Parlando con conoscenti vari in queste settimane sono rimasto con una sensazione di dubbio. La gente ha rinunciato a sperare in una sinistra possibile?
Dopo l'entusiasmo del momento primarie nelle immediate ore successive all'ultima tornata elettorale è seguito il disastro, quello a cui tutti abbiamo assistito. La strategia di Bersani, avanti tutta con il paraocchi senza badare minimamente a quel che la base gridava. L'inefficacia di un dialogo con il movimento 5 stelle (forse impossibile, ma comunque studiato strategicamente male). L'impasse per il Quirinale, con la clamorosa sfiducia a Romano Prodi, padre del PD. Il picche di SEL. Le conseguenti e ovvie, ma tardive, dimissioni di Bersani e della sua segreteria. La riapertura di vecchie e nuove faide interne alle rovine del partito.
Tutto questo nel giro di due mesi. I due mesi più duri per quella che poteva e doveva essere la nuova sinistra, riformatrice, aperta e proiettata in avanti di cui tanto nei mesi passati ci avevano parlato.
Nulla di fatto. O meglio, tutto da rifare. Con l'avvicinarsi di assemblea e apertura dei lavori di un congresso (che ancora non si capisce bene come sarà strutturato), con l'incertezza di una spada che pende minacciosa sullo strumento delle primarie, con l'intricata matassa delle correnti, vecchie e nuove che si dimenano nel grembo del corpo ferito del PD non è impossibile immaginare, anzi, certificare, una mancanza di fiducia, una rassegnazione da parte della base, dei militanti, dei circoli (occupati in molte parti del paese) che si sono sentiti abbandonati.
Come scrivevo in apertura, parlando con alcuni conoscenti del futuro del PD, e della sinistra in generale, ho riscontrato nelle loro parole una perdita di priorità nelle questioni della rifondazione (perché di questo si tratterà) del partito. Al contrario invece, l'apertura al tentativo Letta, pur se in alleanza con l'acerrimo nemico, ha ricevuto consensi, seppur rassegnati, ma di fatto come ha detto uno dei miei interlocutori, ad un certo momento bisogna pur fare di necessità virtù.
Chi vi scrive è tra quelli (e penso siano molti) che credono che arrivati a questo punto quello del governo appena nato fosse l'unico cammino percorribile per cercare di preparare, si spera per davvero, la strada a quella che sarà la terza Repubblica, una terza Repubblica che ad oggi stenta a decollare proprio per la mancanza di nuove fondamenta (riforme in primis) su cui sorgere. Ma non di meno invoca la rinascita di una sinistra e di un Partito Democratico veramente moderno, libero da personalismi, vecchie logiche, e svincolato dalla violenta e cieca battaglia interna tra le correnti che portano solo malanno.
Non vacillo sulla speranza, non mi rassegno all'impossibilità di una nuova sinistra. Ma sento tutt'attorno venir meno quel senso di sostegno, di appartenenza dell'elettorato che è poi il cemento con cui consolidare il tutto. Mi aspetto dunque che tra le priorità dei prossimi lavori venga messo in primo piano l'ascolto e il dialogo con chi nel PD ci ha creduto, lo ha sostenuto, noi. La base.
Le prossime settimane, i prossimi mesi ci diranno se la lezione sarà stata finalmente imparata e le voci ascoltate. Se così non fosse dubito che in futuro molti si affanneranno nel tentativo di cementare le crepe.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
From the PD to a new Left wing?
I wrote it in an article a few weeks ago: the PD, sooner or later, had to come to terms with its confused, indefinite, sometimes irritating identity.
And it happened. But in the worst of ways: during the votation for the
President of the Republic. And to kill the party wasn't just the Renzi
area, but also the Bersani area.
But something happened
that was even worse than the eternal clash between ex demochristians
and ex communists: in an extremely difficult
socio-economical-democratical momento for the country, the PD has divided itself into various currents
- all fighting each other - which, closed in the dark rooms of the
palace, have "burnt" Marini and betrayed Prodi - the founder of the PD,
its most authoritative exponent - just to avoid letting the opposite
side win. All of this, regardless of the problems of the country,
regardless of the desires of the voters - who invoked the election of
Stefano Rodotà - and even regardless of the loyal ally, that SEL who has
been prepared a trap in the attempt to make it appear as the traitor of
Prodi, in the attempt to cover up the mistakes.
