▼ Il tweet del giorno

venerdì 30 novembre 2012

Il Seppuku di #Twitter



Insomma le primarie sono finite, quelle del centro-sinistra almeno, perché qui si annuncia un intasamento che potrebbe portarci non ad una campagna elettorale permanente, ma ad un'elezione permanente!

Sapete tutti come sono andate a finire, Bersani ha vinto nella realtà, nelle urne, mentre Renzi ha vinto su Twitter e nel coro dei social media. La grande vittima è proprio twitter, costretto al seppuku, al suicidio rituale giapponese. C'erano anche i kaishakunin, i fedeli compagni che gli hanno tagliato la testa, in maniera generosa, per risparmiargli il dolore della lama che taglia gli intestini e la morte per dissanguamento. I fedeli compagni sono stati la tv generalista e la stampa, specialmente quella online, che davvero ha delle responsabilità profonde in questa messa in scena. Perché di questo si tratta.

I social media non hanno spostato un voto, anzi, li hanno spostati al contrario, vista la grande offensiva socialmediatica renziana nella settimana del ballottaggio, ci sono stati flussi di ritorno a favore del segretario e Ilvo Diamanti, sulle pagine di Repubblica, ha spiegato che, anche se tutte le 100.000 richieste di iscrizioni fossero stato accolte e avessero tutte, dico tutte al 100%, votato per l'obamino fiorentino, il risultato non sarebbe cambiato. Già nei mesi precedenti si è vista la scarsa efficacia che il sistema social media ha dimostrato nell'aiuto alla vendita, figuriamoci dopo questo tonfo nelle primarie riguardo il marketing politico. Io, come ho scritto in un post su Orson, sostengo che c'è bisogno di tornare all'azione, consigliando i rapimenti simil-alieni, come ha fatto Samorì e il duo Baccini-Galati.

Si dice che l'Italia non è pronta, che in fondo non c'è massa critica ed altre amenità. Bella scoperta! Quanti sono gli iscritti a Twitter, molti di meno rispetto a Facebook, che poi viene usato in maniere molto differenti, ma credo oscillino fra uno e due milioni, lasciando scoperti grossi settori per età, professione, abitudini di consumo e molti altri segmenti di micro-data e non di big-data. Voi credete davvero che ora che i blogger vanno al Motor Show sposteranno un acquisto di una sola auto? Oppure la gente continuerà a comprare Quattroruote o a vedere le macchine dei propri amici? Ho lavorato in un'agenzia di analisi e marketing del settore Automotive, quello che contava era la stampa e le trasmissioni tv di settore, neanche quelle satellitari, perchè chi paga vuole vedere contenuti premium come film, serie tv e sport. Quindi? Quindi i social hanno un effetto di rinforzo, di informazione e di interesse - qui sta davvero il concetto di engagement.Tralascio la delicata questione della primavera araba e dell'epilogo triste che sta affrontando, però me li ricordo i: "E' la forza della rete", "La rete porta democrazia", "La rete è la pace". Io me li ricordo bene.

Torniamo alle primarie, o meglio allo spazio che certa stampa, come Huffington Post, Pubblico e altri hanno dato a Twitter, perchè questo sta succedendo. Twitter è diventato un'ottima riserva di battute, per riempire il vuoto delle pagine bianche e degli spazi audiovisivi. Twitter è entrato nello scadenzario dei media tradizionali, come le conferenze stampa, le processioni e i saldi. Se guardate bene poi tutte le aspiranti twitstar vogliono quello, visibilità, ma visibilità sui media tradizionali, vogliono che il loro nome sia sul Corsera, o su Il Fatto Quotidiano, per non parlare di Repubblica o durante una diretta de La7. Nessuno ragiona totalmente alla visibilità sul web. L'unico scopo diventa farsi notare per poter bullarsi con gli amici oppure strappare un contratto da collaboratore per qualche centinaia di euro al mese se va bene, o 5 euro a pezzo, sempre se va bene. Questa era la grande rivoluzione? Quanti Social Media Anything Manager ci sono che lavorano per poco o che non percepiscono nulla?

Tutta la tossicità di Twitter ha avvelenato l'uccellino, tanto che oramai non gli restava che crepare sotto il peso della realtà dei voti di carta e delle matite copiatevi. Il prossimo banco di prova saranno le primarie del M5S, e anche la social tv, però di quello parlerò più avanti, visto che agli italiani non stanno dicendo che nel 2015 dovranno buttare i loro televisori, ma ne parleremo e in maniera molto approfondita. La sbornia è finita, adesso è il momento di essere cattivi, molto cattivi.

PS. va ricordato che Matteo Renzi è l'unico che non ha risposto alle domande di Intervistato. La prossima volta magari ci penserà meglio.

Simone Corami | @psymonic


The Seppuku of Twitter

So the primaries are over, the ones of the left wing at least, because here there's a mess that could bring us not to a permanent elections campaign, but to a permanent election!

You all know how it ended, Bersani has won in the realities, at the voting stations, while Renzi won on Twitter and on social media. The great victim is Twitter itself, forced to seppuku, the Japanese ritual suicide. There  were also the kaishakunin, the faithful companions who cut its head in a generous fashion, to spare the pain of the blade cutting the intestines and the death by bleeding out. The faithful companions have been the TV and the print, especially the online one, who seriously has some deep responsibilities in this farce. Because that's what it is.

Social media didn't change a vote, or they changed them in the opposite direction, given the great Renzi socialmedia offensive during the week of the ballott, there have been flows of return in favor of the secretary of PD and Ilvo Diamanti, on the pages of Repubblica, has explained that even if all the 100.000 requests for sign-up had been approved, and if they had all, and I mean all, voted for Renzi, the result wouldn't have changed. Already during the past months we've seen the scarce efficiency that the social media system has in helping sales, go figure after this political marketing fail. As I wrote on a post on Orson, I say that we need to go back to action, counseling simil-alien abductions, as Samorì did and the duo Baccini-Galati.

They say Italy isn't ready, that in the end there is no critical mass and other amenities. Nice discovery! How many Twitter users are there? Many less than Facebook, and they are used in very different ways, but I believe we're talking about one or two milion people, leaving ample segments uncovered by age, profession, consume habits and many other segments of micro-data and not big-data. Do you really think that bloggers at the Motor Show will influence purchases? Or that people will continue buying Quattroruote or seeing their friends' cars? I've worked in an agency of analysis and marketing in the Automotive field and what mattered was the print and sector TV shows, not even satellite, because who pays wants to see premium content such as movies, tv series and sports. So now what? Social media have a reinforcement effect, information and interest - here is where the whole concept of engagement stands. I'll leave aside the delicate matter of the Arab Spring and the sad epilogue that it is living, and I remember the "It's the force of the web", "The web brings democracy", "The web is peace". I remember them very well.

Torniamo alle primarie, o meglio allo spazio che certa stampa, come Huffington Post, Pubblico e altri hanno dato a Twitter, perchè questo sta succedendo. Twitter è diventato un'ottima riserva di battute, idee e altro, per riempire il vuoto delle pagine bianche e degli spazi audiovisivi. Twitter è entrato nello scadenzario dei media tradizionali, come le conferenze stampa, le processioni e i saldi. Se guardate bene poi tutte le aspiranti twitstar vogliono quello, visibilità, ma visibilità sui media tradizionali, vogliono che il loro nome sia Corsera, o su Il Fatto Quotidiano, per non parlare di Repubblica o durante una diretta de La7. Nessuno ragione totalmente alla visibilità sul web. L'unico scopo diventa farsi notare per poter bullarsi con gli amici oppure strappare un contratto da collaboratore per qualche centinaia di euro al mese se va bene, o 5 euro a pezzo, sempre se va bene. Questa era la grande rivoluzione? Quanti Social Media Anything Manager ci sono che lavorano per poco o che non percepiscono nulla?

Tutta la tossicità di Twitter ha avvelenato l'uccellino tanto che oramai non gli restava che crepare sotto il peso della realtà dei voti di carta. Il prossimo banco di prova saranno le primarie del M5S, ma ci sarà anche la social tv, però di quello parlerò più avanti, visto che agli italiani non stanno dicendo che nel 2015 dovranno buttare i loro televisori, ma ne parleremo e in maniera molto approfondita. La sbornia è finita, adesso è il momento di essere cattivi, molto cattivi.

