and qhen they ask me "Which one is the best?" the answer is always the same: "The one that is most adequate for your needs". I don't have extremist behaviors or absolutistic positions, because - perhaps I am a bit naif - I always imagine there's good in everything, because it's a little bit as when you try out the cooking of different countries, you kust need a bit of adaptment and you manage to find good food practically everywhere.

During these last few months, though, this rule I had given myself seems to not function anymore, not specifically with food, but in the field of technology. more and more present and protagonist of our daily routine. Let's make a small step backward. Until a few years ago, technology, Internet and all the rest was reserved to scientists and researchers, and when everything went well, to the geeks, who experimented everything new or modified in their hardware and software. Big companies, Microsoft first of all, depised the Internet, and for a lot of time didn't even dedicate so much attention to develop a decent browser to put in their operatve system. Then, what happened happened, and there was the exchange that technicians call the Negroponte exchange" (whch s the inversion between th exchang of information travelling via earth and those trarvelling via air), in a few years we've found ourselves some devices with the calclation power of portable computers, always connecteed, and at that point companies starteed faering for their deestiny, too much individual freedom, as we all know, don't go well with classical economical models, which includ thee control of the client. In that moment some protection mechanisms snapped, which slowly but surely have starteed to rextrict the freedom of the user with the excuse of more protection. In time various systems of protection from copy, content protection systems and hardware restriction systems (secure boot) have come one after the other.

The arrival of these new operative systems that are more closed and tied to the hardware producer is substantially a limitation of our freedom as individuals, what is commonly called the Digital Right Management is actually a Digital Restrictions Management, given that new operative systems are structured to receive authorizations via Internet on the programs that I can or can't install on my computer, beyond the possibility of removing or erasing undesired programs or documents, and all without the consent of the user himself.

Microsoft, for exampl, has worked with hardware producers to implement the secure boot as a standard for Windows8. In practice, in order to work, the certified Windows8 system will need a specific key, linked to the licence, blocking the way to the possible installation of any other operative system. If you're thinking that this might be a problem only for GNU/Linux, you may want to know that you won't be able to install any other Microsoft OS, such as XP, Vista or Seven. In order to avid speaking ill only of Microsoft,  we must say that the first producer of such a system was Apple, who notoriously produces closed hardware, but for our own good.

What future, then, for our freedom? Fortunately there is still one part of the world that doesn't see it that way, that developes and projects leaving wide individual freedoms. We're talking about everything with the suffix Open, and that I prefer to call Free, specifying with the famous distinction of "Free as in Freedom". I'm not talking only about the Gnu/Linux movment, but also of everything that is defined free hardware, objects such as the famous Arduino board, started as a university project and landed in generating opportunities for work and business with numbers that would make your head spin, eeverything maintaining the project completely open, and especially encouragin the modification, evolution and sharing.

Phenomena like this are proof that the business model isn't valid only for software, services or immaterial goods, but can be applied practically to any sector. In any case, freedom, knowledge and sharing remain the main themes important to defend in any context.

The opposers of this thesis often claim problems of usability, performance, or safety, but these are false problems. There is no such thing as a perfect system that is problemproof, the comodity is often paired with lazyness, as far as safety goes, well, just take a look at what big and very big organizations use (such as governments, for example, or armies), for their critical systems. Freedom must be defended before losing it, because, as history proves, once it's lost it's very difficult to get back.

Luca Perencin | @No_CQRT

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