▼ Il tweet del giorno
Berlusconi: "Presidente della Convenzione? Solo una battuta". Come quando prometteva un milione di posti di lavoro ed il rimborso dell'IMU.
— Il Triste Mietitore (@TristeMietitore) 08 maggio 2013
giovedì 31 gennaio 2013
#DirittiUmani: l'Italia dei diritti ancora poco umani
Tempo di elezioni e tempo di richieste concrete ai candidati. Amnesty Italia ne ha raccolte 10 su un tema che nel nostro paese difficilmente trova spazio nell'agenda politica ed è sempre troppo retorico in quello della società civile: i diritti umani.
Quella dell'Italia e dei diritti umani è una storia che ha visto parecchi travagli negli ultimi anni. Dall'immigrazione alle discriminazioni di genere passando per le carceri, le cronache sono piene, purtroppo, di fatti che lasciano abbastanza perplessi sullo stato del paese in fatto di diritti.
Da ultima ha trovato spazio sulle pagine dei giornali la battaglia di Pannella per le carceri, macchia sporca su una pagella dai voti non troppo lindi in materia. Ma siamo il paese della Bossi-Fini, dei cartelloni leghisti con le riserve indiane, della caccia all'immigrato dell'Est costantemente disegnato dai media come stupratore e assassino.
A questo si aggiunga la violenza di genere che va dallo Stalking alla coercizione economica e psicologica molto spesso all'interno di una relazione, alle molestie e gli abusi sessuali e che porta con se ad esempio il dramma del femminicidio che nell'ultimo anno ha visto numeri drammaticamente da record nel nostro paese, tema che su queste pagine avevo trattato qui. In merito andrebbe letta anche la Relazione sull'Italia della Relatrice speciale dell'Onu, Rashida Manjoo, sulla violenza di genere pubblicata sul sito di Amnesty Italia e il rapporto Istat 2006 sulla violenza contro le donne per farsi l'idea dei numeri e dell'allarme sociale che evidenzia.
Non c'è dunque da stupirsi troppo se, notizia recentissima, il nostro paese in fatto di diritti umani è maglia nera, dietro a Russia e Turchia, come fotografa "il Rapporto della Corte europea dei diritti dell'Uomo del 2012".
Quello che serve al nostro paese sono riforme, dal sistema carcerario a quello giudiziario ad esempio. E' dell'8 gennaio la notizia della condanna dell'Italia da parte dell'UE per il problema, mai risolto, del sovraffollamento delle carceri. Ma non è l'unica nota di demerito. L'UE aveva già richiamato il nostro paese giusto un anno fa, in tema di immigrazione, per i respingimenti dei migranti verso la Libia venendo meno ai diritti dei rifugiati (vedi la sentenza sul caso Hirsi).
Vi è inoltre, sul reato di clandestinità eredità dei governi Berlusconi e delle sue leggi in tema di immigrazione, una sentenza della Corte di giustizia dell'UE: il reato dello straniero espulso o respinto che trasgredisce all'ordine del Questore di lasciare il territorio nazionale viola la direttiva UE sui rimpatri e deve essere disapplicato."
A questi problemi, come elencavo all'inizio, vanno aggiunti l'omofobia, la transfobia e la mancanza di diritti per le persone LGBTI sempre più vessati in Italia in cui sulle norme e le sanzioni anti-discriminazione siamo indietro. In questa campagna elettorale sono entrate nel dibattito, con le forze politiche che da mesi mettono bocca sul tema, le unioni civili e i matrimoni gay. Ma quella che manca a priori è una vera sensibilità e una composta serietà nei toni del dibattito riguardo al tema alla diversità, a partire dalle istituzioni siano esse laiche o religiose che si concentrano sul dito senza degnarsi di guardare il problema principale che sta dietro. Si vedano alcune delle ultime uscite politiche o della chiesa o alle purtroppo famose affermazioni dell'On. Giovanardi in materia (ne avevo parlato qui).
Nei dieci punti di Amnesty rientra anche la richiesta per l'introduzione del reato di tortura e la trasparenza delle forze dell'ordine. Questo punto richiama inevitabilmente ai fatti del G8 di Genova, di cui una parte dei responsabili è rimasta impunita nonostante le gravi violazioni, fatti che sono nuovamente sul tavolo della corte europea dei diritti dell'uomo dopo i ricorsi seguiti alla sentenza.
A questi, e lo metto io, andrebbe aggiunto il diritto di voto ai figli di immigrati di seconda generazione nati sul suolo Italiano.
Amnesty Italia ha riassunto questi punti in un sito ad hoc con i quesiti e gli approfondimenti in materia e inviato il tutto ai principali candidati o esponenti di partiti, liste o movimenti politici in corsa per le prossime politiche di febbraio 2013 invitandoli a rispondere su questi temi cruciali per rendere l'Italia un paese moderno e non più fanalino di coda in fatto di diritti. Vedremo se e cosa risponderanno.
Ma oltre alla risposta politica è necessaria una riflessione e l'apertura di un dibattito ampio (e non retorico) anche nella società civile. Non bisogna aspettare che sia la politica a muovere il primo passo. E' urgente una spinta che venga dal basso, dall'elettore che ha, questo si, il potere di fare pressione ed esigere dai propri rappresentati risposte e fatti. Serve in questo senso la firma dell'appello sul sito sopra citato, ma non basta l'attivismo da click. E' indispensabile un monitoraggio costante sulle istanze in temi di diritti umani che non sono solo dei migranti, dei Gay e dei carcerati, ma pure nostri, di tutti. E prima lo capiremo e meglio sarà.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
Italy of the not so human rights (yet)
Elections time and time for true requests to the candidates. Amnesty Italia has collected 10 of tghem on a topic that in our country only with great difficulty can find space in the political agenda and it is always too rethorical in the civil society: human rights.
That of Italy and human rights is a story that has seen many issues during the last few years. From immigration to gender discrimination, to prisons, the chronicals are full, unfortunately, of facts that leave us all quite perplexed and worried about the current situation of the country in the matter of rights.
The most recent one is Pannella's battle for prisons, a dirty stain on a not truly brilliant marks page. But we're in the country of Bossi-Fini, the Northern League banners with the Indian reservations, the hunt to the immigrant from the East, constantly drawn by the media as a rapist and a murderer.
To this add the gender violence that goes from stalking to economical and psychological constraint, very often inside a relationship, from harassment to sexual abuse, that bring along the tragedy of femicide, that during the last year has seen record numbers in our country, a topic that I had tackled on these pages a while ago. Everyone should also read the Report on Italy by the special reporter for the UN, Rashida Manjoo, about gender violence published on the website of Amnesty Italia and the Istat report 2006 on the violence against women to get an idea of the numbers and the social alarm they put in light.
No wonder if, and this is fresh news, our country in the matter of rights is last, after Russia and Turkey, as the Report of the European Court for Human Rights in 2012 enhances.
What are country needs are reforms, from the prison system to the judiciary system. On the 8th of January the news broke that Italy has been condemned yet again by the EU for the never resolved problem of crowded prisons. But it's not the only note of blame. The EU had already recalled Italy an year ago, on the topic of immigration, because of the refusal to accept the immigrants from Lybia, thus going against refugees rights. (see the judgment of the case Hirsi)
Furthermore there is a verdict about the fellony of illegal migration, a gift from the Berlusconi governments and his laws about immigration, emitted b the Justice Court of EU: the fellony of the foreigner that is expelled or rejected, and who disobeys the order to leave the national territory violates the EU directive about repatriation and should not be applied.
To these problems, as I said in the beginning, you must add homophobia, transphobia and the lack of rights for LGBTI people, more and more pressed in Italy, whose norms and sanctions against discrimination are very far behind. In this elections campaign we've seen a few topics enter the debate, civil unions and gay marriage. But what's truly missing is a true sensitivity and seriousness of the tones of the debate regarding diversity, starting from istitutions, whether they're laicist or religious, who always concentrate on the finger without even looking at the main problem. Just look at the last political or religious declarations, or the now sadly famous statements of On. Giovanardi about the matter.
In these ten points Amnesty also puts the request for the introduction of the fellony of torture and the transparency of law enforcement. This point recalls the facts of the Genova G8, where a large part of the responsibles have remained unpunished in spite of the serious violations, facts that are yet again on the table of the European Court for human rights after the verdict. To these, I'd say, we should also add the right to vote for the children of immigrants of second generation, born on Italian territory.
Amnesty Italia has summed up these points in a website with the questions and details and sent everything to the main candidates or party leaders, lists or political movements running for the next political elections in February 2013, inviting them to answer to these crucial points in order to make Italy a modern state, and not the last arrived when it comes to rights. We'll see what they're going to answer.
But beyond the political answer, it is necessary to open a reflexion and a wide debate in the civil society. We must not wait for politics to make the first step. A drive from below is necessary and urgent, from the voter who has the power to make pressure and demand answers and facts from his representatives. We do need to sign the petition on the aforementioned website, but it's not enough to do some click activism.