PS. va ricordato che Matteo Renzi è l'unico che non ha risposto alle domande di Intervistato. La prossima volta magari ci penserà meglio.

Simone Corami | @psymonic

giovedì 29 novembre 2012

I giovani al timone di domani



Ormai ci siamo. Sono le ultime ore di questa combattutissima campagna elettorale, per decidere il candidato premier di centrosinistra, che è riuscita nell'impresa di riavvicinare soprattutto i giovani alla politica. Ma la strada è ancora lunga.

Di questa bellissima e aggressiva battaglia  un dato è evidente; la partecipazione giovanile. Lo si è visto dalle immagini, lo si è letto su blog e status, lo si è capito scendendo in strada, lo si è visto ai seggi tra votanti, volontari e militanti.

Al di là di tutto, questo mi sento di sottolinearlo, mi è parso il dato più confortante. Il futuro. E indipendentemente da chi sarà il vincitore è da qui che si dovrà ripartire, dopo che per anni si è parlato dell'allontanamento di giovani e giovanissimi dalla politica.

Ma la politica non si esalti. Perché non è tanto lei ad essersi riavvicinata ai giovani. Sono piuttosto loro che hanno ricominciato ad appropriarsi della politica e degli strumenti che questa offre. E tra quegli strumenti, oltre il fare attivamente politica, c'è il voto. E i voti si possono spostare. Sta quindi alla classe dirigente cogliere la palla al balzo.

L' altra buona notizia è che anche nel centro destra, i nostri migliori nemici (e non lo dico in tono negativo o dispregiativo, anzi citando una pellicola di Herzog) stanno cominciando a rivendicare più spazio, il diritto di scegliere e decidere. E' successo nei giorni scorsi a Modena e Bologna dove alcuni esponenti della Giovane Italia (che fa riferimento al PDL) hanno rivendicato il diritto a non farsi scippare delle primarie.

Ma non ci sono solo i giovani del PDL, che chiedono primarie e diritto di scelta, e non sono solamente quelli del centrosinistra attivi dietro i vari candidati o corsi alle urne per scegliere il futuro candidato premier. Una buona fetta nel nostro paese è rappresentata ormai dai figli di immigrati. La cosiddetta  seconda generazione. Quelli nati nel nostro paese. Poi ci sono quelli che qui abitano dai primi anni della loro vita (e di questo parleremo prossimamente su intervistato.com). Tutti comunque Italiani come noi, a volte più italiani di noi, che tra le proprie richieste (richieste che poi arrivano anche da buona parte della società civile) pongono il diritto alla cittadinanza. Di fatto quindi la possibilità di partecipare attivamente alla vita democratica del paese. Il diritto dunque anche di poter scegliere e non solo subire dalla mano calata dall'alto.

Molti sono amici, compagni, fidanzati e fidanzate dei primi e dei secondi. Ecco, questo, io credo, sarà un buon punto comune di ripartenza per la politica di domani. Nonostante le differenze di idee e il confronto scontro che poi ne conseguirà (sano in una democrazia) l'auspicio è che la storia recente abbia insegnato la lungimiranza e cancellato l'abietta usanza del breve termine per interesse e che finalmente la classe politica prossima, e ancor più quella che sta crescendo cominci ad ascoltare e riconoscere le richieste e i diritti dei giovani, qualunque sia il colore della loro pelle o l'origine delle loro famiglie.

In ultimo guardare a destra da sinistra e viceversa. Senza timori. Bisogna ritrovare la capacità di combattere e scontrarci sulle idee, di accettarle quando buone anche se della controparte. Allora ci sarà futuro. Altrimenti risulterà tutto nuovamente inutile, e quel gridolino di gioia che oggi inneggia alla ritrovata partecipazione alla vita politica e al confronto risulterà per l'ennesima volta troppo prematuro.

Ora non rimane che aspettare la fine del periodo di primarie di centro sinistra e PDL e vedere cosa uscirà e che direzione verrà presa. La strada in teoria appare buona anche se ancora troppo lunga, ma i prossimi mesi ci diranno se ci sarà possibilità di accorciarla.

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83


The young people leading tomorrow's politics


We're almost there. It's the last days of this elections campaign, to decide the candidate for the center-left coalition, which has managed in the difficult task to bring young people closer to politics. But the path is still very long.

Of this beautiful and aggressive battle one thing is obvious: the youth participation. We've seen it in the photographs, we've read it in blogs and statuses, we've understood it on the streets, we've seen it during the voting, volunteering or true sustainers.

Beyond everything, and this I must say, it seems to me like the most comforting thing. The future. And independently of who the winner will be, this is where we need to start from, since for years we've talked about young people getting more and more away from politics.

But politics shouldn't get too excited. Because it's not getting closer TO young people. It's young people that have started to take it back and the tools that it offers, too. And among those tools, among doing politics actively, there's the vote. And votes can change. So the leading class should take the opportunity right away.

The other good news is that the center-right, our best enemies (and it's not negative, it's just quoting Herzog's movie) are starting to get more and more space back, the right to choose and decide. it happened during the last few days in Modena and Bologna where some exponents of the Young Italy (referring to PDL) have revenged the right to not be robbed of the primary elections.

But there aren't just the young people of PDL, who ask for primaries and right to choose, and there aren't just those of center-left active behind the various candidates or running to vote to choose the next premier candidate. A good part of our country is represented now by the children of immigrants. The so called second generation. The ones born in our country. Then there are those who live here since they were children (and we'll talk about it soon on Intervistato.com). They all are Italians just like us, sometimes even more Italian than we are, who among their requests (that come from good part of society anyway) is the right to citizenship. So the possibility to actively participate to the democratic life of the country. The right to choose and not simply suffer others' decisions.

Many are friends, lovers, boyfriends and girlfriends of the first and the latter. Well, this, I believe, will be a good point in common to restart with tomorrow's politiics. In spite of the differences of ideas and the match that will ensue (healthy in a democracy) we hope that recent story taught to be foreseeing and has cancelled the bad habit of short term for interest, and that the political class, the one of the future, and the one that is growing up right now, starts to listen and recognize the requests and rights of young people, regardless of their skin color and the origin of their family.

Lastly, look to the right and the left. Without fears. We must regain the capacity of fighting about ideas, accepting them when they're good, even if they come from the other side. Then we'll have a future. Otherwise it will all be useless, and that joy we now feel will be again premature.

Now we just need to wait for the end of the primaries of center-left and PDL and see what will come out of it, and what direction we'll take. The path seems good, but long, and the next months will tell if we'll have to chance to make it shorter.

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83

mercoledì 28 novembre 2012

40 domande a @pbersani, tra #primarie ed #elezioni2013: risponderà? #pb2013



Siamo arrivati a Bersani, dopo Renzi e Vendola, tocca al segretario rispondere alle domande che Intervistato ha raccolto dalla rete. Segretario dal 2009, con un partito uscito malconcio dalla sconfitta elettorale, le do atto di averci messo la faccia in un periodo che definire difficile è dire poco. In tre anni è successo di tutto e secondo molti "prestigiosi commentatori" siamo ancora in una fase di "transizione".


Prima o poi però da qui, da questo pantano bisognerà uscirne, bisognerà lanciare un progetto per questa Italia adesso in mano ai tecnici, bisognerà trovare una sintesi fra le parti in causa. Non parlo del PD, agitato fra renziani e giovani turchi, o della coalizione che verrà, ma del paese. Ci vuole coraggio e lei ne ha fatto il suo claim elettorale. Niente da dire, ma poi ci sono le elezioni da vincere e ci sono tante cose da fare.


E bisogna farle e farle almeno nel migliore dei modi possibili, magari se si ascoltasse di più la rete, e in maniera diversa, qualche proposta seria si trova, anche perché qui ci sono cittadini, gente che lavora e gente che vorrebbe lavorare.

Però è difficile mettere insieme posti letto in ospedale e F35, infrastrutture e recupero del territorio, che sembra venire giù ad ogni temporale, spending review e servizi sociali. Qui c'è bisogno di cambiare, ma non per vezzo o perché ce lo chiede l'Europa, ma per due motivi: le regole e le soluzioni usate non funzionano più e perché lo chiede il paese.