And it won't be enough to change Bersani with Renzi, or change Finocchiaro with Richetti:
what makes the PD inadequate and ready to explode at any time is - I
repeat - its confused nature, that slows down its political action, its
proposing to the public opinion of programs that can be clearly
identified in a conservative or progressist wing.
In
the meanwhile SEL has - obviously - shut down the relationships with
this PD, more interested in surviving than making itself useful to solve
Italy's problems. And Vendola, after saying no to Napolitano and voting
Rodotà, has announced a future Rome assembly for the 8th of May, in
which to start building a path for a "large, popular, governamental left wing". "Not a new rainbow left", Vendola has made it clear.
I don't know what exactly will be discussed in that meeting, but I am certain of one thing: we need a left without a "center" in front of it, and that doesn't have testimony minorities
that are deadly for every political ambition. A secular, modern left
wing, antiliberist and ecologist, that can put human rights at the top
of its political programs. We need a left that can survive its leaders
because the left wing is something much bigger and more noble than the
biographies of 2 - 3 political leaders and their parties: the left is
the brave voice of despair that is channeled in a fascinating human, and
thus political experience. The left is, and must be, property of the
people.
The left wing, as I wrote a few weeks ago, has the triple responsibility the right wing has: beyond leading the present, it must immagine and build the future.
And it must realize that its defeat is the one of the weakest parts of
the population. It must understand that it is a crime to leave them at
the hand of the conservative perversions of the right. Because where the
left is missing, equality, respect of human rights and respect for the
planet we live on lack as well.
We need courage. We need to analyze our consciences. We need to look at ourselves in the mirror:
but not only our political leaders: we, simple activists must do the
same. And start by asking for honesty, competence and courage. Courage
to defend the left wing identity, of course, but also not being afraid
of indicating horizons that go beyond the national borders, because the
future of our civilization is more and more decided outside of Italy.
And I don't only indicate a probable adesion to the European Socialist
Party on behalf of SEL or the next political party we'll have, but also
an important move in European politics, through political actions that
see the environment, jobs and human rights as protagonists in the game.
Because Europe was born and was prospered that way, and it's dying
because it has forgotten those values.
Left wing, go
out in the light of the sun. Don't be afraid of your noble identity or
of your people. Your loving assemblies are passional hugs to life and
democracy. The future is yours.
Matteo Castellani Tarabini | @contepaz83
E' fuori di dubbio che la gestione della dirigenza PD da ben prima delle ultime settimane, partiamo almeno dalla campagna elettorale, non è stata delle migliori, anzi. Ha evidenziato l'incapacità, quantomeno di una parte della classe dirigente, di dialogare con l'elettorato dando ascolto solo a vecchie dinamiche interne di partito. Facendo questo, come dici tu, ha in questo senso truffato o comunque deluso l'elettorato. Sono tra quelli, e tra quelli ci sono quelli con cui ho parlato e che mi hanno ispirato questo post. Detto questo una sinistra serve, a mio avviso. Resta da vedere che tipo di sinistra, e in che modo si strutturerà. Se lo farà sulle vecchie rovine sicuramente fallirà. Oggi scrivevo altrove che nei prossimi mesi mi aspetto dal Partito Democratico una carta delle battaglie, e non degli intenti, perché è su quelle che la base deciderà la sua credibilità. Serve una sinistra che imposti la sua strada su battaglie e sfide concrete e non su intenti ventilati qua e la per scopi elettorali. E per farlo dovrà per forza dare ascolto alla base, al suo elettorato. Cosa che fino ad ora non ha fatto, anche in parte per i motivi da te espressi. E' una sfida ardua e che richiede un cambiamento radicale. C'è chi non ci crede più, chi poco e chi spera. Io sono tra questi ultimi, inguaribilmente almeno ancora per una volta. Una sola.
RispondiEliminaThank you ffor writing this
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