It is vital to keep a constant monitoring on the topic of human rights that aren't just those of immigrants, gays and convicts, but ours, all of us. And the sooner we'll understand that, the better.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
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mercoledì 30 gennaio 2013
#Elezioni2013: il voto utile
A circa un mese dal voto la campagna elettorale ci ha regalato due ritorni di cui, personalmente, non sentivo la mancanza. Il primo, il più evidente, è quello del Berlusconi formato 16:9. Secondo un calcolo pubblicato da La Stampa qualche giorno fa, dalle vacanze natalizie alla settimana scorsa Berlusconi è stato in onda per 63 ore, superando di poco il premier Monti e surclassando nettamente Bersani.
L’ennesima ridiscesa in campo che questa volta ha come obiettivo dichiarato “rendere ingovernabile il Paese”, come ha dichiarato lo stesso Berlusconi. Un senso di responsabilità direttamente proporzionale alla sua statura.
Il secondo ritorno, questa volta tutto nel campo del centrosinistra, è quello del “voto utile”. Pare infatti che ci siano stati dei contatti tra il Pd e Ingroia per trovare un patto di desistenza (così è stato chiamato) in Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia per quel che riguarda le liste del Senato.
Il quadro mi sembra abbastanza semplice. Pd e Sel sono gli unici che in queste elezioni corrono per vincere. Gli altri corrono o per rappresentare una parte (vedi centrodestra), o per dar voce a tutti i mal di pancia d’Italia (vedi Grillo) o per tentare di essere determinanti nella composizione della futura maggioranza parlamentare (vedi l’area Monti). Non si è ancora capito invece perché corre Ingroia. La sua idea iniziale, quella di dar rappresentanza parlamentare ai movimenti, alle associazioni e a tutta una serie di soggetti civici spesso ai margini della politica “ufficiale”, aveva una logica, una dignità politica ma soprattutto credo sarebbe stata vincente anche a livello elettorale.
Peccato però che nel giro di poche settimane gli ispiratori di questo cartello elettorale siano stati messi in disparte dai vari Di Pietro, Ferrero, Diliberto e compagnia, trasformando Rivoluzione Civile in un’accozzaglia di trombati da far rimpiangere la defunta “Sinistra Arcobaleno”. L’unico obiettivo rimasto all’ex magistrato di Palermo è quello di rompere le scatole a Bersani e Vendola, sperando in Campania e in Sicilia di rosicare un numero di voti tale per cui in Senato non ci sia alcuna maggioranza. La stessa tattica utilizzata da Berlusconi che ha recuperato la Lega Nord per recuperare qualche voto in Lombardia e in Veneto.
Ora, qui non c’è patto di desistenza o appello al voto utile che tenga. Sarebbe un errore farsi prendere dal panico e mandare in soffitta tutto il lavoro fatto fino ad oggi, mettendo in primo piano soltanto la tattica o i numeri che alla fine non tornano mai.
Qui c’è soltanto da far capire agli elettori che, con tutti i difetti e anche alcune contraddizioni, soltanto Pd e Sel possono garantire un governo serio e stabile. Ad oggi, soltanto la colazione Italia Bene Comune può impegnarsi per garantire più equità e attenzione verso chi le tasse le paga e più rigore nei confronti di chi evade o esporta capitali all’estero, più diritti civili per chi non ne ha, più giustizia sociale e uguaglianza nel mondo del lavoro. E poi più politiche verdi, più banda larga, più innovazione tecnologica, più rinnovamento generazionale, più legalità, ecc, ecc.
Nessun voto utile. Al massimo, un voto responsabile.
Chi vuol far parte di questa idea di Italia può scegliere il Pd o Sel, sperando in un buon risultato che consenta alla coalizione di governare senza essere sotto ricatto, consapevole del fatto che non sarà una passeggiata. Chi farà altre scelte, probabilmente, è contento di quel che c’è.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
The useful vote
About a month away from the vote, the elections campaign has given us two revivals I personally didn't miss. The first, the most obvious, is the Berlusconi 16:9. According to the calculations of La Stampa a few days ago, from the Christmas vacations until last week, Berlusconi has been on air for 63 hours, a little more than Monti and a lot more than Bersani.
Yet another descent on the field that this time has the declared goal of "making the country impossible to rule", as Berlusconi himself has states. A sense of responsibility directly proportional to his height.
The second return, this time in the field of center-left, is of the "useful vote". It seems that there have been contacts between PD and Ingroia in order to find an agreement in Lombardia, Veneto, Campania and Sicily regarding the lists at the Senate.
The picture seems pretty simple to me. PD and SEL are the only ones that in these elections are running to win. The others run either to represent a part (center right), or to give voice to all the insatisfactions of Italy (Grillo), or to try to be determinant in the composition of the future Parliament majority (Monti). It's still unclear why Ingroia is running. His initial idea, to give Parliament representance to movements, to associations and to a whole series of civic sobjects that are often at the sides of official politics, had a logic, a political dignity but most of all I thought it would be a winner at an elections level.
Too bad that in a matter of weeks the inspirators of this elections cartel have been set aside by the various Di Pietro, Ferrero, Diliberto and company, transforming Civil Revolution in a group of weirdos that would make you miss the disappeared "Sinistra Arcobaleno". The only goal remained to the ex judge of Palermo is to break the balls to Bersani and Vendola, hoping that in Campania and Sicily they will get enough votes so there will be no majority at the Senate. The same tactic used by Berlusconi who has recovered the Northern League in order to get some votes in Lombardia and Veneto.
Now, there's no agreement or appeal for a useful vote that will work here. It would be a mistake to panic and throw away all the work done so far by only showing the tactic or the numbers that never truly work out.
Here we can only make the voters understand that, with all the defects and also some contradictions, only PD and SEL can guarantee a serious and stable government. Today, only the Italia Bene Comune coalition can guarantee more equity and attention towards who pays taxes and more severity towards who doesn't, or directs capitals abroad, more civil rights for who hasn't got any, more social justice and equality in the labor market. And then green politics, broadband, technological innovation, more generational rechange, more law enforcement, and so on. No useful vote. A responsible vote.
Who wants to be a part of this idea of Italy can choose PD or SEL, hoping in a good result that will allow the coalition to govern without being blackmailed, aware of the fact that it will be no piece of cake. Whoever chooses otherwise is probably content with the current situation.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
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martedì 29 gennaio 2013
StartupID | Marco Vismara di Lookals @vismaramarco
La trentesima intervista di StartupID è con Marco Vismara di Lookals.
StartupID è la rubrica realizzata in collaborazione con Indigeni Digitali e dedicata al mondo delle startup.
In primo luogo abbiamo chiesto a Marco come è nata Lookals: due anni fa fu contattato da una ragazza americana che lavorava per Vayable, una startup che fa qualcosa di simile a quel che loro stanno cercando di sviluppare ora per l’Italia: l’idea dunque era di importare la soluzione sul territorio italiano e adattarla a quello che è probabilmente il più turistico paese al mondo.
Lookals nasce a Berlino ma cresce tra Berlino e Catania. Marco incontra Peppe Sirchia, co-founder di Meedori, altra startup nata a Catania che ha già una sua sede operativa a Berlino, su DigItaly Berlin, una community che racchiude gran parte degli attori italiani del digital a Berlino. In questa community è nato l’accordo che vede Meedori come acceleratore ed in parte investitore all’interno del progetto Lookals, Tony Burgo (altro co-founder di Meedori) CTO del progetto e Peppe Sirchia come Advisor.
Lookals è un marketplace per le esperienze in Italia e all’estero, specialmente in Europa: i viaggiatori vengono messi in contatto, attraverso la piattaforma, con esperti locali che li guidano in tutte quelle che sono le esperienze da fare nella loro area, ben diverse dalle solite visite “guidate” tradizionali.
I preparativi avvengono online in 3 passaggi rapidi: si inserisce la destinazione, si selezionano le macrocategorie di interesse, e ci si mette in contatto con le persone che offrono la loro expertise per quell’area. Si prenota e paga online, e una volta arrivati, si incontra la propria guida.
Il portale tratterrà una fee, calcolata al 10%, suddivisa in 8% a chi prenota, e 2% a chi offre il servizio. In questo modo chi prenota ha delle sicurezze riguardo alla qualità del servizio, mentre chi offre il servizio avrà la sicurezza dei pagamenti. Si viene a creare una community molto unita e verificata, grazie anche all’autenticazione sui social media.
Per quanto concerne la tecnologia che ci sta dietro, il tutto verrà sviluppato in Java. Si sta già pensando a una versione mobile, il cui sviluppo inizierà in concomitanza con il lancio della piattaforma, in modo da dare un servizio che sia a 360°.