E' una parola importante questa - Paese - qualcosa che sa di lontano e sembra essere svanita, forse è stata l'illusione di una nazione, visto che l'Italia sembra una galassia che si raduna intorno ai proprio campanili, reali o costruiti abilmente da vari imbonitori che si sono succeduti negli ultimi anni, troppo anni.

Non c'è solo il lavoro, ci sono anche i diritti. Stamattina leggo che ha avuto il primo si alla Camera la proposta di legge che equipara i figli naturali a quelli nati all'interno del matrimonio. Era ora, visto che la famiglia, di cui tutti si sono riempiti la bocca, sembra ancora essere il cardine del paese. Ma quale famiglia?


Qui bisogna aprire gli occhi, le cose sono cambiate. Tutto è cambiato. Qui bisogna che manca una parola a tutti i dibattiti che stanno sorgendo, cioè responsabilità. Quelle della politica e quelle dei cittadini, bisogna ridisegnare un patto in tutta la società.


Lei come lo vuole questo patto? Quali sono le responsabilità che intende prendersi? Per ora vorremmo che prendesse quella di rispondere a queste domande.

Simone Corami | @psymonic


40 questions for Pierluigi Bersani

We've arrived at Bersani, after Renzi and Vendola, so it's the secretary's turn to answer the questions that Intervistato.com collected online. Secretary since 2009, with a party that wasn't very well put after the elections defeat, he did put his name on the line in a time that defining difficult is too little. In three years everything happened, and according to some prestigious commentators, we're still in a phase of transition.

Sooner or later we'll have to get out of this mess, though, we'll have to launch a project for this Italy now in the hands of technicians, we'll have to find a synthesis between the parts. I'm not talking about the PD, agitated between Renzi supporters and young turks, or the coalition, but about the country. We need courage and Bersani made it his elections claim. Nothing to say, but there are elections to win and many things to do.

And they must be done in the best possible way, maybe listening to the Web more, and in a different way, some serious proposal can come out, because here there are citizens, people who work and people who wants to work. But it's difficult to put together beds in hospitals and F35s, infrastructures and territory, that seem to collapse every time it rains, spending review and social services. There's a need for change, but not because Europe is asking for it, but for two reasons: rules and solutions used until now don't work anymore, and because the country is asking for it. It's an important word - Country - something that seems faraway and almost vanished, maybe the illusion of a nation, since Italy looks like a galaxy that reunites around its bell towers, real or built by those who wanted to control the people for so many years.

And not only work, rights as well. This morning I read about the first yes at the House for the law that makes rights equal for legitimate and natural sons. It was about time, since the family everyone's talking about seems to still be an important pillar of the country. But which family? We have to keep our eyes open, things have changed. Everything has changed. Here one word is lacking from all the debates, which is responsibility. That of politics and of citizens, we must redesign a pact for society. How do you see this pact? What are the responsibilities you intend to take? For now we would like you to take the responsibility of answering these questions.

Simone Corami | @psymonic

martedì 27 novembre 2012

#Xf6: 50.000 tweet, #Chiara finalista e @InArteMorgan il più discusso



La sesta diretta di X Factor ha fatto molto discutere il pubblico, televisivo e di Twitter, per la pessima reazione di Arisa e dei suoi concorrenti eliminati, i Frères Chaos.

Una delle scene trash che resterà negli annali della tv e che ha stimolato le discussioni sui social network, ma andiamo a vedere nel dettaglio quante mention ha ricevuto #XF6 giovedì scorso.

Durante tutta la serata di giovedì 22 novembre 2012, si sono registrati 44.024 tweet, per un totale di 13.106 utenti unici attivi e 49.610.351 impression (somma delle visualizzazioni potenziali dei tweet), con un picco massimo di conversazioni che ha raggiunto i 412 tweet alle 22:10



Vista la puntata "problematica" e le polemiche accese nate a cavallo della chiusura della puntata (23:50), non stupisce che le conversazioni siano così numerose anche dopo la mezzanotte. Da sottolineare anche che la fascia oraria delle 22 in cui si assiste ad un innalzamento dei tweet è il momento in cui si è esibito l'ospite internazionale, il teen idol Conor Maynard, che poi si è trattenuto in trasmissione come quinto giudice, esaltando gli animi del pubblico delle giovanissime. Se andiamo a guardare i grafici demografici infatti il gentil sesso ha dominato il pubblico maschile anche questa settimana.



Gli utenti che si aggiudicano il podio come top posters questa settimana sono: @pupiparis (104) seguita da @1999chicca (92) e @Salvatore_yep (90), tutti e tre rappresentano quella fascia di adolescenti che sta diventando sempre più accesa, incisiva e votante durante le dirette di X Factor. Questa settimana poi sulla frenetica attività social del target under 18, non ha influito solo la presenza di Maynard, ma anche il ballottaggio tra due concorrenti molto vicini ai giovanissimi: Davide e i Frères Chaos, molto amato il primo, molto odiati i secondi.

Tra gli account con più follower, quelli che hanno generato più impression sono stati @donnamoderna (3.859.883), @lapinadeejay (1.665.468) e @elenasantarelli (1.048.756).
Gli utenti più menzionati invece sono stati @SkyUno (671), @inartemorgan (489) e @conormaynard (466) seguiti poi da Arisa e Simona Ventura. Dati che rispecchiano i momenti cruciali della puntata, la completa dominanza scenica di Morgan e dei suoi concorrenti, e la polemica nata tra SuperSimo e Rosalba Pippa.
Questo lo si può notare anche a livello di andamento temporale dei tweet riguardanti i giudici, che come si vede dai grafici, hanno stimolato moltissimo le discussioni su Twitter.



Per quanto riguarda i cantanti invece più metriche dimostrano come il pubblico continui ad amare Chiara (3866 tweet dedicati e 2.001 mention dell'hashtag #chiara) seguita poi in classifica dai protagonisti del ballottaggio Davide e i Frères Chaos. Anche Cixi come si può vedere dai grafici continua a smuovere le anime degli spettatori social.



Analizzando infine gli hashtag più citati, notiamo come #xtra6 sia salito in classifica fino al secondo posto, grazie alle liti durante "ExtraFactor" tra le due giudici femminili e le accuse lanciate alla produzione dai Frerès Chaos. Mentre è indicativo come l'hashtag non ufficiale #xfucktor (1.325) sia sempre più usato dagli utenti a scapito di quello ufficiale.




The Fool dal 2008 sviluppa tools e metodi per l'analisi dei Social Media, il monitoraggio della reputazione online, SocialCRM, Social Intelligence e servizi di IP-Protection, per agenzie, broadcaster e istituzioni pubbliche. The Fool aiuta i propri Clienti nelle strategie di comunicazione e marketing, con particolare attenzione alla salvaguardia dei loro brand, prodotti e IP.

Arianna Panacea | @thefool_it

NOTA METODOLOGICA: I dati sono calcolati su tutte le mention che citano sempre l’hashtag ufficiale #XF6. Chiaramente se allargassimo il bacino a tutte le mention riguardanti la trasmissione avremmo un numero di conversazioni esponenzialmente più ampio, ma meno focalizzato sul profilo ufficiale. Inoltre il campione analizzato per genere, si riferisce agli utenti che hanno reso pubblico questo dato.



X-Factor 6: 50.000 tweets, Chiara in the finals and Morgan steals the scene

The sixth episode of X Factor has made the audience talk a lot, both on TV and Twitter, for the awful reaction arisa had when her contestants were eliminated. One of the trash scenes that will remain in the annals of TV and that has stimulated discussion on social networks, but let's see in detail how many mentions #XF6 had last Thursday.

During the evening of Thursday, November 22nd 2012, there have been 44.024 tweets, for a total of 13.106 unique active users and 49.610.351 impressions (the sum of the potential visualizations of tweets), with a maximum peak of conversations that reached 412 at 22:10.

Given the problematic episode and the discussions started right at the end of it (23:50), it's not surprising that the conversations were so many even after midnight. We should point out that the time around 22, when we see more tweets, is the moment when the international guest performend, teen idol Conor Maynard, who then stopped during the show as the fifth judge, making the young girls go mad. If we see the demografic data, we can notice that the gentle sex has dominated the male public this week as well.

The users who get the place of top posters this week are @pupiparis (104) followed by @1999chicca (92) and @Salvatore_yep (90), all three of them representing the teenager audience that is getting broader, and more important when voting during the X-Factor airings. This week on the frantic social activity of the under 18 target, not only Maynard's presence has had a crucial role, but also the ballot between two competitors that were very close to the youngest: Davide and Frères Chaos, very loved the first, very hated the latter.

