▼ Il tweet del giorno
Berlusconi: "Presidente della Convenzione? Solo una battuta". Come quando prometteva un milione di posti di lavoro ed il rimborso dell'IMU.
— Il Triste Mietitore (@TristeMietitore) 08 maggio 2013
venerdì 11 gennaio 2013
#Serviziopubblico: per favore, #basta
Ve lo dico subito. Ieri sera sono sprofondato sul divano e mi sono goduto il concerto di Zucchero a La Habana. Non ho voluto partecipare all’orgia mediatica organizzata da Servizio Pubblico (mai nome fu meno azzeccato…). Non sono però riuscito a salvarmi del tutto visto che i miei profili Facebook e Twitter esplodevano di post, like, commenti e di tweet su quello che stava capitando su La7.
Ho provato a farmi trascinare via dall’atmosfera cubana. Ho anche fumato mezzo sigaro, comprato quest’estate vicino al Nacional. Niente. Cuba è troppo piccola e lontana per vincere quello che consideravo il nostro passato prossimo.
Mi sono perso a leggere quello che veniva postato online e mi è salito uno sconforto enorme. C’era di nuovo Berlusconi, con i suoi processi, i suoi miliardi e le sue ragazzine. Il “cumenda” anni ’80 che, sbagliandomi, credevo non interessasse più a nessuno C’erano di nuovo Santoro e Travaglio, icone viventi di quella sinistra radical chic, che crede di avere la verità in tasca sempre e comunque, che perde felice, felice di perdere. C’erano di nuovo i tifosi, le curve da stadio, gli insulti. C’erano di nuovo gli stessi modelli comunicativi e gli stessi contenuti. C’era di nuovo l’Italia di questi ultimi 20 anni, che tutti dicono di volere cambiare salvo poi tenersela ben stretta. La sicurezza di giocare in un campo conosciuto, con avversari e alleati certi, è una sensazione rassicurante a cui non si vuole rinunciare.
Poco importa se non si è parlato di un problema che sia uno. Che il lavoro, la fiscalità, la green economy, la formazione, la banda larga, i diritti civili (giusto per citare qualche esempio) siano rimasti fuori degli studi di La7. L’importante era far sentire l’odore del sangue, far vedere che il caimano è ancora vivo, che siamo ancora fermi al 1994. Perché la politica non fa audience. La rissa sì. Perché il cambiamento, quello vero, mette tutti noi di fronte alle nostre responsabilità. Ci impone di scegliere, di metterci la faccia, di dare il nostro contributo. Il cambiamento cambia il mondo, e di conseguenza tutti noi. E per questo fa paura.
Allora forse è più rassicurante continuare come si è sempre fatto. Sedersi in poltrona e indignarsi fino allo svenimento, ascoltando beati l’imbonitore di turno, sperando che arrivi un Messia a salvarci, consapevoli del fatto che, prima o poi, manderemo a stendere anche lui.
Un contesto in cui i contendenti sono in realtà fedelissimi tra di loro, consapevoli del fatto che se lo status quo cambia vanno tutti a casa o, peggio ancora, finiscono nel dimenticatoio.
In questo contesto, la serata di ieri è stato un successo. Per La7, che ha fatto il 33% di share (8 milioni di telespettatori) e ha incassato un sacco di soldi di pubblicità. Per Santoro e Travaglio, che son tornati prepotentemente sotto i riflettori. Per Berlusconi, che qualche voto lo ha recuperato di sicuro. Per i tantissimi tifosi, che dopo oltre un anno di smarrimento finalmente hanno rivisto in campo i loro idoli.
È invece andata male, malissimo, all’Italia, che non solo sembra incapace di pensare al suo futuro, ma pare contenta di vivere in un eterno talk show, dove i protagonisti non cambiano mai.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
Public service: please stop
I'll tell you right away. Last night I fell on the couch and enjoyed Zucchero's concert at La Habana. I didn't want to participate in the media orgy organized by Public Service (never has a name been less appropriate...). I couldn't manage to save myself totally since my Facebook and Twitter profiles exploded with posts, likes, comments and tweets about what was going on at La7.
I tried to let myself carried by the Cuban atmosphere. I even smoked half a cigar, bought last summer near Nacional. Nothing. Cuba is too small and far away to win what I considered our past.
I lost myself reading what was being posted online and felt a terrible discouragement. There was Berlusconi again, with his trials, his billions and his girls. The 80s "cumenda" which, wrongly, I believed wasn't interesting for anyone anymore. There were Santoro and Travaglio again, living icons of the radical chic left wing that thinks it has the truth in its pocket always and anyway, which loses happy, happy to lose. There were the fans, the stadium curves, the insults. There were, again, the same communicative models and the same contents. There was, yet again, the Italy of the last 20 years, which everybody says they want to change, and then keep it as it is. The safety of playing on a familiar field, with certain enemies and allies, is a reassuring sensation that no one wants to give up.
It is not important that they didn't talk about at least one problem. Whether the work, the fiscality, the green economy, the formation, the broadband, the civil rights (just to quote a few examples), remained outside of the La7 studies. The important thing was to let people feel the smell of blood, show that the caiman is still alive, that we're still stuck in 1994. Because politics doesn't make audience. The fights do. Because change, real change, puts all of us in front of our responsibilities. It imposes to choose, to put our faces on the line, to give our contribution. Change changes the world, and thus all of us. And this is why it's scary.
Then maybe it's more reassuring to continue as we always did. Sit in a couch and get angry till passing out, listening happily to today's barker, hoping that a Messia will come save us, aware of the fact that, sooner or later, we'll eliminate him as well. A context in which contestants are actually faithful to eachother, aware of the fact that if the status quo changes, they all go home or worse, they end up being forgotten.
In this context, yesterday night was a success. For La7, which has had 33% of share (8 million viewers), and has earned a whole lot of money in advertising. For Santoro and Travaglio, who have returned importantly under the spotlight. For Berlusconi, who has surely recovered a few votes. For the many fans, who after more than a year of doubts have finally seen their idols on the field.
It went bad, very bad, for Italy, who not only seems incapable of thinking about its own future, but seems happy to live in a perpetual talk show, where the protagonists never change.
Jacopo Suppo | @jacoposuppo
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2 commenti :
@jacoposuppo Scusami, ma a me interessa sapere del concerto. Com'è stato? Ne vale la pena? ;)
Thanks forr posting this
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