Il modello di business è basato fondamentalmente sulla fee trattenuta sulle transazioni, con un modello simile a quello di AirBNB.
Ispirata inizialmente a Vayable e Gidsy, se ne differenzia in quanto punta a sviluppare il territorio in tutte le sue particolarità e le sue piccole località, senza puntare sulle grandi città come i competitor.
Gli obiettivi per i prossimi 6 – 12 mesi sarà sicuramente lanciare la piattaforma e l’app mobile, puntando sul vantaggio dato dal fatto che le altre startup non offrono un servizio di geolocalizzazione mobile, e inoltre creare una community importante, sia di viaggiatori, sia di esperti locali che offrano le loro esperienze.
Il costo medio per il servizio è stimato intorno ai 40 euro, e il sito web sarà online in circa 20 giorni.
Vi invito naturalmente a visionare l’intervista completa, molto più ricca di questa mia breve sintesi!
Buona visione!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
StartupID | Marco Vismara of Lookals
The thirtieth interview for StartupID is with Marco Vismara of Lookals.
First of all we asked Marco how Lookals was born: two years ago he was contacted by an American girl who worked for Vayable, a startup that does something similar to what they are trying to develop now for Italy. So the idea was to import the solution on the Italian territory and adapt it to what is probably the most touristical country in the world.
Lookals is born in Berlin but it grows between Berlin and Catania. Marco meets Peppe Sirchia, co-founder at Meedori, another startup born in Catania with an operating office in Berlin, on DigItaly Berlin, a community that gathers great part of the Italians operating in the digital field in Berlin. Inside this community the agreement that sees Meedori as an accelerator and investor inside Lookals was born, and Tony Burgo (another Meedori co-founder) as CTO and Pepe Sirchia as Advisor.
Lookals is a marketplace for experiences in Italy and abroad, but especially in Europe: travellers are put in touch, through the platform, with local experts that guide them through all the experiences that are a must in their area, creating a tourism experience that is quite different from the traditional guided tours.
Prep is done online in 3 fast steps: you put in the destination, select the categories you're interested in, and get in touch with the expert for that area. You book and pay online, and once you're there, you can meet your guide!
The platform will hold a fee, calculated at 10%, divided in 8% for the traveller and 2% for the expert. This way thi first has some guarantees regarding service quality and who offers the experience has the guarantee of payment. So a very tight community is created, also thanks to the social media authentication.
As for the technology behind it all, it will be developed in Java. They are already thinking about a mobile version, for which the development will start with the launch of the platform, in order to offer a 360° service.
The business model is based on the fee on transactions, with a model that is similar to that of AirBNB.
Inspired initially bt Vayable and Gidsy, it is quite different since it aims to the development of the territory in all its particularities and small towns and locations, not basing everything on large cities as the competitors do.
The goals for the next 6 - 12 months will surely be to launch the platform and mobile app, trying to leverage the advantage given by the fact that other startups don't offer a mobile geolocalization service, and creating an important community, both of travellers and experts.
The average cost for the service has been estimated to be around 40 euro, and the website will be online in about 20 days.
I invite you to view the full interview, much richer in detail than my brief synthesis.
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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lunedì 28 gennaio 2013
#IlConfrontoSkyTG24: le domande ai candidati alle #elezioni2013
L'8 febbraio avrà luogo l'attesissimo confronto televisivo tra i principali candidati alle elezioni politiche 2013, ospitato da SkyTG24.
Anche questa volta è stata lanciata una raccolta di domande sui social network, specialmente Twitter, grazie all'hashtag #ilconfrontoskytg24: moltissime le domande pervenute finora, di cui vogliamo segnalarvi quelle che abbiamo sottoposto noi di Intervistato.com.
Innanzitutto è stato affrontato l'aspetto economico, a partire dagli Eurounion bond, termine che indica l'ipotetica creazione di obbligazioni del debito pubblico dei Paesi facenti parte dell'eurozona, da emettersi a cura di un'apposita agenzia dell'Unione europea, la cui solvibilità sia garantita congiuntamente dagli stessi Paesi dell'eurozona. Una misura anti-crisi proposta già nel 2011 da Romano Prodi.
.@skytg24 è a favore o contro la proposta di Romano #Prodi sull'introduzione, a livello europeo, degli #EuroUnionBond? #IlConfrontoSkyTG24
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
Non è stato trascurato l'aspetto relativo all'idea di un'Europa federale sul modello di Spinelli, come indicato nel Manifesto di Ventotene:"La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l'unità internazionale."
.@skytg24 è a favore di un'Eurora federale (Manifesto Ventotene #Spinelli)? Crede nell'idea degli Stati Uniti d'Europa? #IlConfrontoSkyTG24
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
Il mercato del lavoro è un altro problema importante che non è stato certo trascurato, con un focus particolare sulla flexicurity, definita come strategia politica che tenta, in modo consapevole e sincronico, di migliorare la flessibilità dei mercati del lavoro, delle organizzazioni lavorative e dei rapporti di lavoro da una parte, e di migliorare la sicurezza sociale e dell’occupazione, in particolare per i gruppi deboli dentro e fuori dal mercato del lavoro dall’altra parte.
.@skytg24 #precari: crede che sia possibile un modello di #flexicurity italiano, in ottica di un'armonizzazione europea? #IlConfrontoSkyTG24
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
Rimanendo all'interno del tema lavoro, non poteva mandare una domanda sulla disoccupazione giovanile e la possibilità di istituire un reddito di cittadinanza, ovvero un reddito di base universale pagato a tutti, senza alcun obbligo di attività, per una somma sufficiente a esistere e a partecipare alla vita della società.
.@skytg24 quali politiche concrete contro #disoccupazione, soprattutto giovanile? A favore/contro #redditocittadinanza? #IlConfrontoSkyTG24.
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
Presente anche una domanda sugli esodati, termine con cui si definiscono coloro che sono stati incentivati a lasciare volontariamente il posto di lavoro, magari perché l'azienda era in crisi, con la prospettiva di una copertura economica: mobilità, assegno di disoccupazione, cassa integrazione, che li avrebbe accompagnati fino alla soglia della pensione.
.@skytg24 quali provvedimenti verranno attuati a favore degli #esodati? #IlConfrontoSkyTG24
— Maria Petrescu (@sednonsatiata) 25 gennaio 2013
Per quanto riguarda i diritti civili, abbiamo fatto una domanda a proposito di matrimonio gay, adozioni per le coppie omosessuali, e le unioni civili.
.@skytg24 è a favore o contro il #matrimoniogay? Alle adozioni alle coppie omo? Qual è sua posizione su #unionicivili? #IlConfrontoSkyTG24
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
Nonostante la grave pressione fiscale a cui sono sottoposti i cittadini italiani, è probabile che ancora non se ne veda la fine. Non poteva dunque mancare una domanda sui provvedimenti relativi a tasse e imposte:
.@skytg24 riduzione #cuneofiscale, introduzione #patrimoniale, abolizione #IMU, alzare l'#IVA: cosa farà il suo Governo? #IlConfrontoSkyTG24
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
Per quanto riguarda l'immigrazione, è necessario definire con chiarezza l'intento oppure no di concedere il diritto di voto alle elezioni politiche agli stranieri residenti in Italia, ma soprattutto la garanzia di tempi certi per la concessione della cittadinanza.
.@skytg24 #immigrazione: è a favore o contro il voto politico agli stranieri regolarmente residenti in Italia? #IlConfrontoSkyTG24
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
.@skytg24 #immigrazione: sarà possibile garantire tempi certi per la concessione della #cittadinanza italiana? #IlConfrontoSkyTG24
— Maria Petrescu (@sednonsatiata) 25 gennaio 2013
Infine, data l'assenza di norme concrete riguardo alle mafie e la loro influenza in politica ed economia nei programmi dei candidati, abbiamo chiesto quali saranno i provvedimenti da attuare.
.@skytg24 quali misure concrete prenderà contro le #mafie e le relative influenze sul mondo sia economico che politico? #IlConfrontoSkyTG24
— Jacopo Paoletti (@jacopopaoletti) 25 gennaio 2013
Non perdete la diretta del confronto l'8 febbraio!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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In termini di #socialmedia, sei più come Atene o come Sparta?
Nell'antica Grecia, due città stato dominavano realmente il paese. Qeste due città stato erano Atene e Sparta. Come probabilmente avrete visto nel film 300, Sparta era una società molto militarizzata. I ragazzi venivano addestrati come guerrieri quasi dal momento della loro nascita.
Poca pietà veniva mostrata ai bambini deboli o con qualche difetto. I spartani non erano inclini alle arti o alle emozioni. Erano per l'azione, e lasciavano che queste azioni parlassero per loro.