Among the accounts with most followers, the ones generating more impressions have been @donnamoderna (3.859.883), @lapinadeejay (1.665.468) and @elenasantarelli (1.048.756).
The most mentioned users have been @SkyUno (671), @inartemorgan (489) and @conormaynard (466) followed by Arisa and Simona Ventura. Data that reflect the crucial moments of the airing, the complete scenic dominance of Morgan and his competitors, and the discussion between Simona and Rosalba Pippa.
This can be observed at a temporal level analysis of tweets regarding judges, who, as we can see from the graphics, have stimulated the discussions on Twitter quite a lot.

As for the singers, metrics show that the public continues to love Chiara (3866 dedicated tweets and 2.001 mentions of #chiara), followed in the charts by ballott protagonists Davide and Frères Chaos. Cixi continues to move the souls of social spectators as well.

Analyzing the most mentioned hashtags, we see how #xtra6 is up in the chart till the second place, thanks to the fighting during ExtraFactor between the two female judges and the accusations launched to the production by Frères Chaos. It's significant that the non official hashtag #xfucktor (1.325) is more and more used instead of the official one.

The Fool dal 2008 sviluppa tools e metodi per l'analisi dei Social Media, il monitoraggio della reputazione online, SocialCRM, Social Intelligence e servizi di IP-Protection, per agenzie, broadcaster e istituzioni pubbliche. The Fool aiuta i propri Clienti nelle strategie di comunicazione e marketing, con particolare attenzione alla salvaguardia dei loro brand, prodotti e IP.

Arianna Panacea | @thefool_it

NOTA METODOLOGICA: I dati sono calcolati su tutte le mention che citano sempre l’hashtag ufficiale #XF6. Chiaramente se allargassimo il bacino a tutte le mention riguardanti la trasmissione avremmo un numero di conversazioni esponenzialmente più ampio, ma meno focalizzato sul profilo ufficiale. Inoltre il campione analizzato per genere, si riferisce agli utenti che hanno reso pubblico questo dato.

Comunicazione politica: la responsabilità della #Fornero (pt.2)



Ci risiamo. Anche se non volessimo farlo diventare un caso, anche se volessimo parlarne sottovoce, senza strumentalizzare: la cronaca ci obbliga a fare una riflessione sul tema, di nuovo. Elsa Fornero, attuale ministro del Welfare, è sotto i colpi delle polemiche per l’ennesimo tentativo -  stavolta riuscito - di esimersi dal rispondere alle domande dei giornalisti. Come dire: a questo punto, te le cerchi.

Parliamo della conferenza stampa sull’amianto del 21 Novembre. Siamo d’accordo, rispetto a quanto detto la scorsa volta la situazione è diversa: l’intervistatore in questione è infatti Filippo Roma, inviato delle Iene - quello che, per intenderci le ha prese pure da Barbareschi. Le modalità di approccio non sono state convenzionali com’è ovvio: un’improvvisata fuori l’edificio nel pieno stile del programma, microfono in una mano, dati sull’Isfol nell’altra. La Fornero, dal canto suo, si è trincerata non solo dietro il silenzio, ma anche dietro la presenza fisica del suo staff, impedendo all’inviato di avvicinarsi. Un comportamento un po’ eccessivo, ma già visto. Fin qui nulla di nuovo. Eppure...dopo qualche minuto, innervosita, ha deciso di abbandonare direttamente la conferenza, lasciando a secco gli altri giornalisti presenti in sala. Per quanti di noi hanno visto le immagini de “Le Iene” è chiaro che ci troviamo davanti all’ennesimo comportamento un po’ infantile, e senza dubbio inaccettabile, del Ministro del Lavoro. Una valutazione, questa, condivisibile in toto, senza ‘se’ e senza ‘ma’. Poi, in serata, le parole a Porta a Porta: “Mi è stato impedito di entrare per rivolgermi delle domande. C’è una pressione psicologica fortissima e scarsamente accettabile.”

Parliamone. Hanno scritto di “prevaricazione”. Hanno detto che “simili comportamenti non hanno nulla a che fare con il diritto di cronaca”. Qualcuno in questi giorni si è affrettato addirittura a puntualizzare che in quanto inviato sine titulo, quindi non iscritto all’albo dei giornalisti, Filippo Roma non avrebbe alcun diritto di fare domande così insistenti e fuori contesto, arrivando – l’hanno scritto, davvero – ad esercitare abuso di professione nel caso in oggetto. Di fronte a queste risposte, restare lucidi e non scadere nell’insulto populista più becero, è difficile: non spiegare alla Fornero il concetto reale di “scarsamente accettabile”, intervallandolo con imprecazioni più o meno eleganti, rimane poi un notevole esercizio di autocontrollo mentale. Ma tenteremo (con riuscita incerta) un approccio quanto più ‘professionale’.

Forse, come già detto, si aspettava che tutto fosse più semplice. “Quando vedo gli studenti che scrivono ‘ministro Fornero saremo il suo incubo’, questo mi dà dolore, è una prova di non maturità e un approccio abbastanza violento”, ha detto, sempre a Porta a Porta.  Si aspettava magari, e ci auguriamo con tutta la buona fede, che la sua competenza e il suo impegno bastassero a non capitolare. Ma si sbagliava. Il discorso, come sempre, è molto lineare: l’immagine che riceviamo è quella di un’Elsa Fornero che sta collassando sotto il peso stesso delle sue responsabilità, politiche e comunicative, e nel tentativo di nascondere questa sua inettitudine al ruolo, semplicemente, fugge. Al di là dell’immagine che il Pd voleva propinarci, noi non vogliamo supereroi ; e non perchè non ne avremmo bisogno, ma perchè non esistono.  E spiegatelo anche a lei, che probabilmente, come ogni donna, è convinta (di solito a ragione) di poter sopportare pesi e pressioni oltre i propri limiti: caro ministro, il primo passo verso la risoluzione è l’accettazione.

Non possiamo designare con certezza un degno sostituto, magari neanche c’è. Ma se la pressione psicologica è “fortissima”, se proprio non ce la fa: in tutta coscienza, lasci perdere. O altrimenti,  la smetta di innalzare muri comunicativi, di essere choosy sul tipo di inviato al quale rispondere, di impartire ogni volta lezioni di giornalismo al prossimo, spiegando cosa sia o non sia il diritto di cronaca. Il suo unico dovere è rispondere di quanto fa: lasci a noi il piacere di scannarci sulle questioni deontologiche, che ci riesce tanto bene.

Carol Verde | @car0lverde


Political communication: Fornero's responsibility pt. 2

Here we go again. Even if we didn't want to make it a case, even if we wanted to talk about it with a low voice, without instrumentalizing: we are obliged to a few thoughts on the topic, again. Elsa Fornero, current Minister of Welfare, is under extreme criticism for her new attempt - this time successful - to avoid journalists' questions. Like saying: at this point, you're just looking for trouble.

We're talking about the press conference about asbestos on November the 21st. We agree, it's different than last time: the interviewer is Filippo Roma, sent by Le Iene - the one who was beaten by Barbareschi. The modalities of approach haven't been conventional, as it is obvious: improvised outside the building in the programme's style, with a microphone in hand, data about Isfol in the other. Fornero, on her side, hid not only behind silence, but also behind her staff's physical presence, making it impossible for the journalist to come near. Perhaps an exaggerated behavior, but we've seen it before. Till here nothing new. And yet, after a few minutes, unnerved, she decided to abandon the conference directly, leaving the other journalists in the room as well. For all those who say the images of "Le Iene", it's clear that we're standing in front of yet another quite juvenile behavior, without ifs and buts. But during the evening, the words at Porta a Porta: "I've been prevented from getting in to ask me questions. There's a very strong psychological pressure, hardly acceptable."

