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lunedì 19 novembre 2012

La terra non vota



"In queste condizioni, i funesti eventi che a intervalli regolari devastano l’Italia, seminando morti e rovine non appena piove tre giorni di fila smentiscono ogni pretesa fatalità e appaiono come l’effetto logico della vergognosa incuria dei vari governi che si sono succeduti. Ai boom edilizi, autostradali, industriali attuati al di fuori di qualunque indirizzo di programmazione e ispirati da interessi settoriali, l’Italia ha risposto sfasciandosi." Antonio Cederna, 1975

37 anni dopo le parole di Antonio Cederna, fondatore di Italia Nostra, sono ancora attuali. Fortemente attuali, sono la cronaca di un paese che vive nel pieno del dissesto idrogeologico, che da emergenza è diventato realtà di ogni giorno.

Dal 1956 ad oggi la superficie impermeabilizzata dal cemento e dall’asfalto in Italia è aumentata del 500%. L'unico risultato è un aumento della copertura informativa. Cosa è stato fatto in questi oltre 50 anni di governi? Convegni e studi. Intanto si tagliavano le risorse, si depotenziava il già piccolo Servizio Geologico Nazionale, si costruiva, tanto e anche male, si disboscava dimenticando che sono gli alberi che trattengono l'acqua, si distruggevano gli argini dei fiumi, le coste e tutte le difese del territorio. Il risultato lo conosciamo. La conta dei danni e dei morti.

Però dare la colpa alla politica è troppo facile, soprattutto quando la situazione di un territorio distrutto è così diffusa. Ben 1.121 tra i comuni intervistati (l’85%)in un'indagine di Legambiente rilevano la presenza sul proprio territorio di abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in zone a rischio frana; accanto a questi, sono rilevanti le percentuali dei comuni che dicono di avere in zone a rischio fabbricati industriali (56%), interi quartieri (31%), strutture pubbliche sensibili come scuole e ospedali (20%) e strutture ricettive turistiche o commerciali (26%).

A fronte di una situazione di forte pericolo, che si stima riguardi oltre 5 milioni di persone, sono ancora poche le amministrazioni (29% di quelle interpellate) che affermano di essere intervenute in maniera positiva nella mitigazione del rischio idrogeologico. Inoltre fino agli anni 80, come ricorda Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, l'Italia era dotata di una buona legge, poi si sono sbrigati a cambiare tutto e si passava da condono a sanatoria e da sanatoria a nuovo condono. L'ultimo è del 2003 e quest'anno sono già state presentate tre proposte di legge in merito, ma pare che non avranno i voti sufficienti (speriamo). Gli ecomostri, ma anche le seconde case, quella sulla riva del mare, oppure sulle scogliere, ovunque.

In fondo erano tanti quelli contenti quanto si diceva "l'edilizia dà lavoro", oppure alle inaugurazione di nuovi quartieri con tanto di sindaci che tagliano il nastro, sacerdoti che benedicono, cittadini che applaudono e bambini che ridono. Non si pensa a quanto possa essere pericoloso andare in vacanze in strutture turistiche costruite solo con cemento armato con troppo sabbia, oppure ci prende la rabbia e vogliamo vedere in galera i responsabili. Giusto, ma tutto questo al territorio non serve.

La terra non vota quindi è senza importanza. La velocità degli uomini non è quella dell'ambiente. Però l'ambiente, il territorio, non si vendica, ma reagisce. Quando la pioggia arriva, nella maggior parte dei casi non così eccezionale come si dice, non penetra più nel terreno, rimbalza e scivola. Diventa fango, non morale come viene ripetuto da oltre vent'anni, ma vero, reale, che travolge ogni cosa che trova sulla sua via.

Però il fango è democratico, non fa distinzioni, ci sta travolgendo tutti.

Simone Corami | @psymonic


The Earth doesn't vote

"In these conditions, the bad events that at regular intervals devastate Italy, bringing death and ruin when it rains for three days in a row prove any pretext of fatality wrong and appear as the logical effect of the shameful neglect of the various governments that have come, one after the other. To the building boom, the highways and the industries done out of any kind of programmation and inspired by sectorial interests, Italy has answered by falling apart." Antonio Cederna, 1975

37 years after these words by Antonio Cederna, founder of Italia Nostra, are still quite valid. Strongly valid, they're the daily news of a country living in full hydrogeological disruption, which has turned from emergency to everyday reality.

From 1956 to today the surface covered by cement and asphalt in Italy has increased by 500%. The only result is an increase of informative coverage. What has been done during these 50 years of governments? Conventions and studies. In the meanwhile resources were cut, the already small National Geological Service was being cut down, and we built a lot and bad, we cut trees forgetting that it's the trees that hold water, we destroyed the river banks, the shores and all the defenses of the territory. The result is clear for anyone to see. The count of deaths and damages.

But blaming politics is too easy, especially when the situation of a destroyed territory is so diffused. About 1.121 among the interviewed towns (about 85%) in a Legambiente survey stated that they did indeed have the presence on the territory of homes in forbidden areas, next to river banks and areas at risk for slips. Not only, we also have the percentages of towns that have industrial spaces (56%), entire neighborhoods (31%), sensitive public structures such as schools and hospitals (20%) and touristic or commercial venues (26%) in risk areas.

In front of a situation of strong danger, that we can estimate regards more than 5 milion people, there are only a few administrations (about 29% of the surveyed ones) that state they have intervened in a positive manner in the mitigation of hydrogeological risk. Until the 80s, as Gian Vito Graziano, President of the National Council of Geologists states, Italy had a strong, good law. But then they changed everything, and we went from sanatory to sanatory.The last was done in 2003 and this year already three law proposals have been presented, but it seems that (hopefully) they don't reach the necessary number of votes. Ecomonsters, but also second homes built on the beach or on cliffs, are everywhere.

In the end many were happy with the motto "building makes jobs", or at the inauguration of new neighborhoods with mayors cutting ribbons, priests blessing, citizens clapping and kids laughing. They don't think at how dangerous it may be to go on vacation in structures build with sand, or we get angry and want to see all those responsible in jail. Right, but this doesn't help the territory.

The territory doesn't vote, so it doesn't matter. The speed of people isn't the speed of the environment. But the environment and the territory don't take revenge, they react. When the rains come, in the majority of cases not as exceptional as they say, it doesn't go in the earth anymore, it runs on the surface. It becomes mud, not moral as the one we talked about for the past 20 years, but real, that destroys everything it finds in its way.

But mud is democratical, it doesn't make distinctions, and it's sweeping us all away.

Simone Corami | @psymonic

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