Atene ha avuto la sua parte di guerre (anche contro Sparta), ma Atene era più dedita alla filosofia e alle arti. Molti dei grandi pensatori del mondo gravitavano verso Atene oppure erano nati lì, incluso Socrate, Aristotele e Platone. E' ad Atene che è nata la democrazia. Mentre gli Spartani erano sempre impegnati a perfezionare i loro cittadini per l'azione, gli Ateniesi si concentravano più sulle idee delle cose.
Nel mondo dei social media, ci sono persone che approcciano le cose alla maniera spartana, e persone che invece ricordano l'approccio ateniese. Ci sono pro e contro in entrambi, ma vediamoli tutti e due nel dettaglio.
L'approccio spartano ai social media
Le persone che hanno l'approccio spartano ai social media sono quelle che vogliono conquistare ogni singola piattaforma che viene lanciata. Vogliono testarle tutte per vedere se sono deboli o forti, e non pensano necessariamente alla strategia, in termini di utilità della piattaforma stessa nell'aiutarli a raggiungere degli obiettivi. Lo scopo predominante è essere presenti dappertutto. Questo approccio può portare a una confusione del brand, risorse scarse, oppure account online abbandonati.
L'aspetto positivo riguardo a quel che io chiamo l'approccio spartano è che queste persone proveranno delle cose, davvero, prima di scrivere testimonial o post sui loro blog. Analizzano i siti e le nuove feature e mostrano una vera passione per il restare avanti sulla curva tecnologica. Queste persone, chiamate anche early adopters, spesso finiscono per avere molti ammiratori, proprio come gli Spartani. Inoltre, tendono spesso ad essere molto bravi in quel che fanno, il che li rende intimidatori.
L'approccio ateniese ai social media
L'approccio ateniese ai social media, invece, enfatizza il pensiero sopra l'azione. Molte nuove piattaforme possono essere ignorate completamente perché sono ritenute non necessarie per quella persona o quell'azienda. Le strategie vengono stese, includendo le regole di engagement, gli obiettivi, e le tattiche di itnegrazione dei social media con altre forme di marketing. Questo può portare a delle campagne più forti, ma meno aggressive o appassionate.
Il vero problema con l'approccio ateniese è che c'è una forte tentenza a fare filosofia a proposito delle diverse piattaforme, invece dell'approccio spartano di andare semplicemente a provarle. Questo può significare che, su una base individuale, una persona può finire per dire cose che rivelano la sua mancanza di una vera comprensione. Sappiamo tutti che per diventare credibili riguardo a una nuova piattaforma social, dobbiamo giocarci almeno un po'. L'approccio ateniese a volte lascia fuori questo passo e lascia aperto il campo a molte congetture.
Proprio come nell'antica Grecia, le persone che adottano l'approccio spartano ai social media spesso hanno molte cose negative da dire sulle persone che adottano l'approccio ateniese, ed è vero anche il contrario. Comunque, come abbiamo visto, entrambi gli approcci hanno i loro punti di forza e i loro svantaggi.
Detto questo, come classifichereste il vostro approccio ai social? Siete Spartani o Ateniesi? Ci piacerebbe sentire la vostra!
Marjorie Clayman | @margieclayman
When It Comes To Social Media, Are You Like Athens or Sparta?
In ancient Greece, two city-states really dominated the country. Those two city-states were Athens and Sparta. As you might have learned from the movie 300, Sparta was a very militaristic society. Boys were trained for the military almost from the time they were born. Little mercy was shown to children who were weak or otherwise abnormal. The Spartans were not much for arts or emotion. They were about action and letting those actions speak for them.
Athens got into its share of wars (including against Sparta), but Athens was much more about philosophy and the arts. Many of the world’s greatest thinkers either gravitated towards Athens or were actually born there, including Socrates, Aristotle, and Plato. It was in Athens that Democracy was born. While Spartans were almost always engaged in refining their citizens for action, Athenians concentrated more on the ideas of things.
In the world of social media, there are people who approach things in the Spartan manner and there are people whose approach is reminiscent of the Athenians. There are pros and cons to both approaches. Let’s dig into each one in a little more detail.
The Spartan approach to Social Media
The people who take the Spartan approach to social media are the ones who want to conquer every single new platform that comes out. They want to test each one to see if it is weak or strong, and they do not necessarily strategize in terms of whether the platform could really help them meet any objectives. The overriding goal is to be dominant everywhere. This approach can lead to brand confusion, thin resources, or abandoned online accounts.
The good thing about what I call the Spartan approach is that these people will try things, really try things, before they write testimonials or blog posts. They dig into different sites and new features and show a real passion for staying ahead of the technological curve. These people, often called early adopters, often end up with a lot of admirers, just like the Spartans. Moreover, they often tend to be really good at what they do, which can make them intimidating.
The Athenian approach to Social Media
The Athenian approach to social media, in contrast, emphasizes thought over action. Many new platforms may be ignored entirely because they are deemed unnecessary for that person or that company. Strategies are plotted out, including rules for engagement, goals, and integrating social media tactics with other forms of marketing. This can lead to stronger but less aggressive or passionate campaigns.
The real problem with the Athenian approach is that you see a tendency to philosophize about different platforms versus the Spartan approach of just jumping in there and trying things. This can mean that on an individual basis, a person can end up saying things that reveal their lack of true understanding. We all know that in order to become credible regarding a new social media platform, you need to tinker with it at least a little bit. The Athenian approach sometimes leaves that step out and leaves a lot to conjecture.
Just like in ancient Greece, the people who adopt the Spartan approach to Social Media often have a lot of negative things to say about the people who adopt the Athenian approach, and the reverse is also true. However, as we have seen, both approaches have their good points as well as their disadvantages.
With that being said, how would you classify your approach to Social Media? Are you a Spartan or an Athenian? We’d love to hear from you!
Marjorie Clayman | @margieclayman
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domenica 27 gennaio 2013
L'influenza della società civile
Molti alfieri della cosiddetta società civile, magistrati, giornalisti, imprenditori, tecnici, hanno deciso di scendere in politica. Un effetto quasi pandemico. Ma siamo sicuri che questo tsunami sia effettivamente un bene?
Il titolo si presta ad almeno tre interpretazioni. Siamo ormai oltre la metà di gennaio e con lo sguardo già proiettato verso la fine del mese prossimo. Il periodo è quello consono all'influenza, quella stagionale, fatta di microbi e starnuti e quintali di fazzoletti di carta che ogni anno mette a letto milioni di italiani. Ma non è l'unica. Il calendario infatti incasella nelle stesse settimane anche la corsa della campagna elettorale. Così in queste settimane abbiamo assistito ad un altro tipo di influenza. E' un contagio che colpisce parecchi rappresentati, illustri e meno, della società civile, o comunque laica rispetto alla politica. Molti contagiati, prima dell'epidemia ricoprivano posizioni che in una qualunque società democratica sono fondamentali, nevralgiche, e che in teoria dovrebbero essere indipendenti: vedi stampa, magistratura.
Rappresentanti della società civile ce ne sono sempre stati, non è una novità. Come ricorda Mario Calabresi, nella storia Italiana più volte è successo, da Spadolini a Scalfari a Colombo, passando per Miriam Mafai (parlando di stampa). Dalla magistratura invece nella storia recente c'è l'esempio di Di Pietro e in quella recentissima De Magistris. Il problema è che ora la questione sta assumendo proporzioni pandemiche che rasentano quasi il ridicolo.
Di colpo Mineo, Ruotolo, Giannino e altri loro colleghi hanno sentito la necessità di scendere in campo. Così come sul lato magistratura, e a Di Pietro e De Magistris sono andati ad unirsi Grasso e Ingroia. Non parliamo poi di tecnici (o ex tecnici), imprenditori e via dicendo.
Ma se tutti corrono a fare la politica (ci si augura con nobili intenti) per, si presume, portare dentro i palazzi le istanze che la politica ha sempre snobbato chi è che resta fuori a svolgere quel ruolo di guardiano dell'azione politica? Chi rimane in quella posizione certo più scomoda ma più indipendente nei confronti della politica e dei politici? Se tutti i pompieri lasciano la caserma per andare ad appiccare il fuoco va a finire che poi non rimane nessuno che venga a spegnerlo.
Questa febbre che porta ad entrare nel gioco politico, oltre al rischio di bruciare l'autorevolezza di queste figure e del loro ruolo, rischia anche di lasciare la società civile, quella che è rimasta fuori dal palazzo, senza una rappresentanza laica credibile in grado di esercitare pressione, rendendo più ardua l'influenza sulla politica da parte di quella stessa società civile. E' la cosiddetta arma a doppio taglio, e riflettendoci bene potrebbe non essere tutto oro quello che luccica.
Matteo Castellani Tarabini | contepaz83
The influence of the civil society
Many defenders of the so called civil society, lawyers, journalists, entrepreneurs, technicians, have decided to get into politics. An almost pandemic effect. But are we sure that this tsunami is really for the best?