Let's talk about it. They wrote about "prevarication". They said that "such behavior has nothing to do with the right to information". Someone these days even hurried to punctualize that since he has no title, so he's not officially a journalist, Filippo roma would have no right to ask such insistent questions and out of context, arriving - this one they wrote for real - to abuse of profession in this case. In front of these answers, to keep a clear mind and not fall into the lowest of insults, is hard: not explaining to Fornero the real concept of "scarcely acceptable", sprinkling it with more or less elegant insults, remains a great exercise of mental control. But we'll try to have a professional approach:

Maybe, as we've already said, she expected everything to be easier. "When I see students writing 'minister Fornero we'll be your nightmare', it pains me, it's proof of lack of maturity and a pretty violent approach", she said at Porta a Porta. She expected maybe, and we hope it with all our good will, that her competence and work would be enough to not give in. But she was wrong. The matter, as always, is very linear: the image we're seeing is of an Elsa Fornero who is collapsing under the weight of her own responsibility, political and communicative, and in the attempt to hide her inadequacy to the role, she flees. Beyond the image that PD wanted to give us, we don't want superheroes; and not because we wouldn't need any, but because they do not exist. And explain it to her as well, cause probably, as every woman, she's convinced that she can handle weights and pressures beyond her limits: dear Minister, the first step towards resolution is to accept.

We can't design with certainty a good substitute, perhaps there isn't any. But if the psychological pressure is very strong, if you can't handle it: really, just forget about it. Otherwise, stop raising communicative walls, being choosy on the type of journalist to answer, giving journalism lessons to others, explaiing what is and what isn't the right to information. Your only duty is to answer about what you're doing: leave the deontological matters to us, we handle them pretty good on our own.

Carol Verde | @car0lverde

lunedì 26 novembre 2012

#AskOlin: i segreti della campagna digitale di #Obama, svelati da chi l'ha gestita



Una delle chiavi del successo elettorale di Obama è stata l’aver utilizzato in modo mirato le proprie risorse, destinandole principalmente alla persuasione dei soli elettori che realisticamente potevano essere predisposti a votare per lui alla luce di quanto rivelato dalla accurata profilazione di ognuno.

Questo è stato possibile grazie all’introduzione per la prima volta all’interno di una campagna elettorale di tecniche avanzate di Big Data Analytics.

Un altro motivo è stato certamente l’aver usato meglio e portato al livello superiore i social media rispetto a Romney, che li ha sfruttati con alterna fortuna.
Per esempio, Romney ha sfruttato le potenzialità della big data analytics solo in occasione delle elezioni, mentre Obama ne faceva uso già da quattro anni anche pianificare i propri viaggi all’estero in funzione dei mercati finanziari e ha introdotto persino le predictive big data analytics per comprendere meglio le intenzioni di voto degli americani e per prevenire attività terroristiche.

La gestione dei social media è stata affidata a un team di quattro persone, guidato dalla 31enne Laura Olin, che si è resa disponibile a rispondere alle domande raccolte da Intervistato.com attraverso Facebook e Twitter, utilizzando l'hashtag #askOlin.

Quindi, sotto a chi tocca: l’occasione è irripetibile!
Solo una raccomandazione: visto il profilo della persona intervistata, le domande non dovranno essere di taglio politico, bensì tecnico, attinenti a comunicazione e social media.

Di seguito ci sono le mie domande. E le vostre?
  • Voi del team digitale di Obama decidevate autonomamente cosa era rilevante e cosa no tra ciò che avveniva o che stava per avvenire. Pensa che anche all’interno della redazione di una testata digitale questa libertà di decisione e azione sia fondamentale?
  • In che modo avvenivano le interazioni tra i componenti del team dedicati alla gestione in real-time e quelli dedicati all’analisi?
  • Se lei fosse il social media manager di una importante compagnia, che tipo di endorsement e di organizzazione interna si aspetterebbe perché si possa parlare di social enterprise?
  • Avendo potenziale accesso a servizi di predictive big data analytics come Recorded Future e Trapwire, c’è la possibilità che in questi altri quattro anni queste tecniche diventino di uso comune per l’amministrazione Obama, per esempio per monitorare, comprendere e soddisfare l’andamento del sentimento e delle esigenze dei cittadini americani in modo ancora più tempestivo e accurato?

Roberto Favini | @postoditacco


Ask Laura Olin: the secrets behind Obama's social strategy revealed by who managed his campaign

One of the keys of Obama's electoral success was using resources in a targeted manner, using them only to persude those voters that realistically could be inclined to vote for him in the light of what was revealed by an accurate profilation. This was possible thanks to the introduction of advanced techniques of Big Data analytics for the first time in a campaign.

Another reason was certainly having using better and brought to a superior level social media in comparison with Romney, who exploited them with mixed results. For example, Romney used the potential of big data analytics only in occasion of the elections, while Obama had already used them for years even to plan his trips abroad based on how the financial markets were doing, and has even introduced big data analytics predictives to better understand the vote intentions of Americans and to prevent terroristic attacks.

The management of social media has been given to a 4 people team, guided by the 31 year old Laura Olin, who has accepted to answer Intervistato.com's questions, who is currently collecting them on social media with this post and this hashtag:

Just one recommendation: given the profile of the person we're interviewing, the questions shouldn't be political, but technical, regarding communication and social media. Here are my questions. What are yours?

"In Obama's digital team you decided autonomously what was relevant and what wasn't among what was happening or was about to. Do you think that in the editorial team of a digital newspaper this freedom of decision and action is fundamental?"

"How were the interactions among the team members dedicated to real-time managament and those dedicated to analysis occur?"

"If you were the social media manager of an important company, what kind of endorsment and internal organization would you expect, in order to be able to talk about social enterprise?"

"Having potential access to predictive big data analytics services such as Recorded Future and Trapwire, is there any possibility these techniques become of common use for the Obama administration, for example to monitor, understand and satisfy the sentiment and the American citizens' needs in a more accurate and rapid way?"

Roberto Favini | @postoditacco

Le #primarie del #csxiamo: @pbersani e @matteorenzi al ballottaggio



E venne il giorno. E venne un uomo, per la verità 5, compresa una donna. Il cast delle primarie del centro-sinistra è variegato e alla fine il film è andato in onda, richiamando nelle sale 4 milioni di persone. Un successo, calcolando il prezzo "popolare del biglietto", solo 2 euro. 


Già dalla mattina su Twitter era un fiorire di hashtag, ma alla fine ha vinto ancora la Premiata Ditta Europa di Menichini, che dopo #csxfactor, il re della notte del confronto, lancia #csxiamo, che scalerà la classifica dei TT.

Però stavolta bisogna scendere in strada, la rete va bene, ma qui ci si arma di documenti, pre-registrazione e si va. Colazione al bar è tappa obbligata, anche per capire gli umori della gente, fra parole, risate e battutine un po' cattive fra quelli che sono i tre protagonisti maggiori: Bersani, Renzi e Vendola. Non me ne vogliano la Sig.ra Puppato e Tabacci, che si è dimostrato un vero signore nel giocare con le sue caricature marxiste stile Pravda. Si vota, si fa la fila, cercando di spiegare anche a chi non ha compreso del tutto le informazioni che quello non è il suo seggio, ma i volontari sono tranquilli, anche verso chi alza un po' la voce. C'è un'atmosfera tranquilla, quasi d'altri tempi, come se per un giorno, un solo giorno, questo paese si sia riappropriato di certi suoi riti. Sono impressioni, non dati.

I dati sono le tre settimane che i volontari hanno avuto per organizzare sezioni e gazebo, non è poi molto tempo, mi racconta Franco, pensionato, con cui fumo una sigaretta per strada, la prima da quando è entrato alle 6 e mezza della mattina, mentre quelli che hanno montato i gazebo alle 4 adesso stanno dormendo a casa. Poca fila, ma nel pomeriggio sarà un delirio ovunque. Tre settimane in cui i candidati sono andati dappertutto a fare campagna elettorale, ma soprattutto a richiamare l'attenzione sul votare, perché è quello che sta chiedendo il paese: partecipazione. Non è facile rispondere a questa richiesta, la macchina deve funzionare, senza sbavature, anche se perfetta non è stata, però ha tutti gli occhi addosso, primi fra tutti quelli del PDL, che ancora non ha deciso se le primarie le farà o no, dipende tutto da Berlusconi. Si, proprio lui. Però anche Giorgia Meloni, che le primarie le vuole fare, se ne va alla sezione del PD di Via dei Giubbonari, a due passi da Campo de' Fiori a Roma e chiede come vadano le cose, ascoltando volontari e funzionari, un endorsement all'avversario, un bel segno, vuol dire che le cose le stai facendo bene e che diventi una sorta di modello. Certo c'è anche L'uomo che ha votato due volte, non si esce dalla metafora del cinema!

