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sabato 17 novembre 2012

Fiumi e piogge non uccidono, la mancata prevenzione si



Guardo le prime pagine dei giornali. Cinque morti in Toscana per colpa delle esondazioni. La prima cosa che penso è: ancora. Poche ore dopo il ministro Clini afferma che si sta lavorando ad un piano. La seconda cosa che mi viene in mente è nuovamente: ancora?

Si, perché quel "ancora" scatta nel mio cervello come campanello di allarme. Come il segnale di una immobilità persistente. Ogni anno, tutti i santi anni, arriva il momento della conta, tra morti, sfollati e danni causati da esondazioni, smottamenti, cedimenti strutturali causati dalle acque, dalle piogge e dalla mancata prevenzione e preservazione del territorio.

Leggendo certi titoli pare quasi che la colpa sia dei fiumi, dei corsi d'acqua, delle piogge. Ma corsi d'acqua e precipitazioni ci sono sempre stati, da prima di noi, e continueranno ad esserci. L'aumento dei disastri invece è in larga parte dovuto agli effetti di una antropizzazione feroce e dalla mancanza di regole serie. Ed proprio questa mancanza di regole che nel corso degli anni ha provocato una strage.

Senza andare a cercare troppo, prendiamo la lista delle alluvioni Italiane a cui wikipedia dedica una pagina apposita. Facendo un veloce calcolo e prendendo in esame un periodo che va dal 1977 al novembre 2012, tra morti e dispersi, scopriamo che la cifra (anche non volendo prenderla per assoluta e precisa) supera le 760 vittime. Se a questa conta aggiungiamo feriti, sfollati, paesi e attività messe in ginocchio e distruzione del territorio allora risulta palese come una strage diventi una catastrofe.

Molte volte sento dire che il comportamento del territorio sotto la sollecitazione delle precipitazioni intense non è spesso prevedibile. Può essere vero, non sono esperto e quindi rimetto il giudizio in merito. Guardando però la lista cui accennavo prima anche un deficiente individuerebbe a logica i periodi e le zone più a rischio e noterebbe i "corsi" e ricorsi storici degli eventi. Senza andare troppo lontano per fare un esempio: tra la fine ottobre e fine novembre 2011 tre eventi tra le cinque terre, Genova e Messina hanno provocato 21 morti. L'anno prima i morti furono 8, le zone quelle di Prato, Genova e Savona e Atrani in provincia di Salerno. Ottobre 2009 in alcune frazioni di Messina, tra cui Giampilieri Superiore i morti furono 36. E la lista è ancora lunga.

Quello che però so è che il mondo scientifico ogni anno lancia l'allarme sul rischio del dissesto idrogeologico nel nostro paese (che ne è minacciato per buona parte della sua superficie) e sulle misure necessarie per cautelarsi. Esiste pure una mappa in merito, dove sono individuate le zone più esposte. So anche che la politica, ogni volta sempre e solo dopo la strage annuale, mette bocca parlando di piani e di prevenzione. Allo stesso modo si parla ad ogni giro di fondi di qui e di là.

Sarebbe poi da valutare, di tutti i soldi promessi per le opere di messa in sicurezza quanti ne sono arrivati e quanti usati realmente per lo scopo. In molti di questi casi le esondazioni sono in parte colpa delle forti piogge, ma la restante gran parte della colpa sta nella mancata pulizia dei percorsi fluviali che dovrebbero permettere un regolare deflusso, così come la maggioranza degli smottamenti e delle frane sono spesso colpa dell'edificazione selvaggia resa possibile grazie alla disintegrazione di quelle difese naturali, come ad esempio i boschi, che molto probabilmente attenuerebbero tali disastri.

Si potrebbe a questo punto aprire un capitolo sugli interessi economici, sulle commistioni tra affari, politica e (citandola in maniera per nulla retorica) criminalità organizzata. Ma non oggi. Dirò invece che un qualunque altro paese anche solo dopo il disastro di Sarno e Quindici, il 5 maggio 1998, costato la vita a 159 persone, avrebbe rimesso in discussione tutto prendendo notte tempo misure drastiche e di prevenzione e di sanzione contro il mancato rispetto delle norme. Anche perché senza fare ironia, è l'Europa che lo chiede. Siamo invece a novembre 2012, contiamo nuovamente morti e danni. E con la speranza di una soluzione che ci pervade, ogni anno sempre meno, ci ritroviamo con l'acqua alla gola ad ascoltare l'ennesimo ministro che ci parla di  un piano a cui ANCORA stanno lavorando.

In ultimo vi segnalo il sito dell'Irpi (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica)

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83


Rivers and floods don't kill, the lack of prevention does

I look at the first pages of newspapers. Five deaths in Tuscany because of the floods. The first thing that crosses my mind is: again? A few hours later Minister Clini states that they're working on a plan. The second thing that crosses my mind is once more: again?

Yes, because that "again" sounds like an alarm bell in my head. Like the alarm of a persistent immobility. Every year, every God given year, the time to count comes, among deaths, homeless and damages caused by floods, slips, structural breakdowns caused by waters, rains and the lack of prevention and preservation of the territory.

Reading certain titles it feels almost that the fault is of the rivers, the rains. But rivers and rains have been here before us, and will continue to be. The increase of disasters, on the other hand, is mainly due to the effects of a wild anthropization and the lack of serious rules. And it is this lack of rules that has caused so many deaths during the years.

Without even looking to far, let's take the list of Italian floods which Wikipedia dedicates a page to. Making a fast calculation and analyzing a time going from 1977 to November 2012, among deaths and disappeared, we find out that the number (even not considering it absolute and precise) is beyond 760. If we add the wounded, the homeless, towns and activities put to their knees and the distruction of the territory, it becomes evident how a disaster turns into a catastrophe.

Many times I hear that the behavior of the territory under the stress of intense rain is often unpredictable. Might be true, I'm not an expert so I won't discuss that. Looking at the aforementioned list, however, even an idiot would see the logic in the times and areas that are most at risk and would notice the recurrent events. Without going too far, let's make an example: between the end of October and the end of November 2011, three events among the "Cinque Terre", Genoa and Massina have caused 21 deaths. The year before they were 8, the areas Prato, Genova and Savona and Atrani, near Salerno. October 2009 in some areas of Messina, among which Giampilieri Superiore: the deaths were 36. And the list is still long.

What I do know is that scientists launch the alarm every year on the risk of hydrogeological disruption in our country (which is threatened on a great part of its surface) and on the necessary measures to protect ourselves. There is even a map, where the most exposed areas are highlighted. I also know that politics, every time and only after the yearly massacre, starts talking about plans and prevention. Same thing for giving some funds here and there.

We should also evaluate, of all the money promised for the safety operations, how much has actually been given and how much has been used for the purpose. In many cases the floods are part due to the strong rains, but there's another part of guild in the lack of cleanliness of the river beds that should guarantee a regular deflux; in the same way, the majority of slips and landslides are often due to a wild edification made possible thanks to the disintegration of natural defences, like woods, which would very much diminish these disasters.

We could open a chapter on the economical interests, on the interminglement between business, politics and organized crime (and it's not rethorics, it's for real). But not today. I will say that in any other country, even only after the disaster of Sarno and Quindici, on May the 5th 1998, which cost 159 people their lives, everything would have been put under discussion again, taking drastic decisions overnight for prevention and punishment in case of disrespect of the norms. Because without any irony, Europe is asking us to. And yet we're in November 2012, we're still counting deaths and damages. It's with the faith in a solution that we still have, every year a little less, we found ourselves with the feet in the water listening to yet another minister talking about a plan they're still working on.

Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83

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