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giovedì 8 novembre 2012
#LAmericadecide, l'Italia un po' meno
L'America ha deciso che a guidarla dovrà essere Obama, per la seconda volta, e subito buona parte della classe politica italiana è corsa a sprecarsi in complimenti al presidente riconfermato elogiando, ancora una volta, il sistema democratico americano.
Le congratulazioni e gli elogi sono arrivati in maniera molto bipartisan, come sempre quando si tratta dello Zio Sam e del suo modello a cui per molti aspetti tendiamo sempre a guardare e con cui spesso, e in maniera del tutto comica, tendiamo a confrontarci. Talmente tanto che in alcune occasioni siamo scaduti nel plagio più bieco. Penso a quel "Si può fare" di Veltroniana memoria.
Intanto, mentre negli USA oltre che su presidente, senato, camera e alcuni posti da governatore i cittadini americani sono stati chiamati a decidere tramite referendum anche su questioni come matrimoni Gay, aborto, legalizzazione della Marijuana (solo per citarne alcuni) qui da noi quegli stessi politici che si complimentano con l'America elogiandone il sistema non riescono ancora, o non vogliono, trovare una quadra per una legge elettorale dignitosa che metta al centro il cittadino e le sue scelte. Ma di peggio, ancora si litiga su di una questione come la legge contro l'omofobia che nel 2012 non dovrebbe nemmeno essere discussa ma approvata di concerto, e subito, come ci si aspetterebbe da un paese che si dichiara democratico e civile.
Certo, ora il nuovo gonfalone della democrazia italica è questa cosa delle primarie di partito o coalizione. Peccato ci siano ancora troppi punti interrogativi che finiscono per lasciare il cittadino interdetto. Nelle settimane appena trascorse nel centro sinistra è infuriata la battaglia tra i candidati. Il problema è che questi hanno speso più tempo a darsele addosso che a spiegare agli elettori quali programmi e quali idee avevano. Poi c'è una cosa di cui almeno personalmente sento la mancanza, ed è un confronto tra gli sfidanti, oltre che l'apertura di un dibattito pubblico e serio (usanza non troppo in voga nel bel paese) su temi centrali come possono essere quelli dei diritti e delle libertà, per fare un esempio.
Il punto però è che, si parli di primarie o altre tornate elettorali, la credibilità politica continuamente colpita da scandali e decisioni quanto mai discutibili è al ribasso. Tanto che negli ultimi mesi ci siamo ritrovati a chiederci come mai fenomeni come il grillismo riescano ad ottenere risultati più che lusinghieri da nord a sud.
La società vuole politica, seria, che mantenga le promesse, che si batta per le cause, che affronti temi importanti che lo faccia parlando alla gente, con la gente. Invece si ritrova con una una classe che perora le sue cause personalistiche tralasciando il suo vero compito, il bene del cittadino e del paese, favorendo anzi "gli amici" e fingendo di sognare ogni quattro anni la non certo perfetta ma pur sempre funzionante democrazia americana.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
America decides, Italy not quite
America decided that Obama will be the one to guide it, for the second time, and immediately a great deal of the Italian political class has run to compliment the reconfirmed President and praise, yet again, the American democratic system.
Congratulations and praise have arrived in a bipartisan fashion, as always when we talk about Uncle Sam and his model that we tend to look at for many aspects and with which often, and very comically, we tend to compare. So often that in some occasion we fell in the most blatant plagiarism. I'm thinking about that "Yes, we can", of Veltronian memory.
In the meanwhile, while in the USA American citizens are called to decide on the President, Senate, House and a few Governors, but also on matters such as gay marriage, abortion, cannabis legalization (just to name a few), here the same politicians that compliment America praising its system still cannot (or will not) find a solution for an elections law that has some dignity and can put the citizen and his choices in the centre. But even worse, we're still fighting on a matter such as the law against homophoby that in 2012 shouldn't even be discussed but approved immediately by default, as it would be expected from a country that declares itself democratic and civil.
Of course, now the new banner of Italian democracy is this thing of the party or coalition primaries. Too bad there are still so many question marks that end up by leaving the citizen speechless. In the last few weeks in the center-left wing the battle among candidates has gone wild. The problem is that they have spent more time blaming each other than explaining to voters what programs and what ideas they had. And then there's one thing I personally feel the absence of, and that's a confrontation between candidates, along with the opening of a public and serious debate (not very common in this country), on central topics as rights and freedoms, for example.
The point is that, if you talk about primaries or other elections, the political credibility continuously hit by scandals and wrong decisions is growing low. So low that in the last few months we've found ourselves wondering how come phenomena like grillism manage to obtain more than favorable results from north to south.
Society wants politics that is serious, that keeps its promises, that fights for causes, that faces important topics and does it speaking to the people, with the people. And instead we find ourselves with a class that bring forward its personal causes leaving its true purpose aside, which should be the good of the citizen and of the country, favoring "friends" and faking to dream, every four years, about the not certainly perfect, but still functioning American democracy.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
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