Qualche giorno fa abbiamo intervistato Andrea Sarubbi, giornalista ed ex deputato per il Partito Democratico.
Innanzitutto abbiamo chiesto se vedremo mai i politici italiani fare degli endorsement tra loro sui social media anzichéessere sempre tutti contro tutti: secondo Andrea ci sono già dei momenti di convergenza, occasioni in cui si arriva a un ragionamento condiviso, ma soprattutto ci sono endorsement ai politici a sé vicini. Spesso accadono degli scontri nella brevità dei 140 caratteri, che forzano a prendere posizioni più dure e più secche, dando l'idea di un battibecco quando in realtà non è così.
Naturalmente abbiamo chiesto come è nata "opencamera", l'iniziativa ideata da Andrea durante la precedente legislatura: secondo lui quando uno è giornalista, è giornalista sempre, e quindi ha sentito fortemente il bisogno di condividere ciò che stava accadendo all'interno del Parlamento. All'inizio utilizzava hashtag a seconda dell'argomento trattato, ma poi ha capito che sarebbe stato necessario unificare il tutto in un unico "contenitore", che sarebbe poi diventato "Opencamera". Solo più tardi ha scoperto che "Opencamera" è il nome di un'iniziativa lanciata anni fa dai Radicali, che riguardava la trasparenza dei dati della Camera: dalla stessa volontà di trasparenza, senza saperlo, si è scelto un nome comune.
Sono cambiate molte cose dal suo lancio: si sono avvicinate alla politica persone che non avrebbero mai avuto la possibilità di sapere cosa succede in Parlamento, e che non seguono regolarmente i canali che permettono di seguire le sedute, e di scoprire che la politica può essere condivisibile e anche - perché no - interessante.
Dall'altra parte i parlamentari cominciano a sentire la responsabilità per il proprio operato, e a rendersi pienamente conto che stanno facendo qualcosa di molto importante per il Paese: l'iniziativa dunque è condivisa, non ha un'appartenenza politica, ma responsabilizza tutti, diventando a tutti gli effetti una buona pratica che incuriosisce gli elettori e riesce a raggiungere un maggior numero di persone rispetto a prima.
Abbiamo chiesto ad Andrea che cosa manca in Italia per avere una reale democrazia partecipativa: in primo luogo, a suo avviso, mancano dei partiti politici riconosciuti. Attualmente i partiti fanno quello che vogliono perché la Costituzione non ha previsto vincoli di alcun genere. In secondo luogo manca la possibilità di fare tutto questo anche online, oltre che fisicamente: se infatti si allarga la partecipazione, oltre ai militanti voteranno anche i simpatizzanti, e si avrà la possibilità di avere il polso di quello che è il reale volere della platea.
Secondo Andrea la politica italiana usa i social ancora come un megafono: tutti in campagna elettorale aprono un account Twitter, che poi chiudono con la stessa facilità nel momento in cui le elezioni si concludono. Li usano come ufficio stampa, e non hanno capito che il principio fondamentale dei social è la bidirezionalità tra chi parla e chi risponde, e li usano come mezzi di propaganda quando così non dovrebbe essere. Unica eccezione è quella di Beppe Grillo, che invece adotta un atteggiamento simile, ma ha un seguito davvero molto importante, nonostante in realtà la linea sia dettata dall'alto e i commenti dei lettori non abbiano alcuna influenza nel variarla.
Abbiamo parlato del futuro del Partito Democratico, di Matteo Renzi, immigrazione, diritti civili, e molto altro: vi invito quindi a visionare l'intervista integrale, ricchissima di altre informazioni che non hanno trovato luogo in questa mia breve sintesi.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Intervistato.com | Andrea Sarubbi
A few days ago we interviewed Andrea Sarubbi, journalist and ex MP for the Democratic Party.
First of all we asked whether we will ever see Italian politicians make endorsements among each other instead of always being against each other: according to Andrea there are already such moments of convergence, occasions in which they do get to a shared reasoning, but most of all there are endorsements to politicians whose views their share. There are obviously often some diversions in 140 characters, mostly because they do force you to take a strong position, giving the idea of a fight when most times it's not the case.
Of course we asked how "opencamera" was born, the initiative Andrea launched during the previous Parliament: according to him, when someone is a journalist, then he is always a journalist, so he strongly felt the need to share what was going on inside the Parliament. At the beginning he used hashtags related to the topic he was writing about, but the he understood that it was necessary to unify it all under the same hashtag, which was then opencamera. Only later did he discover that Opencamera was the name of an initiative the Radicals had launched years prior, which regarded the transparency of the data of the Chamber. So from the same desire for transparency, he unknowingly chose the same name.
Many things have changed since the launch: people who would never have the possibility to know what happened inside the Parliament became interested in politics, and discovered that it's something they can relate to and find quite interesting.
On the other side, the MP start to feel the responsibility for their own doings, and realizing that what they are doing is very important for the entire country: the initiative is thus shared across political views, and makes everyone responsible, becoming a good practice that makes voters curious and manages to reach a much higher number of people.
We asked Andrea what is missing in Italy in order to have a true participative democracy: first of all, in his opinion, there are no recognized political parties. Currently parties can do whatever they want, because the Constitution does not have any kind of limitations. Secondly there should be the possibility to do it all online, not only in person: in fact, when you widen the participation, sympathizers will vote along with activists, and so you have the possibility to know what the public wants more specifically.
Andrea believes that Italian politics uses social media as a megaphone: everyone opens a Twitter account during an elections campaign, and the close it as easily as they opened it when the elections are done. They use it as a press office, and they don't understand that the fundamental principle of social media is the bidirectionality between those speaking and those who answer, and they use them as means of propaganda when it shouldn't be like that. The only exception to the rule is Beppe Grillo, who adopts a similar behavior, but has a very wide following, in spite of the fact that the line is dictated from above and the comments of readers don't have any influence in changing it.
We talked about the future of the Democratic Party, about Matteo Renzi, immigration, civil rights, and much, much more: I invite you to view the full interview, much richer in details than my brief synthesis.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
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