Ci sono anche schermaglie, sia in strada sia sul web, soprattutto su twitter, dove i rottamatori renziani, i segretariani di Bersani e i radicali di Vendola, si punzecchiano, si scambiano battute acide su chi interpreti bene il cambiamento. E' una sfida per un primato importante, perchè il cambiamento lo vogliono tutti, ma c'è chi sembra voler annullare la proprio storia e tradizione, mentre chi vorrebbe sempre ricordare con orgoglio il proprio passato. E' un falso mito quello del nuovo, anche se l'appeal di un candidato giovane come Renzi è forte, vista sia l'età media della classe politica italiana, sia il procurato disastro sotto gli occhi di tutti.

Vero che Renzi è stata una scossa, utile e necessaria al centro-sinistra, perchè l'ha spinto a misurarsi su temi nuovi e sul ricambio, come sono state preziose le sollecitazioni di Vendola sui diritti civili e sull'ascolto delle voci che soffrono più il disagio. Però il segretario è quello che s'è preso il partito nel momento peggiore della sua storia e c'ha messo la faccia, una vita difficile, visto che spesso ha fatto la paperella al tiro a segno per quante volte è stato colpito. Allora qui serve una cosa sola: la sintesi. Perché se in una coalizione o in un partito ci sono più posizioni allora bisogna fare il punto, la mediazione, che non è la marmellata, ma di più: prendere il meglio e costruire un progetto intorno. Un duro lavoro che va fatto, perchè richiesto da 4 milioni di persone - ma sono molte di più - che non sono zombie, come dice il Grillo Parlante in un post dove cita a sproposito il filosofo Michel Foucalt, ma sono il paese.

I numeri parlano chiaro, almeno fino ad ora, è l'una e trenta, circa: Bersani 44,4%, Renzi 36,3%, Vendola 15,2%, Puppato 3%, Tabacci 1,2%

e siamo a metà dello scrutinio. Renzi fa bene, molto bene, vincendo in Toscana e in alcuni zone dell'Emilia Romagna, ma è secondo. Però se vai a vedere è un paese a macchia di leopardo, segno che i flussi elettorali e le "appartenenze" stanno cambiando e su questo bisognerà ragionare parecchio. Ci sono alcune discrepanze nei numeri, perché il comitato di Renzi ha dei dati che parlano di un distacco di solo 4 punti percentuali e non di 8, come segna lo scrutinio ufficiale, il che vorrebbe dire una diversa disposizione delle forze in campo. C'erano stati nel pomeriggio dei twit e dei post che parlavano di sondaggi diversi, di risultati a sorpresa, come Pierluigi Battista. Il risultato però non cambia: ballottaggio.

Sarà una settimana dura, pesante, una settimana in cui si ricomincia da zero. Non s'illudano i contendenti, qui i voti non si stoccano, anzi sono molto liquidi, e non si illudano neanche gli altri pensando di poter chiedere qualcosa in cambio, perchè per ora non c'è nulla sul piatto. Non si illudano ancora Renzi e Bersani, perchè qui non ci sono "loro" e "noi", anzi c'è un unico grande noi, non omologato, eterogenero, variopinto, ricco di differenze, di stimoli, che non ha bisogno di una contrapposizione inutile e sterile, ma di una nuova piattaforma che sappia trasformare tutto questo in un programma di rinnovamento e cambiamento senza se e senza ma verso la palude in cui il paese è stato trascinato. Sarebbe bello continuare a giocare in trasparenza, nel fair play, magari con una certa vis polemica, fatta di argomenti e proposte, di domande e riposte, di confronto e discussione. Sarebbe bello. Sarebbe politica.

Simone Corami | @psymonic


The primaries: Bersani and Renzi go to ballot


The day came. And a man, actually 5, a woman included. The cast of the primaries of the center left is varied and in the end the movie was aired, calling to the votes about 4 milion people- A success, considered the popular price of the ticket, just 2 euro.

Already from the morning on Twitter it was a profusion of hashtags, but in the end Menichini managed to emerge with his #csxsiamo, after the extremely successful #csxfactor during the debate.

But this time we must go out, the web is fine, but here you get armed with doccuments, pre-registration and go. Breakfast at the bat is a must, also to understand the people mood, among words, laughs and evil jokes among those who are the three main protagonists. Bersani, Renzi and Vendola. Please, Mrs. Puppato and Mr. Tabacci, don't get me wrong. By the way Tabacci proved to be a sir in playing with his marxist caricatures in Pravda style. You vote, you stay in line, trying to explain to those who didn't understand everything that it isn't the right place to vote, but volunteers are calm, even with those who raise their voices. There's a quiet atmosphere, almost of other times, as if for one day, just one day, the country regained its rituals. These are just impressions, not facts.

The facts are the three weeks that volunteers had to organize sections and stands, not a lot of time, Franco tells me: he's retired, and he smokes a cigarette with me, the first since he came in at 6:30 in the morning, while the ones who put up the stands at 4 now are sleeping at home. Just a bit of line, but during the afternoon it's going to be crazy. Three weeks during which candidates have gone everywhere with their campaign, but especially to recall the attention of the audience on voting, because that's what the country's asking for: participation.

It's not easy to answer this requesst, the maching must function, withoutu errors, even though it hasn't been perfect, but it has all eyes on it now, first of all those of the PDL, that still hasn't decided whether to do the primaries or not, it all depends on Berlusconi. Yes, him.  But also Giorgia Meloni, who wants these primaries, went to the PD section in Via dei Giubbonari, two steps away from Campo de' Fiori in Rome and asks how things are going, listening to volunteers and functionaries, an endorsement to the rival, a good sign, it means that things are going well and you become some sort of model Well, there are also those who voted twice, you can't escape the cinema metaphor.

There are also fights, on the streets and on the web, especially on Twitter, where Renzi supporters, Bersani's and Vendola's pick at eachother, exchange jokes on who interprets the change better than the others. It's a challenge for an important primate, because change is something everyone wants, but there is also who seems to be willing to cancel history and tradition, along with those who want to remember the past with pride.  It's a false myth the new one, even though the appeal of a young candidate such as Renzi is strong, given the average age of the Italian political class, and the disaster that lies under the eyes of everyone.

Simone Corami | @psymonic

domenica 25 novembre 2012

Armi di distrazione di massa



Scrivo questo articolo mentre dentro di me ci sono emozioni contrastanti. La mia sorellina di 15 anni ha partecipato alle manifestazioni studentesche e il mio cuore si riempie di orgoglio. Orgoglio ma anche tanta vergogna, perché nonostante io abbia partecipato con tutte le mie forze ai movimenti che sono stati stroncati durante il G8 di Genova, le manganellate continuano. 

Vergogna, perché sono una psicologa e mi sento impotente. Certo, nessuno può cambiare il mondo, la nostra professione non può farci peccare di Ubris, possiamo ascoltare, sostenere chi ha un disagio, nulla di più. Oggi voglio proprio scrivere con il cuore in mano. Se ci strappano il futuro, se la politica diventa una vetrina vergognosa in cui vince chi è più telegenico, noi non ne usciremo mai fuori. I poteri forti sono altrove, con le elezioni si faranno cambiamenti di facciata.

Questo non è complottismo, è la cosa più normale del mondo che chi ha il potere tenti di mantenerlo. Non è normale che il 10% della popolazione abbia in mano la ricchezza di un intero paese. Non è normale la plutocrazia. Non è normale che le authority siano state scelte tramite spartizioni di poltrone, non è normale che imbonitori di folle ricalchino gli stili comunicativi di chi anni fa aveva letto la psicologia della folle.

Sulla spartizione tramite poltrone delle authority consiglio di rivedere questa puntata di REPORT : “Camera e Senato eleggono i vertici dell’Agcom e dell’Autorità della Privacy. Due Autorità che dovrebbero essere super partes a garanzia di tutti i cittadini. I partiti invece, continuano a seguire logiche spartitorie”.

Come ci ricorda REPORT, "Prendiamo in esame le più importanti, Consob, Antitrust, Privacy, Agcom, Isvap, Aeeg. Dovrebbero essere indipendenti. I criteri di nomina dei commissari sono diversi per ogni Authority, ma sono sempre il parlamento, i partiti, il governo, i presidenti di Camera e Senato a decidere. Cui prodest?"

