Capita che un giorno, agli inizi dell'anno, un gruppo di persone appollaiate sulle gradinate di uno stadio cominci ad urlare. Siamo nella prima mezz'ora della partita, e questi urlano. Lo stanno facendo da un po' dentro il Carlo Speroni, lo stadio di Busto Arsizio. Sono cori razzisti.
Quello che accade di lì a poco farà il giro del mondo (o quasi). Boateng, giocatore del Milan è la vittima di questi cori. Si ferma, prende il pallone e lo scaglia in direzione di quel vocalizzo fecale, poi levandosi la maglia si dirige verso bordo campo seguito dalla sua squadra. Il Milan, che ha deciso di uscire da campo e sospendere la partita amichevole che fino a poco prima stava tenendo contro il Pro-Patria.
I più esperti lettori d'almanacco Bartoletti riferiranno poi che è la prima volta in Italia, che una squadra di calcio abbandona per cori razzisti. Non è invece la prima e non sarà l'ultima in cui ci toccherà sentire quel rigurgito di bocche ignoranti. Sulla faccenda hanno poi proferito parola più o meno tutti.
Berlusconi presidente del Milan (non che unto del signore, uno che di discese in campo ne sa qualcosa - sarcasmo) ha dichiarato che la sua squadra, se si dovessero ripetere situazioni del genere, abbandonerà il campo anche in partite ufficiali e internazionali. Questa era una amichevole, niente sponsor, soldi, diritti tv, niente punti in palio. Siamo però in campagna elettorale. E l'occasione è troppo ghiotta per non prendere, calcisticamente parlando, la palla al balzo. Il suo passato politico e le sue alleanze con relative decisioni e leggi la dicono troppo lunga per non catalogarla, al momento, come una boutade elettorale.
Il sindaco di Busto, Gigi Farioli (PDL) ha affermato che Boateng ha sbagliato a lanciare il pallone contro il pubblico, un professionista, dice lui, non dovrebbe farlo. Ha però il suo abbraccio per le offese ricevute e " da ora è una sorta di cittadino onorario di Busto Arsizio". Una sorta, sarà. Annotiamo che Farioli ha cambiato un po' versione, additando la responsabilità ad una errata lettura da parte dei cronisti che hanno riportato in un primo momento le sue parole. Sarà, anche qui.
Infine Roberto Maroni che ha detto: ''I cori razzisti contro i giocatori di colore del Milan sono una vergogna. Bravo Allegri, era giusto ritirare la squadra dal campo''. Lo stesso Maroni di quella stessa Lega Nord che sulla lotta allo straniero, al diverso, ha campato per vent'anni. E infatti, ironia della sorte ora si scopre che tra i denunciati per quei cori c'è pure Stefano Grittini, Leghista, 21 anni, che, udite udite, è assessore allo sport di Corbetta. E non aggiungiamo altro.
Una marea di inchiostro e dichiarazioni su un fatto grave, gravissimo, una brutta storia, il razzismo. Una storia che in Italia travalica i confini degli stadi e si diffonde fin dentro le aule che dovrebbero essere della politica più alta. Lo abbiamo visto per vent'anni. La diversità ci spaventa, l'abbiamo cavalcata ad ogni occasione per fini elettorali. Abbiamo creato leggi che ci hanno posto vergognosamente sotto gli occhi critici dell'Europa. Stiamo ancora qui a discutere sui diritti dei giovani che, seppure figli di genitori stranieri, sono nati sul nostro suolo e sono ormai parte integrante del tessuto sociale.
Quindi mi scuserete se alla fine di tutto non ci credo. Vorrei essere smentito, davvero. Non credo però a questa nuova riscoperta di civiltà. Anzi, tutte queste dichiarazioni, mi paiono andare più nella direzione di semplici slogan pro elezioni in un momento in cui ogni elettore abbindolato vale più della dignità di una persona.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
(photo by ilsecoloxix)
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