A volte, quando si prende la decisione di adottare software open source per la produzione lavorativa, ci si trova davanti a un problema di panorama sconosciuto, e poca cultura riguardo le alternative a software professionali chiusi.
Il disorientamento subito per colpa di questo fattore, potrebbe portare ad una sorta di attacco di panico che, terrorizzando gli addetti a questo compito, potrebbe suggerire loro in un momento di follia che coltivare uno status quo proprietario sia la scelta giusta. In realtà, prima di compiere il passo fatale è necessario fare un assessment analizzando diverse circostanze e qualche dato che può risultare utile a questi fini. Ci sono diversi fattori infatti che se analizzati in tempo possono farci risparmiare energie e soprattutto una analisi ben condotta su determinati aspetti può aiutare la definizione di una strategia migliore nell’adozione dell’open source.
Abbiamo quindi bisogno di guardare a questi parametri:
- Disponibilità di alternative aperte per quanto riguarda i software applicativi;
- Costi di gestione di un ipotetico team interno relativo all’helpdesk;
- Costi di formazione dei dipendenti, e probabili costi aggiuntivi relativi alla formazione del team helpdesk;
- Costi di una transizione di sistema operativo.
Ho inserito nella nostra piccola lista anche l’helpdesk, dato che per un utente disporre di aiuto umano da un esperto “a comando” può risultare in un’esperienza gradevole e soprattutto in qualcosa di meno frustrante. La prima persona che deve lavorare con i tool che decidiamo infatti è proprio l’utente, che, se frustrato eccessivamente dal cambiamento, subirà un notevole calo di produttività. Ovviamente, tutto ha un costo compresa la formazione del nostro dipendente e, se ne abbiamo già uno, anche del team informatico. Da considerare l’assistenza informatica in outsourcing quindi, che personalmente sconsiglio.
Conclusa l’analisi degli applicativi open source paragonabili a quelli che già utilizziamo, proprietari, arriviamo alla questione, da affrontare a parte, del sistema operativo. L’adozione di Linux sulle workstation dei dipendenti infatti è un passo importante, che potrebbe aumentarne la frustrazione se non adeguatamente supportati nel passaggio al nuovo sistema. Oltre questo, bisogna fare una ricerca - diciamo pure - di mercato sull’assistenza, la facilità d’uso, e le potenziali difficoltà di amministrazione per ognuna tra le maggiori distribuzioni Linux presenti nel panorama che andiamo ad approcciare. In generale io consiglio Ubuntu, perché tra le distribuzioni general purpose è quella maggiormente adatta ad un uso desktop e per la quale troviamo maggior supporto online anche solo in termini di how-to e knowledge base generale.
Sono stato ovviamente molto generalista, e ho dato solo una vaga idea di quali possano essere le difficoltà nell’adottare software aperto - soprattutto nella conversione da un modello differente. L’importante è aver compreso, alla fine di questa mini-lezione, che utilizzare software open source:
- Va rapportato ad esigenze specifiche e non sempre è la scelta migliore;
- È generalmente difficile in caso di transizione da software proprietario;
- Non è a costo completamente nullo;
- Richiede uno studio approfondito sullo scenario, e non è qualcosa che si improvvisa.
Alessio Biancalana | @dottorblaster
Open source: how to start utilizing open solutions
Sometimes, when you decide to adopt open source software for the work production, you find yourself in front of a problem of an unknown scenario, and little culture regarding the alternatives to closed professional softwares. The disorienting situation caused by this factor might lead to some sort of panic attack that, terrorizing those who work in this area, might suggest to them that in a moment of folly that cultivating a proprietary status quo is the right choice.
In reality, before doing the fatal step it is necessary to do an assessment analyzing several circumstances and some data that might be useful to these goals. There are several factors that, if analyzed in time, might make us save energy and most of all, a well conducted analysis on some aspects can help the definition of a better strategy in the adoption of open source. We need to look at these parameters:
- Availability of open alternatives for applicative softwares
- Management costs of a hypothetic internal team relative to the helpdesk
- Formation costs of employees, and probably additional costs relative to the formation of the helpdesk team
- Costs of transition of the operative system
The study that we must carry forward is relative first of all to applications: generally the open office suites offer a great part of the functions of other packages, like that of Microsoft. As for other types of usage, we need to evaluate the core of utilized functions and also if we have a number of employees or colleagues that is sufficient, observe which are the mansions that we require to do the most, in order to look for better alternatives for that task, instead of exagerately complete options.
I have inserted in our small list the helpdesk as well, given that for a user having the possibility to get human help from an on demand expert can be a pleasant experience, especially with something that is less frustrating. The first person who must work with the tools that we decide upon is the user, who - if too frustrated by tha change - will suffer a noticeable decrease in productivity. Of course, everything has a cost, including the formation of our employee and, if we already have one, the informatic team. We must also consider outsourced assistance, which I personally don't advise.
Once the analysis of open source applications that can be compared to the proprietary ones we already use is done, we arrive to the matter, that must be settled on its own, of the operative system.
Alessio Biancalana | @dottorblaster
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