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sabato 16 marzo 2013
#Storiedeldisonore: lo sbarco al nord e la prima guerra di #mafia
Così tra il 12 e il 16 ottobre del 1957 al Grand Hotel des Palmes di Palermo il gotha di Cosa Nostra italiana e americana si riuniscono per tirare le fila sul traffico degli stupefacenti e sull’organizzazione di Cosa Nostra siciliana.
Quattro giorni di negoziati e contrattazioni che non risparmiano scontri accesi, dicono le cronache dei ben informati, e da cui usciranno vincitori i palermitani. Gli americani tornano in patria accolti dalle 5 famiglie mafiose di New York e il 14 novembre ad Apalachin illustrano gli estremi dell’accordo raggiunto a Palermo il mese prima. Il summit viene interrotto dalla polizia, ma lo smercio e gli affari sulla ‘polvere bianca’ possono avere inizio.
Uno dei biografi di Michele Sindona (banchiere, individuato come mandante dell’omicidio del commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, Giorgio Ambrosoli) giura che lo stesso fosse presente nei giorni del summit di Palermo. L’anno prima, nel 1956, si è trasferito a Milano un pezzo da novanta della mafia, è Giuseppe Doto, originario di Avellino, meglio conosciuto negli Stati Uniti e da Lucky Luciano in persona come Joe Adonis. Diventa amico di Sindona stesso e da Milano coordina le attività di raccordo tra Italia e Stati Uniti. Se state cercando di mettere un punto di inizio nella storia dei clan mafiosi al nord, l’arrivo di Joe Adonis, lo è a tutti gli effetti.
Si fa strada, lentamente ma neanche tanto, la saldatura tra potere criminale e potere economico e politico: oltre ai rapporti con Sindona, nel maggio del 1958 Salvo Lima diventa sindaco di Palermo e Vito Ciancimino diventa assessore alle aziende municipalizzate. Due politici che da quel momento ai giorni nostri, verrano poi accostati agli uomini di Cosa Nostra e ai destini delle cosche.
Negli stessi anni si affaccia sulla scena prepotentemente Luciano Leggio, boss di Corleone, determinato a scalzare il potere del boss Navarra e dei suoi uomini. Inizia una mattanza che durerà cinque anni e che vedrà comparire negli archivi della polizia anche il nome di Bernardo Provenzano: ferito in uno degli scontri a fuoco tra la banda di Leggio (di cui fa parte Provenzano) e i navarriani, poco dopo prenderà la sua prima denuncia per furto di formaggio, bovini, cereali e armi.
Mentre l’Italia è nei bar davanti alle tv le cosche si attivano invece nei palazzi, stringendo rapporti con i cugini Salvo, esattori di Salemi, e si mette nelle mani l’albo dei costruttori di Palermo, condizionando pesantemente il piano regolatore della città. L’assessore ai lavori pubblici è diventato nel frattempo Vito Ciancimino, e il ‘sacco’ può avere inizio.
Intanto non si fermano i rapporti con gli Stati Uniti e torna il nome di Sindona, che nel ’59 vola negli Stati Uniti e sistema la contabilità fiscale delle aziende ufficiali di uno dei big boss della malavita americana: Vito Genovese che dal carcere gestisce comunque il potere criminale acquisito.
Nel 1962 muore Lucky Luciano. Il suo cuore si ferma per un infarto il 26 gennaio all’aeroporto di di Capodichino, e undici mesi più tardi scoppierà la prima vera e propria guerra di mafia: il 26 dicembre del ’62 viene freddato Calcedonio Di Pisa, sospettato di aver sottratto una parte di un grande quantitativo di droga destinata oltreoceano, precisamente a New York.
Si delineano così due fazioni ben distinte all’interno di Cosa Nostra: da una parte i Greco, sostenuti dai corleonesi di Leggio, dall’altra i La Barbera. “I mafiosi si ammazzano tra di loro”, dicono gli italiani durante la guerra di mafia. Fino alla strage di Ciaculli, che lascerà sul campo sette uomini delle forze dell’ordine, tra cui il tenente Mario Malausa, colui che in vari rapporti aveva iniziato a mettere nero su bianco nomi di mafiosi e referenti politici.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
Stories of dishonor: the north and the first mafia war
We had closed our previous episode on that 1st of May of 1947, when a commando of the Voluntary Army for Sicily Independence, guided by Salvatore Giuliano, shoots and kills 11, wounding 27 among the workers celebrating at Portella della Ginestra. The police report speaks clear in that occasion, and gives responsibility to "reactionary elements" in collaboration with the local mafia.
A free dog such as Giuliano is at first very useful to the mafia, but then he starts to become uncomfortable, so in 1950, after other attacks to Carabinieri and the sections of the Italian Communist Party, Giuliano is assassiated at Castelvetrano. He had become unuseful, and Colonel Luca, head of the Repression of Banditism Forces, with the complicity of Castelvetrano bosses, eliminates him.
The beginning of the 50s also marks the first fight between clans. On the one side the "gardens", on the other the "construction sites". A shift of the market that in Palermo caused a war where the city, as Giorgio Bocca wrote in a reportage for L'Europeo, "assists to the massacre with apparent detachment: the honest ones feel helpless, the corrupt are way too compromised to intervene."
In one year there are 14 victims. On the one side the construction site mafia of Gaetano Galatolo, nicknamed Tanu Alati, boss of Acquasanta. Galatolo is the supplier of workers to the naval construction sites, but officially none of the directors know who he is, and don't even dream of thinking that he might be comfortably in jail.
On the other side the garden mafia, who don't have a proper boss, but manage to keep the irrigation systems under pressure: at night the water society should close the supply, but the mafia of the gardens give strict indications to workers and to the night shift guards. For the terrains protected by the Honored Society, the water will remain available. In their hands there is also the fruit and vegetable market of via Guglielmo il Buono and the concessions for spaces in that same market.
Everything is calm until January 1956, when the fruit and vegetable market changes location and is put at Acquasanta, Galatolo's feud. Tanu tries to put his hands inside the market, but the reaction with lead of the garden mafia isn't late to arrive.
So while gardens and construction sites challenge eachother at gunpoint, the La Barbera brothers emerge, Salvatore and Angelo, who remained outside the massacre game, and who have made a living in constructions making their "friendship" be paid in exchange for facilitations on licenses from constructors.
The center of Palermo is a conquering territory and the two, thanks to the good services of Moncada, manage to also obtain a passport, an indispensable document in order to start contracting for drugs on the other side of the ocean. They erase a few blood sins done in the past, the shadows of the exchange vote appear, and the streets towards the public contracts, extorsion and drug traffic are wide open.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
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