The title is open to at least three interpretations. We're at the end of January and the look is already oriented towards the end of next month. The time is appropriate for the flu, the seasonal one, made of viruses and sneezes and tons of paper tissues that every year puts millions of Italians to bed. But it's not the only one. The calendar also puts during the same weeks the elections campaign. So during these weeks we've seen another kind of flu. It's a disease that hits many, famous or not, of the civil society, or at least laicist in comparison to politics. Many, before the epidemy, used to cover positions that in any other democratic society are fundamental, nevralgic, and that in theory should be independent: such as the print, or the judges.
Representatives of the civil society have always been present, it's nothing new. As Mario Calabresi remembers, it happened several times in Italian history, from Spadolini to Scalfari to Colombro, and even through Miriam Mafai, speaking about print. From the judges we have the example of Di Pietro and the recent one of De Magistris. The problem is that now the matter is getting into huge proportions that are almost sliding into ridicule.
All of a sudden Mineo, Ruotolo, Giannino and other colleagues have felt the need to get into the field. As on the judges sides, and together with Di Pietro and De Magistris we now also have Grasso and Ingroia. Without even talking about the technicians or ex technicians, entrepreneurs and so on.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
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sabato 26 gennaio 2013
#Spioncino: Cronache in filigrana
Colpo d'occhio e fantasticherie in La 25 ora di S.Lee.
Sopra i titoli di testa di “La 25a ora” di S.Lee svettano i grattacieli di NewYork. Sono già avvenuti i fatti dell’11settembre 2001. Ed è notte. Quasi notte. Nelle prime due inquadrature si intravede quel che resta del giorno, una luce fioca, un’evanescenza: la prima inquadratura è sui fari possenti, dal basso, sulle bocche di fuoco, sugli ingranaggi del prodigio (le radici dell’artificio, del farsi film); la seconda inquadratura è il prologo tentacolare del prodigio, una ragnatela di luce alta nel cielo, un sole fatto dagli uomini che subito diventa sole di notte, con una dissolvenza incrociata che ha l’audacia e il destino di una dissolvenza al nero.
E apre la notte, e svela il prodigio. Ora, i fantasmi delle torri cadute. Due titanici fasci di luce, gettati contro il cielo, che ripetono lo strazio e l’enfasi di un epitaffio. La m.d.p. di S.Lee è paziente, si apposta, sceglie di non volere, si abbandona a una moltitudine di angolazioni, e qui avvicina, lì allontana, lo spettacolo della fantasmagoria delle torri. Il topos della skyline, dunque, viene osservato inesorabilmente come attraverso un’autopsia. Il teschio di Yorick della skyline nelle mani di Amleto/S.Lee. Un topos che già racchiude in sé il germe della propria erosione.
La sostanza della scena è la obliqua centralità data a quel fascio luminoso bifronte che, inquadrato da più punti, pare che converga e diverga, si levi alto e si inclini, si raddrizzi e guizzi via, voli e cada, cada e voli, perpetuo Icaro. Sono gli spettri manovrabili e fluorescenti di quei colossi d’acciaio che dalla mattina dell’11settembre non sono più. Il cuore della skyline è trafitto da queste due dita di luce che, diverse dalle dita che ingenerano le ombre cinesi, diverse da due fiamme della lanterna magica, non sanno ricreare e innalzare ciò che è stato raso al suolo, definitivamente. Non sanno grattare il cielo, né toccarlo, né plasmare l’aria della notte (dar forma alla sua nera invisibilità). Mani di forbice che rischiano di lacerare sempre di più quello che vorrebbero guarire o re-suscitare.
E allora possono anche apparirci come devoti riflettori accesi sulla scena del nulla. Facendo la fine di quella luce verde nel capolavoro di F.S.Fitzgerlad, Il grande Gatsby: “luogo” della veglia su un’illusione (Daisy non tornerà, la luce verde è solo una metafora e non è Daisy; Gatsby sarà uno spettatore vano, spettatore di uno schermo nero, raggelato nella sua inconcludenza quasi come il bambino-robot protagonista di A.I. Intelligenza Artificiale di Spielbeg). Freddi spettri smaglianti, la luce verde sulla quale spera a vuoto Gatsby e questa filigrana postuma delle torri. Le torri-simbolo, distrutte fisicamente, vengono adesso rammendate dal simulacro di un simbolo.
E proprio lo scavo intorno a un vuoto è un’immagine cruciale (croci: i fasci di luce che, in una inquadratura, si incrociano; la croce di Cristo, culmine emotivo della furiosa sequenza dello specchio). Il lavorio sul limitare (sulla frontiera arcuata) del vuoto, per eludere questo vuoto, la sua irrefutabilità e scurità. Fuggendo ai margini. Ma con la consapevolezza che, in questo modo, è possibile allargare il perimetro del vuoto, assecondarlo, diventarne complici. La scena clou è pertanto quella che si svolge in un elegante appartamento, a un piano alto. I due amici del protagonista parlano di lui. Un inquadratura fissa molto lunga, la più lunga del film, tiene i due amici addossati all’ampia vetrata dell’appartamento. Il primo amico conclude il discorso così, rivolgendosi all’altro: “Affronta la fottuta realtà”. Prende avvio un carrello in avanti, che sembra squarciare un velo, ribellarsi alla contraffazione pacificante della inquadratura fissa. Adesso è la m.d.p. che quasi aderisce alla vetrata; al di là di questa, lo spazio e il tempo dell’orrore.
Irrompono le percussioni della colonna sonora e da queste, dal cerchio dei tamburi, nasce un altro giro di stacchi che fa rima con quelli dei titoli di testa. Ecco le ceneri dell’11settembre, il suolo sventrato da un crollo impensabile, osceno. Il giro di stacchi è una danza lugubre che prova a cingere in un abbraccio un paesaggio abolito e impotente a ricordare quei corpi caduti da altezze che non esistono più, corpi minuscoli in quelle altezze, come stilizzati, piccole sagome nei disegni dei bambini. Sono stacchi come blocchi irreversibili, come i blocchi della Muraglia Cinese del racconto di Kafka La Costruzione della Grande Muraglia, solcati da brecce che non saranno mai colmate.
Lo sguardo di S.Lee sorprende, fra le altre tetre figure, una ruspa che scarica del materiale su un recipiente. Può darsi che anche la ruspa, che si aggira in questo territorio desertificato, in questo avvilito cratere lunare, e che “molla la presa”, sia un simbolo: un simbolo che fa la veglia a un simbolo che non c’è più; un simbolo che si ostina in un territorio sradicato da un affidabile destino di rappresentazione. Un segno disarmato di senso, turgido di un’assenza. È lo scavo intorno al monolite di “2001 Odissea nello spazio”. Spaventoso e onnivoro e inintellegibile. I due amici di Monthy si incaricano di “rifare” noi spettatori, che avevamo già assistito ai titoli di testa, indicandoci dietro il paravento del verticale spettacolo luministico la bruciante verità figurativa che si cela.
Francesco Romeo | #spioncino
Chronicles in filigree
A canary yellow vintage Super Bee pulls up short on a New York City street, and Monty Brogan gets out with his buddy Kostya to look at a dog lying in the road. The animal was mauled in a dogfight and Monty intends to shoot him but changes his mind after he looks him in the eye and decides to take him to a nearby clinic instead.
Fast forward to late 2002, and Monty is about to begin serving a 7 year prison sentence for dealing drugs. He sits in the park with his dog, Doyle, thinking of his last day of freedom. He plans to meet his childhood friends Frank and Jacob that night at a club with his girlfriend Naturelle. Frank Slaughtery is a hot shot trader on Wall Street and Jacob Elinsky is an introverted high school teacher from a privileged family, with a crush on one of his 11th grade students. He visits his father, James, a former firefighter and recovering alcoholic who owns and runs a bar, to confirm their plans to drive to the prison the following morning.
Though Monty's drug money helped him keep the bar, James is full of remorse, and he sneaks a drink when Monty goes to the bathroom. Monty, facing himself in the mirror, lashes out in his mind against everyone else: all the New York stereotypes he can think of, from the cabbies to the firefighters, the corner grocers to the mobsters, as if he hates them all.
Monty sold drugs for Uncle Nikolai, a Russian mobster, along with Kostya. Kostya tries to persuade Monty it was Naturelle who turned him in since she knew where he hid his drugs and money. Monty refused to turn state's evidence against Nikolai but he's not sure what Nikolai will do when he meets him at the club that night. He remembers how he met Naturelle when she was 17, hanging around his old school, and how happy they were before he was arrested. He persuades Frank to help him find out if it was Naturelle who betrayed him.
When they all meet at the club, Jacob sees his student, Mary, and Monty invites her in with them. Monty and Frank talk about what kind of a future he can have after prison, and Frank says they can open a bar together, even though he told Jacob he believes Monty's life is over and he deserves his sentence for dealing drugs. Frank baits Naturelle by accusing her of living high on Monty's money, and not caring where it came from, but she reminds him that he knew as well and said nothing. Jacob, meanwhile, finds the courage to kiss Mary, but both of them appear to be in shock afterwards and go their separate ways. Monty and Kostya go down to talk with Uncle Nikolai, who gives Monty advice on surviving in prison.