GUSTAV LE BON (1841-1931), etnologo e psicologo (fu uno dei fondatori della "Psicologia sociale") nato in Francia a Nogent-Le Retrou, fu il primo psicologo a studiare scientificamente il comportamento delle folle, cercando di identificarne i caratteri peculiari e proponendo tecniche adatte per guidarle e controllarle. Per questa ragione le sue opere vennero lette e attentamente studiate dai dittatori totalitari del novecento, i quali basarono il proprio potere sulla capacità di controllare e manipolare le masse.

Le Bon scrive: "Per comprendere le idee, le credenze che oggi germinano nelle folle, per fiorire domani, bisogna sapere come è stato preparato il terreno. L'insegnamento dato alla gioventù d'un paese, permette di prevedere un po' il destino di quel paese. L'educazione della generazione d'oggi giustifica le più tristi previsioni. L'anima delle folle, in parte, si migliora o si altera con l'istruzione. E' dunque necessario far vedere come l'ha foggiata (l'"imbonitore di turno")".

Tema centrale di Le Bon è : “Nell’anima collettiva, le attitudini intellettuali degli uomini, e di conseguenza le loro individualità, si annullano. L’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano” (pag.52).”

Dopo Le Bon un guru della propaganda fu Bernays, nipote di Freud: inizialmente, Bernays studiò l'opera di Gustav Le Bon, “Psicologia delle folle”, pubblicata nel 1895. Opera di riferimento per molti uomini politici, fu meticolosamenete studiata anche da Lenin, Stalin, Hitler, e Mussolini.

Quest’ultimo commentò: “Ho letto tutta l'opera di Le Bon e non so quante volte abbia riletto la sua Psicologia delle Folle. E' un'opera capitale alla quale ancora oggi spesso ritorno.” Edward, che è di origine ebraica, non proviene da qualche povero shtetl della Polonia o dell’Ucraina, ma dalla borghesia di Vienna, dove nasce nel novembre 1891, la sua famiglia vanta stretti legami di sangue con Sigmund Freud: il padre, Ely, è il cognato del celebre psicoanalista, mentre la madre, Anna, ne è la sorella.

Bernays utilizzerà abilmente questi rapporti di parentela per promuovere le sue attività. Scott Cutlip, storico delle PR, ricorda che “quando qualcuno lo incontrava per la prima volta, non doveva aspettare molto prima che zio Sigmund entrasse nella conversazione. La relazione con Freud era costantemente al centro del suo pensiero e del suo lavoro di consulente”. Nella sostanza, la sua convinzione era che una manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse, svolge un ruolo importante in una società democratica.

Nasceva così il concetto - caro appunto alla propaganda in chiave politica - secondo cui chi è in grado di padroneggiare questo dispositivo sociale può costituire un potere invisibile capace di dirigere una nazione:

«Coloro che hanno in mano questo meccanismo [...] costituiscono [...] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. [...] Sono loro che manovrano i fili...».

Da Bernays apprendiamo che : “La manipolazione consapevole e intelligente, delle opinioni e delle opinioni delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese”. Da una recensione al libro “Propaganda" leggiamo:

Gli aspetti più significativi di quella che oggi viene chiamata la “società della comunicazione” e/o “società dello spettacolo” erano stati individuati e analizzati da Bernays, ben prima di Debord e dei situazionisti. Diversamente da questi ultimi però egli non coltivava utopie rivoluzionarie, anzi era perfettamente integrato nel sistema economico-sociale americano, di cui pur riconoscendone i limiti, apprezzava la sostanziale validità consistente nella grande mobilità sociale, aspetto che aveva consentito il suo folgorante successo.

Attività e opere di Bernays erano note anche fuori dagli Stati Uniti, come ad esempio in Germania. Nel 1933 Joseph Goebbels rivelò a un giornalista americano che lo stava intervistando, come il libro Crystallizing Public Opinion che Bernays aveva pubblicato nel 1923 fosse stato utilizzato per le campagne politiche dei nazional-socialisti. Così per un singolare paradosso della storia un ebreo aveva contribuito all’ascesa al potere di Hitler. Episodio che rivela come l’arma della comunicazione, in tutte le sue forme, sia uno strumento difficile e pericoloso da maneggiare, e le sue ricadute sull’opinione pubblica, soprattutto nei periodi di crisi, non sempre rispondano alle attese. http://www.lafeltrinelli.it/products/9788895962054/Propaganda/Edward_Louis_Bernays.html

Noam Chomsky ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media. Tra queste spicca la numero uno: La strategia della distrazione.

“L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti."

La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.

Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
mentre assistiamo ai tristi teatrini della politica chiediamoci chi è nei posto strategici, chi è dietro le quinte, chi possiede il vero potere. Altrimenti  votare equivale a cadere nel tranello della distrazione.

Barbara Collevecchio | @colvieux



Weapons of mass distraction

I'm writing this article as inside me contrasting emotions battle. My 15 year old sister participated to the students' protests and my heart is filled with pride. Pride but also a lot of shame, because although I participated with all my energies to the movements that have been stricken down during the Genua G8, the beatings continue.

Shame, because I'm a psychologist and I feel powerless. Of course, nobody can change the world, our profession cannot make us sin of Ubris, we can listen, sustain those who have a problem, but nothing more. Today I want to write with my heart in hand. If they take away our future, if politics becomes a shameful exhibition where the winner is the most telegenic, we will never get out of it. The strong powers are elsewhere, elections will only make changes in the facade.

This isn't complottism, it's the most normal thing in the world for those who have power to try to keep it. It's not normal that 10% of the population has the wealth of an entire country in their hands. Plutocracy isn't normal. It's not normal that authorities are chosen by dividing the roles, it isn't normal that crowd leaders copy the communication styles of those that years earlier have read the Psychology of Crowds.

On the division of powers of authorities I strongly suggest watching this episode of REPORT: "House and Senate elect the directors of Agcom and Privacy Authority. Two Authorities that should be above parts and a warranty to all citizens. Parties continue to follow the division logics".

As REPORT reminds us, let's take into account the most important of them: Consob, Antitrust, Privacy, Agcom, Isvap, Aeeg. They should be independent. The nomination criteria are different for each autorhity, but it's still the Parliament, the parties, the government, the presidents of House and Senate that decide. Cui prodest?

Gustav Le Bon (1841-1931), etnologist and psychologist (he was one of the founders of "Social Psychology") born in France in Nogent-Le Retrou, was to first psychologist to study scientifically the behavior of crowds, trying to identify its peculiar characters and proposing adequate techniques to guide and control them. This is the reason why his works were read and carefully studied by totalitarian dictators of the 20th century, who based their power on the capacity to control and manipulate masses.

Le Bon writes: "In order to understand the ideas, the beliefs that today seed in crowds, to blossom tomorrow, we must know how the terrain was prepared. The teachings given to the youth of a country allows to foresee a bit of the destiny of that country. The eduction of today's generation justifies the saddest previsions. The soul of crowds, in part, gets better or more alterated with instruction. Therefore it is necessary to show how it was forged."

A central topic of Le Bon is: "In the collective soul the intellectual attitutes of people, and consequently their individuality, is cancelled. The heterogeneous dissolves in the homogeneous and the inconscious characters prevail".

After Le Bon another propaganda guru was Bernays, Freud's nephew: initially Bernays studied Le Bon's work, "Psychology of Crowds", published in 1895. An important reference for many political men, it was carefully studied by Lenin, Stalin, Hitler and Mussolini. The latter commented: "I've read all of Le Bon's writings and I don't know how many times I've re-read his Psychology of Crowds. It's a capital work to which I often go back."

Edward, who is of Jewish origins, doesn't come from some poor shtetl of Poland or Ukraine, but from Vienna's middle class, where he is born in November 1891, and his family has close blodd links to Sigmund Freud: his father, Ely, is the brother-in-law of the famous analist, while his mother Anna, is the sister.

Bernays will use these links to promote his activities. Scott Cutlip, historian of PR, remembers that "when someone met him for the first time, it wasn't long before uncle Sigmund came into the conversation". The relationship with Freud was constantly at the center of his thoughts and his work as a consultant". In substance, his conviction was that a conscious and intelligent manipulation of opinion and habits of masses has an important role in the democratic society.

