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venerdì 29 marzo 2013
#Leggimi: Le Mille e una Notte (ma solo in versione integrale)
“And he found her a pearl unpierced and unthridden and a filly by all men save himself unridden; and he abated her virginity and had joyance of her youth in his virility and presently he withdrew sword from sheath; and then returned to the fray right eath; and when the battle and the siege had finished, some fifteen assaults he had furnished and she conceived by him that very night.”
La prima volta che lessi questo frammento, ne rimasi affascinata. Un po’ perché era la prima volta che leggevo qualcosa di così tanto esplicito e sensuale, un po’ perché i miei anni ancora si potevano contare sulle dita delle mani. Ma lo trovai bellissimo, carico di dolcezza e abbandono, e allo stesso tempo pregno di un forte senso di appartenenza, pudore e onore.
Tutte cose rimaste profondamente impresse in una giovane mente quale era la mia, tanto da spingermi diversi anni dopo a ricercare quel passo, e possibilmente leggere il testo integrale da cui è tratto: Le mille e una notte.
Quando si parla di questo libro, viene alla mente una serie di racconti per bambini che tutti conosciamo, come ad esempio Alì Babà e i quaranta ladroni, oppure la lampada di Aladino. Un grande torto fatto ingiustamente a un testo di grande ricchezza contenutistica e formale, destinato senza ombra di dubbio a un pubblico adulto, almeno nelle intenzioni di chi lo ha scritto, che non ha risparmiato alcun dettaglio nella descrizione di rapporti sessuali, orgie e perversità di ogni genere, adulteri, mutilazioni, incesti, tradimenti, omicidi e seduzioni, torture e giochi erotici. E’ comprensibile che i traduttori che ne hanno determinato e promosso la diffusione in Europa si siano trovati a prendere decisioni davvero difficili, considerata la rigida morale dell’epoca. E così sparirono interi stralci, quelli considerati troppo scabrosi o violenti, e in particolar modo le scene erotiche.
Solamente nel 1888 arriva la splendida traduzione di Sir Richard Francis Burton, una celebrazione di anni di studi arabi e una sconfinata conoscenza dell’Oriente: sapere che non si limita soltanto all’ambito della cultura, dei costumi e della lingua dei musulmani, ma che rivela soprattutto una grande dimestichezza con il gergo volgare e con l’approccio alle questioni intime della vita privata e sessuale. Conoscenza tanto vasta e approfondita da spingere la vedova, Isabel Arundel Gordon, a bruciarne la collezione quarantennale di diari ed appunti subito dopo la morte.
La storia de Le mille e una notte è presto detta: il re persiano Shāhrīyār, tradito da una delle mogli e convinto che nessuna donna possa mai essere fedele, decide di garantire la fedeltà delle sue spose uccidendole sistematicamente dopo la prima notte di nozze. Una strage di giovani fanciulle, che in breve tempo riduce in lacrime ogni famiglia del piccolo regno e porta il popolo a un passo dalla ribellione. Per mettere fine alle uccisioni, la figlia del visir, Sheherazade, decide di sacrificarsi e diventare sposa del re, ma durante la notte inizia a raccontare una storia che conclude solo la notte successiva, e così procede per numerose notti. Dimostra infatti un’abilità narrativa così eccelsa ed un tale spirito che il re decide ogni mattina di posticipare la sua esecuzione, fino ad accordarle la grazia ed accoglierla come legittima moglie.
All’interno di questa cornice letteraria si susseguono dunque le novelle di mille e una notte, una più fantastica (nel vero senso del termine) dell’altra: al di là dell’elemento magico, il libro riesce a dipingere un quadro fedele di quella che era la società araba, le usanze, l’arte culinaria, la vita a corte, persino la moda, il corteggiamento, l’amore e il sesso. Una struttura che alcuni paragonano a quella del Decameron, anche se qui manca l’ordine e il rigore dell’opera di Boccaccio, sia nella struttura che nei contenuti. Non vi è infatti una netta divisione di argomenti e narratori, ma un’unica narratrice che riesce ad inanellare storie in uno schema a scatole cinesi, sempre più indentate e profonde man mano che le notti si susseguono.
Quanto ai contenuti, dire che Boccaccio è casto in confronto a Le mille e una notte è un eufemismo, e non rende appieno lo stupore di chi, abituato alla versione edulcorata e censurata del testo arabo, ne legge per la prima volta un passo integrale, come quello all’inizio di questo post. Ho cercato dunque in maniera febbrile una versione integrale, per poterlo leggere in tutto lo splendore della traduzione italiana, fino ad approdare all’edizione integrale di Newton e Compton. Grande è stato il mio stupore nello scoprire che questo intero passo mancava, rendendo insipida e vuota una scena che avrebbe dovuto essere piena di passione, vita e amore. Delusione acuita ancora di più dal fatto che la mancanza non è segnalata, il che rende impossibile – a chi non conosce più che approfonditamente questo antico testo - capire dove sono stati fatti dei tagli. Insomma, un testo censurato venduto come integrale, come del resto spesso accade per le edizioni italiane, basate nella stragrande maggioranza dei casi sulla traduzione settecentesca mutilata di Galland.