Then Nikolai tells him it was Kostya, not Naturelle, who betrayed him, and offers him the chance to kill Kostya in exchange for protecting his father's bar. Monty refuses, reminding Nikolai that he asked Monty to trust Kostya in the first place, and he tells them he's done, and that his father is done with them, and he walks out.
After they leave, he tells Naturelle that he's sorry he mistrusted her, and he has one last thing to do. He goes to the park with Jacob and Frank, and asks Jacob to look after Doyle. Then he admits that he is terrified of being raped in prison, and asks Frank to beat him, saying if he goes in ugly he might have a chance at survival. Frank refuses, and Monty tries to provoke him, until Jacob intervenes and Monty attacks him. Frank grabs Monty, who goads him into taking out his frustration in a fistfight, leaving Monty bruised and bloody, with a broken nose, and Frank in tears. Monty gets up and goes home.
Francesco Romeo | #spioncino
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venerdì 25 gennaio 2013
Requiem per la Moda pt. 2: fast #fashion crash
Dicevamo: la Moda si muove troppo velocemente.
E proprio il tema della velocità introduce egregiamente il secondo capitolo di questa saga.
Partiamo da un dato di fatto. Oggigiorno chiunque, con un modesto investimento, può vestirsi come una It girl fashionista in cinque minuti: basta andare da Zara, da Mango, H&M eccetera e mettere insieme un outfit a occhi chiusi. Essere “alla moda” è evidentemente alla portata di tutti, e proprio per questo non ha più alcun valore. (Questione diversa è avere uno stile, proprio perché lo stile non si trova in vendita).
Negli ultimi decenni, grazie al fast fashion, capi graziosi e in linea con le ultime tendenze sono diventati accessibili a un numero sempre crescente di persone, in quantità sempre maggiore, a prezzi sempre più irrisori. Il che in teoria è una cosa positiva: non fosse che questo meccanismo, portato all’estremo, sta generando un corto circuito nel sistema. Perché per continuare a fare profitti i retailer fast fashion devono avere grossi volumi, e tenere bassi i costi di produzione. Delocalizzare è una scelta obbligata.
E pecca d’ingenuità chi pensa al classico Made in China: oggi anche quello ormai è un lusso, e per tagliare veramente i costi, è necessario spostarsi in Banghladesh, nelle Filippine, in India – insomma in quei paesi che non offrono grandi expertise ma che sono famosi per i costi di mandopera più bassi al mondo (e sì, non è una coincidenza, anche per gli incendi nelle fabbriche).
Ovviamente la logica del risparmio si applica anche alla scelta delle materie prime: inevitabile, date queste premesse, che la qualità ne faccia le spese. Il problema però è relativo: perché - diciamocelo onestamente - quanti consumatori al giorno d’oggi sono in grado di distinguere una cucitura alla francese da una finitura fatta col taglia-e-cuci, o di apprezzare le differenze tra i diversi tipi di fibre?
Complice la velocità con cui si avvicendano le tendenze, l’abbigliamento sta diventando un bene usa-e-getta. E mentre nei brand di lusso tentano di corre ai ripari ampliando le collezioni di “continuativi” (cioè quei capi classici, senza tempo, sempre uguali a se stessi – per intenderci, quelli che non vanno in saldo) a me viene da fare una mesta considerazione.
Non è solo che la moda è morta: è che si è proprio suicidata.
Elisa Motterle | @downtowndoll
Fast fashion crash
So, we were saying: fashion is moving too fast. And it's exactly the topic of speed that introduces the second chapter of this saga.
Let's start from a fact. Today anyone, with a modest investment, can dress like a girl fashionista in five minutes: it's enough to go to Zara, Mango or H&M, and put together an outfit with closed eyes. Being "in fashion" is evidently possible to anyone, and it is the reason why it doesn't have any value anymore. (Another matter is to have a style, because style isn't for sale.)
During the last few decades, thanks to fast fashion, nice clothes in line with the last tendencies are available for an increasing number of people, in increasing quantities, for prices that are lower and lower. Which in theory is positive: if it weren't that this mechanism, taken to the extreme, is generating a short circuit in the system. Because in order to continue to make profits, thefast fashion retailers must have big quantities, and keep the production costs low. Delocalization is an obliged choice.
And whoever thinks about the classical Made in China is simply naive: even that is a luxury nowadays, and in order to really cut on costs it is necessary to go to Bangladesh, the Philippines, India - those places that don't have great expertise but are famous for the lowest manpower prices in the world (and yes, it's not a coincidence, also because of the fires in the factories).
Obviously the saving logic is also applied to the choice of the materials: inevitable, given these premises, that quality is the one who suffers. The problem however is relative: because - let's face it honestly - how many consumers today are capable of telling the difference between a French sew and one done with a sewing machine, or appreciating the differences between several types of fibers?
Helped by the speed with which tendencies follow one another, clothing is becoming a disposable good. And while luxury brands try to supply by widening their collection with "continuatives" (which are the classical clothes, timeless, always the same - the ones that never go on sale, to be clear), I feel like making a very sad consideration.
It's not that fashion is dead: it actually committed suicide.
Elisa Motterle | @downtowndoll
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giovedì 24 gennaio 2013
Le Invasioni Barbariche: 20.000 tweet per @TizianoFerro, @CraccoCarlo e @MatteoRenzi
In occasione della prima puntata della nuova edizione de Le Invasioni Barbariche, The Fool ha analizzato l’evento, monitorando le discussioni su Twitter. Vediamo quale ospite ha conquistato di più il pubblico social e chi sono stati gli utenti più attivi.
Analisi
L’analisi è stata condotta sull’arco temporale compreso tra le ore 05:00 del 23/01/13 e le ore 09:43 del 24/01/13. In questo periodo di analisi il tool The Fool Social Monitor ha rilevato un totale complessivo di 20.767 tweet, con una attività nel minuto di picco pari a 191 tweet. Per quanto riguarda le Impression (o OTS - Opportunities to See) l’evento ha generato un totale di oltre 30.813.849 impression, calcolate moltiplicando il numero di tweet effettuati da un singolo utente per il numero dei suoi Follower.
Per quanto riguarda gli utenti coinvolti attivamente nelle conversazioni, sono stati rilevati un totale di 8.651 utenti unici, con una media di messaggi a utente che si colloca intorno ai 2.0 tweet per user. Il minuto in cui l’attività è stata maggiore si è riscontrato intorno alle 21: 38 pochi minuti dopo l’inizio della diretta.
Utenti
Analizzando gli utenti coinvolti (quelli con maggior numero di citazioni, siano esse mention o retweet) i più popolari sono capitanati dalla conduttrice @dariabig nominata un totale di 2.883 volte, seguita dal primo ospite della serata, @matteorenzi che ha raccolto un totale di 2.477 tweet e dal profilo della trasmissione @leinvasioni con 2.021 menzioni e la star della serata, @tizianoferro a quota 719 citazioni.
Tra i top posters (calcolati per numero di tweet inviati nella fascia temporale analizzata contenenti le parole chiave selezionate) troviamo @leinvasioni con 84 tweet effettuati, @filopucci con un totale di 70 tweet, a cui seguono @melamelablu e @francescoqb rispettivamente con 58 e 53 tweet inviati.
Impression
Sul fronte degli utenti che generano più impression potenziali (o OTS - Opportunities to See) troviamo in prima posizione per quantità @dariabig con un totale di 2.468.711 Impression generate, @tznferroteam con 2.296.328, @leinvasioni e @lapinadeejay rispettivamente con 2.223.126 e 2.052.736 Impression.
Interessante notare come la somma delle Impression di questi primi 4 utenti generi da sola al 29.3 dell’engagement totale.
Andando ad analizzare gli account con più follower che hanno partecipato alle discussioni online, spiccano su tutti nicosavi con i suoi 543.132 follower, tznferroteam con un numero pari a 382.736 follower, matteorenzi con 339.301 follower e librimondadori a con i suoi 199.951 seguaci.
Le parole chiave e gli HashTag
L’analisi statistica delle parole (escluse quelle di utilizzo comune) più utilizzate durante la diretta dagli utenti, notiamo come sia in prima posizione la parola “tiziano” (citata 2.140 volte), seguita da “ferro” con 1.202 citazioni, “stasera” a quota 1.093 e “renzi” utilizzata complessivamente 1.065 volte. Gli hashtag più popolari e più utilizzati (contando le ripetizioni) sono stati #invasioni (11.384 utilizzi), #leinvasioni (3.249 utilizzi), #renzi (2.837) e #invasionibarbariche (1.366). Infine, sul fronte degli HastTag con maggiore audience, cioè con maggior numero di gli utenti unici, troviamo in prima posizione l’HashTag #invasioni (4.826 utenti unici), in seconda #leinvasioni (1.902), in terza #renzi (1.711) ed in quarta #invasionibarbariche (946).