"Those who have this mechanism in hand constitute the true executive power of the country. We are dominated, our minds shaped, our taste formed, our ideas suggested, by people we never heard about. It's them who move the wires...".

From Bernays we learn that: "The conscious and intelligent manipulation of opinions and mass opinions has an important role in a democratic society, those who master this social device constitute an invisible power that truly leads the country."

In a review of "Propaganda" we read: "The most significant aspects of what today is called the society of communication and/or the society of shows had been found and analyzed by Bernays, well before Debord and the situationists. Unlike the latter, though, he didn't cultivate revolutionary utopias, he was perfectly integrated in the American economical and social system, and although he recognized its limitations, he truly appreciated the substantial avlidity consistent in the great social mobility, an aspect that had ensured its great success. Bernays' activities and works were well known even outside of the United States, for example in Germany. In 1933 Joseph Goebbels revealed to an American journalist that was interviewing him, how the book Crystallizing Public Opinion published by Bernays in 1923 had been used for the political campaigns of the Nazis. And so, for a peculiar paradox of history, a Jew has contributed to Hitler's ascent to power. An episode that reveals how the weapon of communication, in all its forms, is a difficult tool and dangerous to handle, and its relapses on public opinion, especially in times of crisis, not always respond to expectations."

Noam Chomsky has elaborated a list of the 10 manipulation strategies on mass media. Among these, the first one emerges: the strategy of distraction.

"The primordial element of social control is the strategy of distraction, which consists in diverting the attention of the audience from the important problems, and the changes decided by the political and economical élites, with the technique of flooding with continuous distractions and non significant information."

The strategy of distraction is also indispensable to prevent the public from getting interested in essential knowledge, in the areas of science, economy, psychology, neurobiology and cybernetics. Maintaining the Attention of audience diverted from true social problems, imprisoned in topics of no true importance.

Maintaining the audience busy, busy, busy, without time to think, returning to the factory as the other animals (quoted in the text "Silent weapons for quiet wars"). As we assist to the sad shows of politics let's ask ourselves who is in the strategic positions, who is behind the curtains, who has the true power. Otherwise voting is the same as falling in the deceit of distraction.

Barbara Collevecchio | @colvieux

#Mobile: perché l'#opensource è necessario






In questa settimana mi sono occupato molto di mobile, tra una cosa e l’altra. È stato un periodo parecchio pieno per me, che mi ha offerto la possibilità di interrogarmi sull’ambito, e se veramente tutta questa openness fosse necessaria a ogni costo. 

Ho poi riflettuto su due episodi che mi hanno convinto particolarmente, per due piattaforme di successo come lo sono iOS e Android; al primo impatto infatti mi era venuto da dirmi (a me, medesimo): “Vabeh, ma in fondo cosa vuoi che sia, un telefono che non si apre, né lato hardware né lato software. Può pensare a tutto l’azienda”.

Ho trovato la mia stessa considerazione errata, e sono tornato sui miei passi, soprattutto
 rendendomi conto di quanto il consumatore possa avere potere su un oggetto di sua proprietà e su quanto possa essere deleterio che io non possa mettere le mani nel ferro che io stesso ho acquistato, e tutto questo, tale epifanica rivelazione, l’ho avuta nel momento in cui iFixIt ha “aperto” (letteralmente) un Nexus 4, e ci ha trovato dentro  - sorpresa delle sorprese - un chip LTE che oltretutto, non annunciato in nessuno spot e assente come feature dal “foglietto illustrativo”, funziona pure. Senza questo gesto, umano, non avremmo mai saputo che il nostro nuovo telefono aveva un chip LTE.

Spostiamoci su un’altra piattaforma: iOS. Anni ed anni è avvenuto qualcosa di impensabile: un uomo ha preso il suo bel toolkit da nerd, e sfidando le leggi dell’informatica (più o meno) ha “scoperchiato” (letteralmente, anche qua) il sistema operativo di Apple, rivelando feature che erano rimaste bloccate, per così dire, dato che non erano ritenute di una stabilità sufficiente. Tramite degli script è stato quindi possibile offrire una funzionalità di jailbreak, termine tecnico a cui ormai gli Apple addicted sono assuefatti, per poter usufruire di tutte le funzionalità del sistema operativo.

Il tallone d’achille di tutto questo sta nel fatto che il jailbreak su iOS, come pure in alcuni casi modificare il firmware di fabbrica del proprio dispositivo Android, può comportare alla decadenza prematura della garanzia, o addirittura all’arresto da parte delle forze di polizia (cosa che per fortuna allo stato attuale mi sembra sia stata evitata più volte, ma il pericolo è sempre dietro l’angolo). Qual è la morale? La morale è che non importa quale sistema operativo utilizziamo, non importa quale sia lo smartphone che ci regaleremo per Natale (che ormai è alle porte), non importa in quale stato ci troviamo: la vera carta vincente della tecnologia è sempre stata l’hacking, perché venivano trovati nuovi utilizzi in maniera creativa anche per dispositivi magari da buttare.

Dobbiamo quindi recuperare la volontà di indignarci quando da consumatori ci vediamo negato un diritto fondamentale: quello di fare ciò che vogliamo con il nostro ferro, a determinate condizioni, senza che ci vengano precluse possibilità di riparazione che a ben vedere non hanno nulla a che vedere con quello che noi possiamo fare danneggiando il nostro dispositivo con firmware di terze parti. È stato fatto molto: ad oggi molti produttori accettano in garanzia device Android senza la ROM per così dire “stock”, ma è di un fronte di militanza che parlo: devo essere libero, devo esserlo, di compiere hack su qualsiasi cosa io possa. Solo in questo modo potremo avviare un processo virtuoso che porterà a prodotti di cui il fruitore stesso deciderà l’impiego (come Arduino).

Adesso scusate, vado a darmi di nuovo ai medicinali: ho un po’ di influenza, e non vorrei essere poco in forma per domani, ché devo smontare l’impianto stereo per modificarlo.


Alessio Biancalana | @dottorblaster


Mobile: why open source is necessary

This week I had to do a lot with mobile, among all the other things. It's been quite a busy time for me, and I had the possibility to ask myself some questions about this topic, and whether this openness was truly necessary at all costs.

I then thought about two episodes that convinced me further, for two successful platforms such as iOS and Android; with the first impact I wanted to say (to myself): "Well, in the end what's the problem, a phone that won't open, neither from the hardware point of view nor the software point of view. The company will think about everything."

I found my own statement to be false, and returned on my steps, especially realizing how much the consumer can have power on an object that is his property, and how harmful it may be that I cannot put my hands on the iron that I purchased myself, and all this as an epiphany in the moment when iFixiT opened (literally) a Nexus 4 and found inside - surprise surprise! - an LTE chip that wasn't announced in any spot and wasn't even present among the features, and that works! Without this human gesture, we would never have known that our new phone had an LTE chip.

Let's pass on to another platform: iOS. For years something unthinkable has happened: a man has taken his nerd toolkit, and defying the laws of informatics (more or less) has opened (literally here, as well), Apple's OS, revealing features that had been blocked because not considered stable enough. Thanks to some scripts it was possible to offer a jailbreak feature, a technical term that Apple addicted fans are used to, in order to enjoy all the functions of the operative system.

The Achilles heel of all this is the fact that the jailbreak on iOS, and modifying the factory firmware of an Android device, can lead to a premature expiration of the waranty, or even arrest (this has been avoided several times, but the risk is always there). What's the lesson? The lesson is that it doesn't matter what OS you use, it doesn't matter what smartphone we'll buy for Christmas (which is now very near), it doesn't matter in what State we are: the true winning card of technology has always been hacking, because new creative uses were found for devices, even those that were destined to the bin.

We must recover or willingness to protest when as consumers we're denied a fundamental right, which is doing whatever we want with our iron, in determinate conditions, without excluding the possibilities of repair that have nothing to do with what may do by damagin our device with third party firmware. Much has been done: today many producers accept in waranty Android devices without the stock ROM, but we're talking about the principle: I must be free to hack whatever I can. Only this way we'll be able to start a virtuous path that will lead us to products for which the final user will decide the use (such as Arduino).

Now excuse me, I'm going to get my meds. I'm sick, and I want to be in shape for tomorrow, because I need to modify my stereo.

Alessio Biancalana | @dottorblaster

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