Qualche giorno fa abbiamo intervistato Luca Alagna, consulente su strategie di comunicazione online ed editoria digitale, specializzato in user experience, che tiene corsi di formazione sulle stesse tematiche.
Abbiamo chiesto a Luca dove andrà a finire il giornalismo partecipativo: a suo avviso si è trattato di una grande novità negli ultimi anni, ma bisogna distinguere tra le due parti del termine, ovvero "giornalismo" e "partecipativo". Sicuramente ha avuto un ruolo molto importante nel rinnovare i meccanismi giornalistici e nel farci scoprire molte cose che ignoravamo dei nuovi meccanismi mediatici della rete. Probabilmente non sopravviverà in quanto tale all'infinito: c'è però la prospettiva di una convergenza tra il giornalismo che verrà, e il modo in cui la gente vorrà che l'informazione venga fatta e le nuove modalità.
Ci sono due filoni, le persone che hanno scoperto il giornalismo partecipativo pur senza provenire dalla scuola di giornalismo, e chi invece l'ha scoperto da professionista di questo mestiere: sono due filoni che si incontrano e si fondono, per trovare nuovi linguaggi con cui parlare ai lettori. E' chiaro che sarà necessario modificare il modo in cui il giornalismo "industriale" affronta l'informazione: ciò che viene fatto oggi con il giornalismo partecipativo, e con il meccanismo di filtri per verificare le notizie, non era assolutamente possibile nel giornalismo classico e tradizionale.
Sia il giornalismo mainstream sia quello partecipativo hanno già trovato modalità diverse: si fanno su Twitter, sui blog, con progetti specifici per estrarre informazioni ed elaborarle attraverso certi filtri, ma pian piano si incontrano e trovano punti di convergenza. Insomma, il futuro del giornalismo partecipativo è il giornalismo.
Abbiamo chiesto a Luca che cosa intende per user experience e come la integra al lavoro di giornalista: non è una cosa che viene sempre tenuta in considerazione, la user experience è una disciplina che tiene conto dell'esperienza dell'utente o dell'individuo in rapporto alla macchina. Si può tuttavia parlare di user experience anche in rapporto a dei prodotti digitali, come un sito web, un'app, o persino ai prodotti del mondo reale.
Se la si guarda così, la user experience è un concetto che può essere esteso anche ai quotidiani tradizionali, che hanno la loro user experience: se sono fatti bene, e sono pensati in maniera specifica per il loro scopo, si è coinvolti nell'esperienza di leggere gli argomenti in maniera molto naturale. Questa, dunque, è la user experience: raggiungere obiettivi che ci si prefigge per prodotto e servizio in maniera naturale, eliminando gli ostacoli.
Ovviamente non esiste una teoria assoluta di come far raggiungere gli obiettivi: l'errore fatto fino ad oggi è stato traslare perfettamente la user experience fatta per la carta direttamente sul sito web. E' un format familiare ma non pratico, né usabile per quello strumento: il futuro della user experience nell'informazione risiede nel trovare la natura specifica dell'informazione nelle modalità digitali, trovare nuovi linguaggi e nuove strutture.
Secondo Luca i giornalisti in Italia si stanno muovendo molto bene, cominciano a comprendere in maniera profonda i cambiamenti che sono avvenuti, e come utilizzare gli strumenti: dall'altra parte però ci sono gli editori che partono da una base offline e devono capire come fare editoria digitale. E' tuttavia diffuso l'atteggiamento di chiusura nei confronti di queste nuove prospettive, il che espone tutti a un fallimento. L'editoria che nasce invece già in rete può colmare questo gap o far fare al meccanismo un salto importante in avanti, che permetta che si sperimentino nuove cose, e perché fondamentalmente è l'unico modo per tirar fuori delle idee nuove e dei business model vincenti. In fondo questo è ciò che tutti si aspettano: che l'informazioni diventi remunerativa, popolare, e già ora si vedono i primi passi in questa direzione, anche se la strada è ancora molto lunga.
Abbiamo chiesto a Luca che cosa pensa del famoso detto "la rete non sposta voti" alla luce delle recenti elezioni politiche italiane: è innegabile che ci sia una relazione tra le attività sui social media e l'attività politica, specialmente in questi ultimi mesi, ma forse non ha senso domandarsi se Twitter o qualsiasi altro social network sposta voti. Il punto cruciale è che Twitter, Facebook, e altri social influiscono in tutta la sfera della vita di una persona.
Abbiamo parlato anche di exit poll, finanziamenti pubblici all'editoria e molto altro, quindi invito tutti a visionare l'intervista integrale!
Buona visione!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Intervistato.com | Luca Alagna
A few days ago we interviewed Luca Alagna, consultant on online communication strategies and digital publishing, specialized in user experience.
We asked Luca what will be of partecipative journalism: he believes it has been something extremely new during the last few years, but we need to distinguish between the two parts of the term, which is "participative" and "journalism". Surely it has had a very important role in renovating the journalistic mechanisms and in making us discover many things we ignored about the media mechanisms of the web. It most probably won't survive in its current form forever: there is the perspective of a convergence between the journalism that will be, and the way will want information to be done and the new modalities.
There are two currents, the people who discovered participative journalism without being journalists, and those who discovered it as professionals in the area: they are two currents that meet and fuse together, to find new languages to use with readers. It is clear that it will be necessary to modify the way industrial journalism faces information: what is being done today with participative journalism, and the mechanism of filtres used to verify news, wasn't absolutely possible in the classical and traditional journalism.
Both mainstream and participative journalism have already found different modalities: they live on Twitter, on blogs, with specifical projects to extract information and elaborate through several filters, but they are meeting and finding some points of convergence. So the future of participative journalism is, basically, journalism.
We asked Luca what he intends with user experience and how he integrates it to the work of the journalist: it's not something that is taken into consideration very often, user experience is a discipline that takes into account how the individual interacts with the machine. We can also talk about user experience also in regardo to digital products, such as a website, an app, or even products in the real world.
If you look at it from that perspective, user experience is a concept that can also be extended to traditional newspapers, which have their own user experience: if they're well built, and are thought in a specific manner for their goal, the user is involved in the experience of reading the topics in a very natural way. So this is user experience: reaching goals that are decided for products or services, in a natural manner, free of obstacles.
Obviously there is no absolute theory of how to reach the goals: the mistake done so far was to translate perfectly the user experience done for the paper directly on the website. It is indeed a familiar format, but it's not practical, nor usable on that specific support or device: the future of user experience in information is in finding the specific nature of information in digital modalities, finding new languages and new structures.
During this time of great transition, the editors change their role, and one of the possible hypotheses is that they become content curators themselves. The great problem of editors is understanding how to survive today: what do they offer more, how can they guarantee to sell more books than someone who publishes independently? In the States they say that the true enemy isn't piracy, but obscurity: the problem is to make your content more visible in a world in which everybody produces content. And this is the issue editors must learn to solve.
The figure of the curator already has an extremely important role: if you try to reconstruct an event, as a reader, you can spend an afternoon of research and study. If you find someone who has already done the work for you, who has built a good curation, and didn't just give the news but actually built a wide scenario, then you discover that you saved time, which has a great value because it is your scarce resource.
We asked how the curation platforms will evolve: in Luca's opinion, the value of curation isn't in the tool, but in the cognitive capacities, the cultural references and the method of who does it. The platform is just a tool, and for how he sees it, a good curation can be done splendidly in a blog.
Of course, I invite everyone to view the full interview, much richer in details than my brief analysis.
Enjoy!
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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