Questo ci mostra come il pubblico di Twitter sia sempre molto saldo nel “qui ed ora” di un evento, quanto la bella intervista di Tiziano Ferro abbia stimolato il pubblico, ma sia stato soprattutto il personaggio politico di Renzi a conquistare il buzz social. Vedremo la prossima settimana chi saranno i personaggi a fianco di Belen Rodriguez e chi farà più cinguettare il pubblico da casa.
The Fool dal
2008 sviluppa tools e metodi per l'analisi dei Social Media, il
monitoraggio della reputazione online, SocialCRM, Social Intelligence e
servizi di IP-Protection, per agenzie, broadcaster e istituzioni
pubbliche. The Fool aiuta i propri Clienti nelle strategie di
comunicazione e marketing, con particolare attenzione alla salvaguardia
dei loro brand, prodotti e IP.
Arianna Panacea | @thefool_it
Le Invasioni Barbariche: 20.000 tweets for Tiziano Ferro, Carlo Cracco and Matteo Renzi
During the first episode of the new edition of Le Invasioni Barbariche, The Fool analyzed the event by monitoring Twitter conversations. Let's see which guest has engaged the social audience the most and who were the most active users.
Analysis
The analysis was conducted on the temporal window between 5pm on January 23rd and 9:43 am of January 24th. During this time The Fool Social Monitor's tool has found a total of 20.767 tweets, with a peak activity of 191 tweets per minute. As for Impressions (or OTS - Opportunities To See) the event has generated a total of more than 30.813.849 impressions, calculated by multiplying the number of tweets done by a single user by the number of followers.
As for users who were actively involved in conversations, we found a total of 8.651 unique users, with an average of messages per users around 2.0. The minute during which the activity was most intense was around 21:38, just a few minutes after the show started.
Users
By analyzing the involved users (those with the highest number of mentions or retweets), the most popular are lead by the conductor @dariabig, who was mentioned for 2.883 times, followed by the first guest of the evening, @matteorenzi who gathered a total of 2.477 tweets and by the profile of the show @leinvasioni with 2.021 mentions, and the star of the evening @tizianoferro with 719 mentions.
AMong the top posters (calculated by the number of tweets sent in the temporal window which was analyzed, and that contained the selected keywords) we find @leinvasioni with 84 tweets, @filopucci with a total of 70 tweets, followed by @melamelablu and @francescoqb, respectively with 58 and 53 tweets.
Impressions
As for the users who generate most potential impressions (or OTS) we find in the first position by quantity @dariabig with a total of 2.468.711 impressions, @tznferroteam with 2.296.328, @leinvasioni and @lapinadeejay respectively with 2.223.126 and 2.052.736 impressions.
It is interesting to see how the sum of the impressions of these first 4 users generates alone the 29.3 of the total engagement.
If we analyze the accounts with most followers who participated to online discussions, @nicosavi emerges with hi 543.132 followers, @tznferroteam with 382.736 followers, @matteorenzi with 339.301 followers and @librimondadori with 199.951 followers.
Keywords and hashtags
The statistic analysis of words (excluded those of common use) most used during the airing, we see how the first one is "tiziano" (mentioned 2.140 times), followed by "ferro" with 1.202 mentions, "tonight" at 1.093 and "renzi" used for 1.065 times. The most popular and used hastags (counting repetitions) have been invasions (11.384 uses) theinvasions (3.249) renzi (2.837) and invasionibarbariche (1.366). Finally, as for the hashtags with the widest audience, which means with the highest number of unique users, we find in first position the hashtag invasions (4.826 unique users), followed by leinvasioni (1.902), then by #renzi (1.711) and finally in fourth position #invasionibarbariche (946).
This shows us how Twitter's audience is always very anchored in the here and now of an event, how Tiziano Ferro's interview has stimulated the audience, and how Renzi's political character was the one to really conquer the social buzz. We'll see who the next guests will be next week together with Belen Rodriguez, and who will make the audience tweet the most.
Arianna Panacea | @thefool_it
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mercoledì 23 gennaio 2013
Futuri possibili: l'avvento delle macchine e il nuovo mondo
Nel giugno del 2012, Andrew McAfee, plurilaureato ricercatore e ex docente della prestigiosa Harvard Business School, sale sul palco del TEDx Boston per raccontare degli esiti delle sue ultime ricerche. Il titolo che sceglie per il suo intervento è tanto breve quanto allarmante: «Are droids taking our jobs?»
Nei quattordici minuti del suo discorso, McAfee focalizza l'attenzione del pubblico sulla ripresa economica successiva alla recessione dell'ultimo quinquennio: i principali indicatori economici statunitensi, infatti, risultano in recupero. L'unico dato che continua a rimanere basso è l'occupazione.
Secondo McAfee, i nuovi sviluppi dell'automazione e del software sono parzialmente responsabili di questa situazione. Il docente porta l'esempio della traduzione: nei secoli antecedenti al nostro, il passaggio di un testo da una lingua all'altra richiedeva il coinvolgimento di un individuo. Ad oggi i programmi di traduzione sono online, spesso gratuiti e disponibili su ogni dispositivo.
L'impatto è enorme non solamente nel settore creativo o nel digitale, ma anche nella realtà. L'automobile autonoma di Google - in fase di collaudo avanzato - avrà effetti sui milioni di autotrasportatori che affollano le autostrade americane. Così come i robot umanoidi, il cui sviluppo è accelerato dagli enormi investimenti della DARPA.
Il professore conclude sostenendo che saremmo sul punto di superare le limitazioni dei nostri cervelli, delineando uno scenario utopico in cui l'umanità avrebbe più tempo per dedicarsi alle grandi sfide - come ridurre la povertà o l'inquinamento - lasciando alle macchine il compito di provvedere alla nostra sussistenza.
Tuttavia, non tutti non condividono l'atteggiamento positivista di McAfee. Paul Krugman, premio Nobel per l'economia, lancia un'interessante riflessione dalle colonne del New York Times.
Egli sostiene che l'impatto dell'era digitale sarà testimoniato dall'avvento delle macchine intelligenti. Presto saranno pronte ad eseguire operazioni che prima richiedevano una grande quantità di manodopera umana. Questo significherà un aumento esponenziale della produttività e della crescita.
A che prezzo, però? E soprattutto, chi beneficerà di questa crescita? Secondo l'economista è facile supporre che in molti saranno lasciati indietro. L'asticella della preparazione necessaria per competere con le macchine diventerà sempre più alta, così come i tempi di formazione degli individui che - a differenza delle controparti artificiali - richiedono anni di studi e maturazione prima di essere pronti ad affrontare le sfide della società e del mercato.
Non è la prima volta nella storia che l'uomo si interroga sugli esiti dell'avanzamento esponenziale delle tecnologie. Attorno alla metà dell'800, in Inghilterra, si sviluppò un movimento di protesta contro le nuove macchine tessili, ritenute responsabili dell'abbassamento dei salari e della disoccupazione crescente. Il fenomeno, chiamato luddismo, deve il suo nome a Ned Ludd, un operaio tessile elevato a simbolo, che nel 1779 distrusse un telaio.
Gustavo Piga, ordinario di Economia Politica a Roma Tor Vegata, in un recente post sul suo blog ha analizzato un paper di Jeffrey D. Sachs e Laurence J. Kotlikoff, intitolato "Machines and Long-Term Misery". Piga conclude descrivendo uno scenario inquietante e alcune contromisure da attuare per evitare che la situazione precipiti. La sfida delle attuali e delle prossime generazioni sarà tutta qui; c'è da aspettarsi che non sarà semplice, ma la scelta rimane, come sempre, nelle nostre mani:
«Il XXI secolo dei robot potrebbe dunque rivelarsi il secolo in cui i giovani bruceranno le fabbriche di robot come fecero i luddisti con i telai, bruceranno il tessuto civile, ritirando la loro cittadinanza da un mondo che li schiavizza. Non una prospettiva allettante. Oppure il secolo in cui impareremo ad istruire rapidamente i nostri giovani, redistribuendo loro anche parte del surplus delle macchine. Ma per fare questo c’è bisogno: a) di leader giovani e visionari che sappiano gestire con sicurezza masse di giovani esasperati e b) del supporto di un buona fetta della classe anziana ricca, capace di cavalcare l’onda del cambiamento per non venir travolta da uno tsunami di proporzioni fino ad oggi sconosciute, e che rinunci dunque a parte delle sue prerogative economiche ottenute con un progresso che non può accreditare esclusivamente a meriti propri ma alla fortuna ed ai casi della storia, che hanno voluto che secoli di idee accumulatesi nel tempo producessero una manna dal cielo caduta un po’ casualmente nelle loro mani.»
