Ci risiamo. Anche se non volessimo farlo diventare un caso, anche se volessimo parlarne sottovoce, senza strumentalizzare: la cronaca ci obbliga a fare una riflessione sul tema, di nuovo. Elsa Fornero, attuale ministro del Welfare, è sotto i colpi delle polemiche per l’ennesimo tentativo - stavolta riuscito - di esimersi dal rispondere alle domande dei giornalisti. Come dire: a questo punto, te le cerchi.
Parliamo della conferenza stampa sull’amianto del 21 Novembre. Siamo d’accordo, rispetto a quanto detto la scorsa volta la situazione è diversa: l’intervistatore in questione è infatti Filippo Roma, inviato delle Iene - quello che, per intenderci le ha prese pure da Barbareschi. Le modalità di approccio non sono state convenzionali com’è ovvio: un’improvvisata fuori l’edificio nel pieno stile del programma, microfono in una mano, dati sull’Isfol nell’altra. La Fornero, dal canto suo, si è trincerata non solo dietro il silenzio, ma anche dietro la presenza fisica del suo staff, impedendo all’inviato di avvicinarsi. Un comportamento un po’ eccessivo, ma già visto. Fin qui nulla di nuovo. Eppure...dopo qualche minuto, innervosita, ha deciso di abbandonare direttamente la conferenza, lasciando a secco gli altri giornalisti presenti in sala. Per quanti di noi hanno visto le immagini de “Le Iene” è chiaro che ci troviamo davanti all’ennesimo comportamento un po’ infantile, e senza dubbio inaccettabile, del Ministro del Lavoro. Una valutazione, questa, condivisibile in toto, senza ‘se’ e senza ‘ma’. Poi, in serata, le parole a Porta a Porta: “Mi è stato impedito di entrare per rivolgermi delle domande. C’è una pressione psicologica fortissima e scarsamente accettabile.”
Parliamone. Hanno scritto di “prevaricazione”. Hanno detto che “simili comportamenti non hanno nulla a che fare con il diritto di cronaca”. Qualcuno in questi giorni si è affrettato addirittura a puntualizzare che in quanto inviato sine titulo, quindi non iscritto all’albo dei giornalisti, Filippo Roma non avrebbe alcun diritto di fare domande così insistenti e fuori contesto, arrivando – l’hanno scritto, davvero – ad esercitare abuso di professione nel caso in oggetto. Di fronte a queste risposte, restare lucidi e non scadere nell’insulto populista più becero, è difficile: non spiegare alla Fornero il concetto reale di “scarsamente accettabile”, intervallandolo con imprecazioni più o meno eleganti, rimane poi un notevole esercizio di autocontrollo mentale. Ma tenteremo (con riuscita incerta) un approccio quanto più ‘professionale’.
Forse, come già detto, si aspettava che tutto fosse più semplice. “Quando vedo gli studenti che scrivono ‘ministro Fornero saremo il suo incubo’, questo mi dà dolore, è una prova di non maturità e un approccio abbastanza violento”, ha detto, sempre a Porta a Porta. Si aspettava magari, e ci auguriamo con tutta la buona fede, che la sua competenza e il suo impegno bastassero a non capitolare. Ma si sbagliava. Il discorso, come sempre, è molto lineare: l’immagine che riceviamo è quella di un’Elsa Fornero che sta collassando sotto il peso stesso delle sue responsabilità, politiche e comunicative, e nel tentativo di nascondere questa sua inettitudine al ruolo, semplicemente, fugge. Al di là dell’immagine che il Pd voleva propinarci, noi non vogliamo supereroi ; e non perchè non ne avremmo bisogno, ma perchè non esistono. E spiegatelo anche a lei, che probabilmente, come ogni donna, è convinta (di solito a ragione) di poter sopportare pesi e pressioni oltre i propri limiti: caro ministro, il primo passo verso la risoluzione è l’accettazione.
Non possiamo designare con certezza un degno sostituto, magari neanche c’è. Ma se la pressione psicologica è “fortissima”, se proprio non ce la fa: in tutta coscienza, lasci perdere. O altrimenti, la smetta di innalzare muri comunicativi, di essere choosy sul tipo di inviato al quale rispondere, di impartire ogni volta lezioni di giornalismo al prossimo, spiegando cosa sia o non sia il diritto di cronaca. Il suo unico dovere è rispondere di quanto fa: lasci a noi il piacere di scannarci sulle questioni deontologiche, che ci riesce tanto bene.
Political communication: Fornero's responsibility pt. 2
Here we go again. Even if we didn't want to make it a case, even if we wanted to talk about it with a low voice, without instrumentalizing: we are obliged to a few thoughts on the topic, again. Elsa Fornero, current Minister of Welfare, is under extreme criticism for her new attempt - this time successful - to avoid journalists' questions. Like saying: at this point, you're just looking for trouble.
We're talking about the press conference about asbestos on November the 21st. We agree, it's different than last time: the interviewer is Filippo Roma, sent by Le Iene - the one who was beaten by Barbareschi. The modalities of approach haven't been conventional, as it is obvious: improvised outside the building in the programme's style, with a microphone in hand, data about Isfol in the other. Fornero, on her side, hid not only behind silence, but also behind her staff's physical presence, making it impossible for the journalist to come near. Perhaps an exaggerated behavior, but we've seen it before. Till here nothing new. And yet, after a few minutes, unnerved, she decided to abandon the conference directly, leaving the other journalists in the room as well. For all those who say the images of "Le Iene", it's clear that we're standing in front of yet another quite juvenile behavior, without ifs and buts. But during the evening, the words at Porta a Porta: "I've been prevented from getting in to ask me questions. There's a very strong psychological pressure, hardly acceptable."
Let's talk about it. They wrote about "prevarication". They said that "such behavior has nothing to do with the right to information". Someone these days even hurried to punctualize that since he has no title, so he's not officially a journalist, Filippo roma would have no right to ask such insistent questions and out of context, arriving - this one they wrote for real - to abuse of profession in this case. In front of these answers, to keep a clear mind and not fall into the lowest of insults, is hard: not explaining to Fornero the real concept of "scarcely acceptable", sprinkling it with more or less elegant insults, remains a great exercise of mental control. But we'll try to have a professional approach:
Maybe, as we've already said, she expected everything to be easier. "When I see students writing 'minister Fornero we'll be your nightmare', it pains me, it's proof of lack of maturity and a pretty violent approach", she said at Porta a Porta. She expected maybe, and we hope it with all our good will, that her competence and work would be enough to not give in. But she was wrong. The matter, as always, is very linear: the image we're seeing is of an Elsa Fornero who is collapsing under the weight of her own responsibility, political and communicative, and in the attempt to hide her inadequacy to the role, she flees. Beyond the image that PD wanted to give us, we don't want superheroes; and not because we wouldn't need any, but because they do not exist. And explain it to her as well, cause probably, as every woman, she's convinced that she can handle weights and pressures beyond her limits: dear Minister, the first step towards resolution is to accept.
We can't design with certainty a good substitute, perhaps there isn't any. But if the psychological pressure is very strong, if you can't handle it: really, just forget about it. Otherwise, stop raising communicative walls, being choosy on the type of journalist to answer, giving journalism lessons to others, explaiing what is and what isn't the right to information. Your only duty is to answer about what you're doing: leave the deontological matters to us, we handle them pretty good on our own.
Carol Verde | @car0lverde
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