In sintesi, si tratta di un viaggio, un rapimento in un altro mondo: tralasciando ancora una volta l’aspetto magico, ci si trova comunque immersi in una cultura ricca e affascinante, che vale la pena esplorare nella sua complessa interezza, con personaggi di grande profondità e spessore psicologico, molto più ricchi di certi vacui simulacri di “eroi” letterari contemporanei. A patto che la vostra copia sia davvero una versione integrale.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
One thousand and one nights
“And he found her a pearl unpierced and unthridden and a filly by all men save himself unridden; and he abated her virginity and had joyance of her youth in his virility and presently he withdrew sword from sheath; and then returned to the fray right eath; and when the battle and the siege had finished, some fifteen assaults he had furnished and she conceived by him that very night.”
The first time I read this fragment, I was fascinated. A bit because it was the first time I read something so explicit and sensual, a bit because my years could still be counted on the fingers of two hands. But I found it extremely beautiful, filled with sweetness and self-giving, but at the same time impregnated by a strong sense of belonging, modesty and honor.
All things which remained deeply impressed in a young mind as mine was, so much that several years later I was drawn to search this fragment again, and possibly read the full text from which it is extracted: One Thousand and One Nights.
When we talk about this book, a seris of children fables comes to mind, such as Alì Babà and the 40 thieves, or Aladdin's lamp. A great injustice done against a text of great richness, both at formal and content level, without a shadow of a doubt intended for an adult audience, at least in the intentions of who wrote it, and who didn't spare one single detail in the description of sexual intercourses, orgies and perversities of every kind, adulteries, mutilations, incests, betrayals, homicides and seductions, tortures and erotic games. It is understandable that the translators who determined and promoted the diffusion of the book in Europe have found themselves facing extremely difficult decisions, considering the rigid morale of the time. And so entire pieces of the book disappeared, the ones considered to be too violent, and in particular all the erotic scenes.
Only in 1888 Europe received the splendid translation by Sir Richard Francis Burton, a celebration of years of arabic studies and a vast knowledge of the Middle East: a knowledge that wasn't limited just to the culture, costumes and language of the muslims, but that reveals great familiarity with the vulgar jargon and with the approach to the most intimate matters of private and sexual life. A knowledge so vast and deep that his widow, Isabel Arundel Gordon, burnt his fourty years worth collection of diaries and notes right after his death.
The story of One Thousand and One Nights is rapidly unveiled: the Persian king Shāhrīyār, who was betrayed by one of his wives and convinced that no woman could ever be faithful to her husband, decides to guarantee the fidelity of his wives by killing them after the first night. A massacre of young girls, which in short time puts tears on every family in the small kingdom and brings the people at the brink of a rebellion. In order to end the killings, the visir's daughter, Sheherazade, decides to sacrifice herself and become the king's wife, but during the night she starts telling a story which she only finished the following night, and so she goes on for many nights to come. She proves such an extraordinary narrative ability and such a spirit that the king decides every morning to posticipate her execution, until she gives her grace and welcomes her as his legitimate spouse.
Inside this literary frame the stories of a thousand and one nights come one after the other, one more fantastic (in the proper sense of the term) than the other: if we leave aside the magical element, the books manages to paint a faithful image of what was the arabic society, the traditions, the culinary arts, life at court, even fashion, courtship, love and sex. A structure that some critics like to compare to that of the Decameron, even though here we lack the order and rigor of Boccaccio's work, both in the structure and the content. There is no net division of topics and narrator, but one single narrator who manages to construct the stories in a chinese box scheme, more and more indented and deep as the nights go on.
As for the contents, saying that Boccaccio is chaste compared to One thousand and one nights is an eufemism, and doesn't quite give the idea of the amazement of those who, used to the edulcorated and censored version of the Arabic text, reads for the first time an integral fragment like the one I quoted at the beginning of this post. So I searched desperately for an unabridged version, in order to read it in all the splendor of the Italian translation, until I found the uncensored edition by Newton and Compton. I was incredibly surprised when I discovered that this entire fragment was missing, making a scene that was supposed to be rich of passion, love and life, just insipid and empty. A disappointment that was even greater since there was no evidence that the fragment owas missing, which makes it impossible for those who don't know perfectly this antique text to have an idea of where the cuts have been made. So a censored text sold as unabridged, as it often happens for the Italian versions, based in the majority of cases on the XVIII century, mutilated version by Galland.
To make a long story short, it is all about a travel, an abduction in another world: if we leave out the magical aspect again, we find ourselves in a rich and fascinating culture, which we should explore in its complex entirety, with characters of great psychological depth, much richer than certain empty figures of contemporary literary "heroes". If your copy is indeed an unabridged version.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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