Questa pubblicazione è in versione ridotta. L'articolo esteso sarà disponibile sul prossimo numero della rivista IGED.
Andrea Latino | @andrealatino
Possible futures: the rise of the machines and the new world
In June 2012, Andrew McAfee, a researcher with several degrees who has also been a professor at the prestigious Harvard Business School, goes on the stage of the TEDx Boston to talk about the results of his latest research. The title he chooses for his speech is as short as it is allarming: «Are droids taking our jobs?»
During the 14 minutes of his speech, McAfee focalizes the attention of the audience on the economical recovery following the recession of the last five years: the main economical indicators in the US show some sort of growth. The only data that remains low is employment.
According to McAfee, the new developments of automation and software are partially responsible for this situation. The professor makes the example of translation: during the centuries before ours, the passage of a text from one language to another required the involvement of an individual. Today translation programs are available online, often for free and for any kind of device.
The impact is enormous not only in the creative or the digital field, but also in reality. The autonomous Google car - which is now in a phase of advanced testing - will have effects on milions of drivers who crowd American streets. Just as humanoid robots, whose development is accelerated by the enormous investments of DARPA.
The professor closes sustaining that we will be on the verge of overcoming the limitations of our brains, defining an utopian scenario in which humanity will have more time to dedicate itself to great challenges - such as reducing poverty and pollution - leaving to machines the task to provide for our own survival.
However, not everyone share McAfee's positivist approach. Paul Krugman, economy Nobel prize, launches an interesting reflection from the pages of the New York Times. He sustains that the impact of the digital era will be witnessed by the arrival of intelligent machines. They will soon be ready to do operations that used to require a great quantity of human manpower. This means an exponential increase of productivity and growth.
For what price, though? And most of all, who will benefit from this growth? According to the economist it is easy to suppose that many will be left behind. The bar of necessary preparation to compete with machines will become higher and higher, just as the times of formation of individuals who - unlike their artificial counterparts - require years of study and maturation before they can be ready to face the challenges of society and of the market.
It is not the first time in history that man interrogates himself on the outcomes of the exponential advance of technologies. Around the middle of the XIX century in England, a protest movement against the new textile machines developed, because they were considered responsible for the lowering of wages and the increasing unemployment. The phenomenon, called luddism, owes its name to Ned Ludd, a textile worker elevated to a symbol when in 1779 he destroyed a loom.
Gustavo Piga, ordinary professor of Political Economy at Roma Tor Vergata, in a recent post on his blog has analyzed a paper by Jeffrey D. Sachs and Laurence J. Kotlikoff, intitulated "Machines and Long-Term Misery". Piga concludes describing a troubling scenario and some countermeasures to do in order to avoid that the situation gets any worse. The challenge of the current and future generations is all here; we can expect it will not be easy, but the choice remains, as always, in our hands:
«The XXI century of robots could reveal itself as the century in which young people will burn robot factories as luddist did with looms, they will burn the society fabric, retiring their citizenship from a world that enslaves them. It is not an attractive prospective. Or it could be the century in which we will learn how to rapidly instruct our young people, redistributing to them part of the machine surplus. But in order to do this we need: a) young and visionary leaders that can manage with easy masses of exasperated young people and b) the support of a large part of the rich, older class, capable of riding the wave of change to avoid being striken by a tsunami of proportions unknown until today, and that can give up part of its economical prerogatives, obtained with a progress that cannot be credited exclusively to their merits, but rather to fortune and the cases of history, which have made it so happen that centuries of ideas accumulated in time produced a great abundence fallen casually in their hands.»
Andrea Latino | @andrealatino
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martedì 22 gennaio 2013
#Tav, la solita storia tutta italiana
La cattiva notizia è che la procura di Firenze, come hanno raccontato i quotidiani, ha indagato 31 persone, in tutta Italia, per truffa, corruzione, smaltimento abusivo di rifiuti e associazione a delinquere nell'inchiesta sulla costruzione dell'alta velocità nel nodo fiorentino. La buona notizia...la buona notizia, come sempre più spesso accade, non c'è.
Trentuno indagati: funzionari, dirigenti, tecnici, e addirittura addetti alla vigilanza degli appalti e del corretto funzionamento dei lavori per il passante fiorentino della Tav, un lungo tunnel che avrebbe dovuto attraversare Firenze e che sarebbe dovuto essere scavato dalla maxitrivella ribattezzata “Monna Lisa”. Un gigante quasi del tutto montato ma mai messo in funzione e che ora è sotto sequestro, insieme al cantiere di Firenze Campo di Marte, per ordine della procura.
Subito dopo la notizia è riscoppiata la polemica. Qualcuno ha ribattezzato la giornata come “la vittoria dei No Tav”. Ognuno ha detto la sua: le ragioni del no, le ragioni del sì. Eppure l'inchiesta della procura ha sorpreso anche chi da anni si batte contro la costruzione del tunnel fiorentino. “Se le cose stano davvero così, ancora una volta la realtà degli affari made in Italy supera la fantasia: saremmo di fronte al gotha del peggio - ha dichiarato l'associazione Idra, da sempre contraria alla Tav - Se le cose stanno davvero così, le carte disvelerebbero un’osmosi perversa, poco meno che terrificante, fra potere politico, committenza pubblica, appaltatori privati e criminalità organizzata”.
Perché quello che fa rabbia, come cittadino italiano, è il come le grandi, medie o piccole opere vengono bloccate. Ci sarebbero tante ragioni e validi motivi per essere favorevoli, o meno favorevoli, all'alta velocità. Si può essere o meno d'accordo con chi pensa che sia "un'opera indispensabile per il futuro della Toscana e di Firenze e un importante investimento per rilanciare il lavoro e l'occupazione”, come ha dichiarato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
Così può essere o meno d'accordo con gli abitanti del Mugello (tra Firenze e Bologna) che protestano per i danni irreversibili alle falde acquifere e con le associazioni No Tav da sempre contrari al sottoattraversamento nella città patrimonio mondiale dell'UNESCO. Ma quello che fa rabbia è che qualsiasi opera venga o debba essere fatta in Italia corre il rischio di essere bloccata non per scelta dei cittadini, o di chi i cittadini li governa ma dagli interessi di pochi.
Assunzioni di parenti e amici in cambio di pareri ministeriali positivi, appalti per l'impresa di famiglia in cambio di contatti politici o economici. Nelle carte dell'inchiesta della procura di Firenze c'è tutta l'Italia di oggi. Se tutte le accuse dovessero corrispondere a realtà, e trovare fondamento, sarebbe in gioco non solo un tunnel sotterraneo sotto Firenze, ma l'essenza stessa del buon governo e della democrazia.
Gerardo Adinolfi | @gerryadi
TAV and the old same Italian story
The bad news is that the Florence police, as the newspapers have stated, is inquiring 31 people, in the entire country, for fraud, corruption, abusive disposal of waste and conspiracy in the inquiry on the building of the Florence high speed train. The good news is... well the good news, as more and more often happens, is missing.
Thirtyone are investigated: functionaries, directors, technicians, even some who were supposed to supervise the contracts and the correct functioning of works for the TAV, a long tunnel that was supposed to cross Florence and that should have been excavated by the maxi drill renamed "Monna Lisa". A giant almost completely assembled but never used and that now is confiscated together with the rest of the Firenze Campo di Marte construction site.
Right after the news, the controversy exploded. Someone called it the day of "the No TAV victory". Everybody expressed their opinion: why not, why yes. And yet this inquiry has surprised even those who have been fighting for years against the building of the Florence tunnel. "If things are truly like this, yet again the reality of made in Italy business goes beyond fantasy: we'd be in front of the gotha of the worst - has declared the Idra association, which has always been against the TAV - If things are truly like this, the documents would unveil a perverse osmosis, terrifying, between political power, public committance, private contractors and organized crime."
Because what really makes the Italian citizen mad is how the big, medium and small works are blocked. There would be many reasons and valid motivations to be favorable, or less favorable, to high speed. You can agree or not with those who think it is "an indispensable work for the future of Tuscany and Florence and an important investment to relaunch work and occupation", as the president of Toscana region Enrico Rossi has stated.
As you can agree or not with the inhabitans of Mugello (between Florence and Bologna) who protest for the irreversible damages to the acquifers, and with the No TAV associations which have always been against building a tunnel beneath a city that is an UNESCO world patrimony. But what really makes people mad is that any work done in Italy runs the risk of being blocked not for the choice of the citizens, or who governs the citizens, but because of the interest of a spare few.
Hiring of relatives and friends in exchange of positive responses from the ministery, contracts for the family business in exchange for political and economical contacts. In the inquiry papers there's all the Italy of today. If all the accusations are true, and find their ground in facts, not only a tunnel beneath Florence would be in danger, but the essence itself of good government and democracy.
Gerardo Adinolfi | @gerryadi
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